di Michele Paris

Questa settimana, un tribunale cileno ha ufficialmente riconosciuto la responsabilità dei servizi segreti degli Stati Uniti nella morte nell’autunno del 1973, per mano del neo-installato regime golpista di Augusto Pinochet, di due giornalisti americani. Secondo il giudice Jorge Zepeda, “l’intelligence statunitense ha avuto un ruolo fondamentale nell’omicidio dei due cittadini americani… fornendo ai vertici militari del Cile le informazioni che hanno portato alla loro morte”.

Lo stesso giudice ha individuato nel capitano americano Ray Davis la persona che passò le informazioni sui due sostenitori del governo socialista di Salvador Allende - il 31enne Charles Horman e il 24enne Frank Teruggi - al suo contatto all’interno del regime cileno, Raúl Monsalve.

Grazie a queste informazioni, Horman e Teruggi furono arrestati pochi giorni dopo il colpo di stato contro Allende dell’11 settembre 1973, portati allo stadio Nazionale di Santiago, trasformato dai militari in centro di detenzione, e successivamente torturati e uccisi.

Il giudice Zepeda ha anche confermato una precedente sentenza che ordinava l’incriminazione del colonnello cileno in pensione Pedro Espinoza per i due omicidi e dell’ex agente del controspionaggio Rafael Gonzalez per complicità nell’omicidio di Charles Horman.

I due giovani giornalisti americani erano giunti in Cile dopo l’elezione di Allende e lavoravano per una pubblicazione di sinistra nella capitale, Santiago. Horman, inoltre, stava indagando sul ruolo svolto dal governo americano nel golpe e, con ogni probabilità, era entrato in possesso di informazioni sensibili visto che alla vigilia dell’azione dei militari cileni si trovava a Vina del Mar, di fatto quartier generale dei golpisti e degli agenti degli Stati Uniti con cui stavano organizzando il rovesciamento del governo legittimo.

Un’amica di Horman che si trovava in vacanza a Vina del Mar - Terry Simon - avrebbe in seguito rivelato che lei e il giornalista avevano visto navi da guerra degli Stati Uniti nella località vicina a Valparaiso e parlato con ufficiali americani, chiaramente euforici per gli eventi in corso a Santiago.

Horman e Terry Simon ottennero poi un passaggio in auto per la capitale dal capitano Davis, all’epoca capo del cosiddetto “Gruppo Militare” presso l’ambasciata americana, il quale aveva ultimato la sua visita settimanale al porto di Valparaiso. Due giorni più tardi, nel pieno dell’ondata di arresti di militanti di sinistra e sostenitori del governo Allende scatenata da Pinochet, i militari cileni rapirono Charles Horman.

Quasi contemporaneamente, la stessa sorte toccò anche a Frank Teruggi e al suo coabitante, David Hathaway. Teruggi scomparve dopo il secondo interrogatorio sostenuto all’interno dello stadio di Santiago, mentre Hathaway venne rilasciato e potè rientrare negli Stati Uniti.

Il cadavere di Teruggi - con la gola tagliata e i segni di due colpi di arma da fuoco alla testa - venne identificato da un amico in un obitorio, mentre quello di Horman - murato in una struttura dello stadio – sarebbe stato ritrovato solo un mese più tardi.

Dopo la sparizione, il padre di Horman si recò in Cile per cercare il figlio e, formalmente, l’ambasciata USA gli fornì una qualche assistenza. Edmund Horman e Joyce, la moglie di Charles, dubitavano però dei diplomatici americani, tanto che declinarono la richiesta di questi ultimi di fornire all’ambasciata un elenco con i nomi degli amici del giornalista scomparso.

La vicenda di Horman e Teruggi e, soprattutto, le ricerche del padre e della moglie del primo in Cile sono state raccontate nel famoso film Missing del 1982 di Costa-Gavras.

Come era risaputo, la sentenza di questa settimana ha confermato che gli Stati Uniti all’epoca del golpe in Cile erano impegnati in un’operazione di intelligence per raccogliere informazioni sulle attività politiche dei cittadini americani presenti nel paese sudamericano. Il lavoro di uomini come il capitano Ray Davis veniva svolto con la piena consapevolezza che la denuncia ai militari cileni dei loro connazionali sarebbe equivalsa ad una condanna a morte.

Inoltre, come ha spiegato in questi giorni un avvocato della famiglia Horman, “i militari cileni non avrebbero mai agito di propria iniziativa”, dal momento che “non avevano particolare interesse in Horman o Teruggi, né disponevano di prove di attività politiche compromettenti che facessero dei due americani un obiettivo dell’intelligence domestica”.

Per quanto riguarda Ray Davis, la giustizia cilena aveva richiesto già in passato l’estradizione agli Stati Uniti, credendo che l’ex ufficiale vivesse in Florida. Invece, il capitano americano viveva segretamente proprio in Cile, dove sarebbe deceduto lo scorso anno in una struttura di ricovero di Santiago.

Sulla vicenda di Horman e Teruggi, il governo americano era stato costretto a pubblicare alcuni documenti già nel 1980 in seguito ad una richiesta sottoposta in base al "Freedom of Information Act". Le carte erano però censurate in maniera pesante, coerentemente con i tentativi di Washington e Santiago di nascondere le proprie responsabilità negli omicidi.

Nel 1999, in seguito all’arresto dell’anno precedente a Londra di Pinochet, l’amministrazione Clinton decise di rivelare il contenuto degli omissis, portando alla luce per la prima volta le ammissioni del Dipartimento di Stato che il regime cileno non avrebbe agito nei confronti dei due cittadini americani senza il via libera di Washington.

Già nel 1976, le dichiarazioni dell’ex agente dell’intelligence di Pinochet, Rafael Gonzalez, avevano peraltro costretto il Dipartimento di Stato USA ad avviare due indagini interne sulla morte di Horman e Teruggi. Gonzalez aveva tra l’altro rivelato che i suoi superiori avevano in un’occasione comunicato a “un americano” che Horman “doveva sparire perché sapeva troppo”.

Lo stesso Gonzalez aveva anche descritto la stretta collaborazione tra i servizi segreti cileni e quelli americani nella destabilizzazione del governo Allende. Gli USA, inoltre, avevano fornito ai militari una lista di militanti di sinistra da arrestare nei giorni successivi al colpo di stato.

Entrambe le indagini sarebbero giunte alla conclusione che il regime di Pinochet era responsabile dell’assassinio dei due americani, citando allo stesso tempo l’assenso di Washington, sia pure in termini molto cauti. La seconda indagine, soprattutto, sollecitava il coinvolgimento della CIA per fare chiarezza sulla vicenda ma, com’è ovvio, non venne presa nessuna iniziativa in questo senso.

Il risultato ottenuto con la sentenza di questa settimana è arrivato soltanto grazie alla perseveranza delle famiglie Horman e Teruggi. In particolare, di fronte all’ostilità del governo americano, la vedova di Charles Horman nel 2000 aveva denunciato in Cile Pinochet e i suoi subordinati, citando come testimoni l’ex consigliere per la sicurezza nazionale ed ex segretario di Stato, Henry Kissinger, e i membri del Dipartimento di Stato durante l’amministrazione Nixon.

A seguito del pronunciamento del giudice cileno, Joyce Horman ha dichiarato: “dopo più di 40 anni dall’uccisione di mio marito e dopo 14 anni dall’inizio del procedimento giudiziario in Cile, sono lieta che i casi di Charles Horman e Frank Teruggi stiano avanzando nei tribunali di questo paese. Allo stesso tempo, resto sconvolta dal fatto che… un ufficiale americano indagato, il capitano Ray Davis, sia potuto sfuggire alla giustizia”.

Ciononostante, ha concluso la vedova del giornalista, “la sentenza del giudice Zepeda ha implicato e incriminato agenti dell’intelligence degli Stati Uniti per il ruolo oscuro che hanno svolto nell’assassinio di mio marito”.

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