di Emanuela Pessina

BERLINO. Le riflessioni dei leader europei circa la questione del debito sovrano continuano a riempire le prime pagine dei quotidiani, ma ancora non si riesce a intravedere nessuna possibile soluzione finale. Con i loro ghirigori retorici, infatti, i politici continuano a eludere i nodi della questione, quasi a evitare quello scontro ormai necessario per intraprendere dei passi concreti. Questa volta è il premier italiano Mario Monti a esprimere il proprio parere, ovviamente a favore della crescita economica e contro la politica di austerità predicata da Berlino.

In una video conferenza con Bruxelles, Monti ha invitato la Germania a riflettere «velocemente e profondamente» sulle conseguenze delle misure di austerità, sulla necessità di evitare il contagio fra i Paesi più deboli e a fare maggiori sforzi per la crescita economica. Per Monti non ci sono dubbi: i mercati sono sotto pressione per la mancanza di un percorso orientato allo sviluppo economico dei Paesi europei stessi.

Fra le misure per combattere la crisi, Monti ha citato la diretta ricapitalizzazione delle banche, da intraprendere non attraverso gli Stati ma direttamente dal Fondo salva Stati permanente. Le sua parole hanno invece escluso l'espansione del mandato della Banca centrale europea (Bce), poiché il suo mandato attuale implica già la stabilità finanziaria e «una sua espansione potrebbe avere degli effetti controproducenti, come quello di ritardare l'adozione di riforme strutturali a livello nazionale». A non essere apertamente affrontato dal premier italiano è il tema degli eurobonds, il vero e proprio cruccio della politica del Vecchio continente e l’ostacolo reale all’unanimità di condotta dei leader europei. Monti, a quanto pare, preferisce prenderla larga.

Nessuna risposta diretta da Berlino all’appello di Monti, ma Angela Merkel, lo scorso week end, non ha perso un’ulteriore occasione per chiarire la sua posizione in materia fiscale, e questa volta lo ha fatto senza mezze parole, puntando dritto al nocciolo della questione. In un incontro con i segretari del partito cristianodemocratico (CDU), sabato scorso la Cancelliera ha ribadito che non accetterà «in nessuna circostanza» gli eurobond. Indebolita nella sua posizione europea dalla vittoria di Francois Hollande in Francia, che è andato a sostituire l’ex-presidente Nicolas Sarkozy rompendo la diarchia Berlino- Parigi, in precedenza la Merkel non aveva escluso la possibilità di introdurre le Titoli di Stato europei alla fine di un processo di riforme.

Certo, per la Cancelliera tedesca la cose sono un po’ cambiate in queste ultime settimane: dopo la sconfitta elettorale in Nord Reno-Vestfalia e il conseguente licenziamento del ministro dell’Ambiente Norbert Roettgen (CDU), che si era candidato proprio per quelle regionali, la Cancelliera si è vista ridurre la fiducia da parte dei suoi elettori e del suo partito, i cristianodemocratici. E i tre quarti dei tedeschi sono assolutamente contrari agli eurobond, uno strumento che costringerebbe l’operosa Germania nel ruolo di chi lavora per pagare i debiti degli Stati più indisciplinati e spendaccioni, quali Grecia, Portogallo, Italia e Spagna.

Osteggiare gli eurobond è quindi per la Cancelliera il primo passo per riconquistare l’elettorato in vista delle elezioni generali del 2013. Sotto elezioni l’opinione pubblica conta più che mai: e la Merkel non può deludere i propri elettori. Di tutt’altra parrocchia Mario Monti, che, al termine della video conferenza con Bruxelles, si è sentito di commentare: «Il nostro Governo può sopportare l'impopolarità dell'opinione pubblica, ma deve pensare alla sostenibilità fiscale e procedere come vuole Bruxelles».

E per piacere a Bruxelles non si può certo non piacere a Berlino, la capitale che, per la risoluzione della questione del debito sovrano, per il momento fa la voce più grossa di tutti. Costi quel che costi, un Governo tecnico ha degli obiettivi e non è tenuto a piacere ai propri cittadini.

Tutto viene rimandato, ancora una volta, al prossimo vertice, indetto proprio da Mario Monti a Roma il prossimo 22 giugno, cui sono invitati i leader delle prime quattro economie della zona euro. Il primo, fra l’altro, di una serie di vertici che coinvolgeranno tutte le potenze europee. Ma la speranza di arrivare a una soluzione è sempre più debole: fra conferme, smentite, cambi di direzione e commenti, sembra quasi che la strategia europea per uscire dalla crisi sia diventata quella di prender tempo e rinviare. Aspettando che qualcosa cambi.

 

 

 

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy