di Michele Paris

Un gruppo di milizie che fanno parte dell’opposizione siriana ha rotto questa settimana con il gruppo dirigente della cosiddetta Coalizione Nazionale (CNS) sostenuta dall’Occidente, alleandosi di fatto con le forze affiliate ad Al-Qaeda per rimuovere il presidente Bashar al-Assad e instaurare un regime islamista.

La svolta annunciata relativamente a sorpresa ha rivelato la vera natura delle forze appoggiate dagli Stati Uniti e dai loro alleati, mentre allo stesso tempo ha messo Washington in una posizione imbarazzante proprio mentre appariva sempre più necessaria la promozione di un’opposizione coesa e credibile in vista dei possibili negoziati di pace che dovrebbero scaturire dall’accordo con la Russia per lo smantellamento delle armi chimiche di Damasco.

Tredici formazioni armate operanti in Siria hanno così sottoscritto un documento nel quale si afferma chiaramente che esse non sono in nessun modo rappresentate dai “gruppi creati all’estero”, i cui membri non sono mai tornati nel paese dall’inizio del conflitto. La dichiarazione condanna esplicitamente la Coalizione Nazionale Siriana con sede a Istanbul e invita “tutte le forze civili e militari a unirsi attorno ad una piattaforma islamista basata sulla Sharia”, la legge islamica che viene indicata come “la sola fonte a cui la legislazione dovrebbe ispirarsi”.

Tra le milizie che hanno sottoscritto l’accordo ce ne sono soprattutto tre - Liwa al-Tawhid, Liwa al-Islam e Suqour al-Sham - le quali sono considerate le meglio attrezzate tra quelle finora sotto l’autorità del Consiglio Militare Supremo del Libero Esercito della Siria, anch’esso promosso dall’Occidente. Con la loro fuoriuscita, dunque, il Consiglio rimane sostanzialmente privo di forze armate sul campo.

Significativamente, del gruppo sganciatosi dalla CNS fa parte anche il Fronte al-Nusra, una delle più agguerrite formazioni che combattono Assad e apertamente affiliata ad Al-Qaeda, nonché finita qualche mese fa sulla lista delle organizzazioni terroristiche del governo americano.

Fuori dall’accordo rimane invece l’altro principale gruppo associato ad Al-Qaeda, il cosiddetto “Stato Islamico dell’Iraq e della Siria” (ISIS), protagonista nelle ultime settimane di violenti scontri armati con altre formazioni anti-Assad nel nord del paese.

Con ogni probabilità, la mossa che ha visto protagoniste le brigate anti-Assad è la diretta conseguenza del tentativo fallito dell’amministrazione Obama di iniziare una campagna militare in Siria che avrebbe favorito le opposizioni armate, da qualche tempo indebolite dalla controffensiva del regime.

Queste milizie, cioè, hanno deciso di mettere fine alla loro sottomissione nominale alla evanescente leadership coltivata dall’Occidente, dalla Turchia e dalle monarchie del Golfo Persico quando è apparso chiaro che essa non è stata in grado di forzare un intervento armato esterno in Siria per dare la spallata finale al regime di Assad.

Questa evoluzione delle forze di opposizione conferma poi l’assurdità delle pretese americane ed europee di sostenere organizzazioni moderate o secolari che si contrapporrebbero a quelle integraliste affiliate al terrorismo internazionale. In realtà, non appena l’utilità dei legami con la CNS è venuta meno - cioè quando gli USA sono stati costretti ad aprire alla strada diplomatica accettando la proposta russa sulle armi chimiche - anche le brigate più presentabili non hanno esitato ad unire le loro forze con quelle di Al-Qaeda e a dichiarare la loro volontà di creare un regime fondamentalista.

La CNS, quindi, rimane ora del tutto svuotata e il calcolo dell’Occidente smascherato, visto che appare ormai chiaro come l’opposizione considerata affidabile e sulla quale puntare per il dopo Assad non solo non ha alcun seguito in Siria ma non esercita alcun controllo nemmeno su una parte delle formazioni armate attive nel paese.

Con una realtà di questo genere, anche gli sforzi per organizzare la conferenza di pace sulla Siria rimandata da mesi (“Ginevra II”) risultano praticamente inutili. Infatti, in rappresentanza dell’opposizione gli Stati Uniti manderebbero a trattare con il regime un’organizzazione senza alcuna autorità e totalmente impossibilitata a fare applicare qualsiasi condizione fissata in un eventuale accordo.

In definitiva, perciò, l’annuncio di questa settimana delle tredici milizie armate e il colpo mortale che ne è conseguito per la Coalizione Nazionale, chiarisce una volta per tutte quale sia la situazione sul campo in Siria, dove il conflitto è determinato in larghissima parte dallo scontro tra le forze del regime e gruppi integralisti sunniti - spesso con inclinazioni terroristiche - che intendono promuovere unicamente la loro agenda fondamentalista.

Come è evidente, la realtà dipinta dai governi Occidentali di un’opposizione in gran parte intenta a combattere per la libertà e la democrazia viene completamente smentita e si rivela soltanto come una strategia propagandistica per fuorviare l’opinione pubblica internazionale, così da giustificare un coinvolgimento sempre maggiore nella crisi in corso.

La nuova realtà all’interno dell’opposizione armata in Siria offre infine più di un argomento a coloro che hanno sempre visto con estrema preoccupazione il sostegno alle forze anti-Assad. Parallelamente, i falchi dell’intervento umanitario troveranno maggiori difficoltà nel chiedere un intervento più incisivo degli Stati Uniti che finirebbe per beneficiare appunto forze estremiste, così come gli inviti ad Assad a farsi da parte potrebbero attenuarsi alla luce dell’alternativa inquietante che si prefigurerebbe per la Siria e l’intero Medio Oriente.

Nel frattempo, già da mercoledì è iniziata a circolare la notizia che i cinque paesi membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sono vicinissimi ad un accordo su una risoluzione per l’implementazione dell’accordo sulla consegna e distruzione dell’arsenale chimico di Assad.

Il disaccordo sull’autorizzazione della forza in caso di mancata cooperazione da parte di Damasco sarebbe infatti stata risolta inserendo nel testo la possibilità di ricorrere a misure punitive estreme ma solo in seguito ad una nuova risoluzione ONU, dove Russia e Cina, in ogni caso, porrebbero il veto ad ogni iniziativa che possa spianare la strada ad un’aggressione militare contro la Siria.

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy