La caccia alle streghe in corso negli Stati Uniti contro ogni fantomatico indizio di ingerenza russa nella società e nella politica americane ha fatto segnare qualche giorno fa un salto qualitativo preoccupante con l’annunciato attacco frontale al popolare network RT (ex Russia Today), finanziato dal governo di Mosca. Con una scadenza brevissima, il dipartimento di Giustizia USA ha imposto cioè la registrazione di RT come “agente straniero” al servizio del Cremlino.

 

 

Il provvedimento è stato preso in base al “Foreign Agents Registration Act” (FARA) del 1938 e prevede l’obbligo, per le persone o gli enti colpiti, di fornire informazioni sui loro legami con un determinato governo, così come sul proprio stato finanziario e, nel caso di organizzazioni o compagnie, sul personale che vi lavora.

 

La gravità della decisione americana che ha colpito RT, ferma restando l’ovvietà che il network è allineato in larga misura alle posizioni del Cremlino, è dovuta in primo luogo al fatto che, in quasi ottant’anni, la legge dai molti tratti reazionari non era mai stata applicata a un organo di stampa.

Nella posizione di RT vi sono inoltre molte altre testate giornalistiche che operano negli USA, come ad esempio la britannica BBC, ma nessuna di queste è stata oggetto della decisione che ha penalizzato il network russo.

 

Il governo americano, com’è noto, finanzia esso stesso direttamente o indirettamente, in maniera ufficiale o clandestina, un numero consistente di organi di stampa attivi in paesi stranieri, tutti impegnati, spesso in modo aggressivo, a promuovere gli interessi di Washington o a screditare governi e regimi eventualmente ostili.

Più in generale, poi, tutti i media “mainstream” americani agiscono ormai in buona parte da cassa di risonanza non tanto del governo del momento, quanto dell’apparato militare, della “sicurezza nazionale” e dell’intelligence degli Stati Uniti.

 

Da notare è anche il fatto che gli USA criticano regolarmente e in modo molto duro quei paesi – dalla Cina all’Iran alla stessa Russia – quando essi, sul fronte domestico, mettono a tacere o sono accusati di mettere a tacere voci scomode o contrarie alla linea governativa ufficiale.

La notifica secondo il dettato del FARA a RT rappresenta dunque un nuovo attacco a Mosca nel quadro della saga del cosiddetto “Russiagate”. Non solo, il provvedimento serve al preciso scopo di intimidire i giornalisti del network e, ancor più, i numerosi ospiti americani e occidentali in genere che intervengono regolarmente all’interno dei vari programmi o che scrivono per il sito web, la gran parte dei quali è attestata su posizioni critiche nei confronti delle politiche del governo americano.

Proprio la possibilità data da RT a commentatori e a punti di vista alternativi a quelli propagandati dal governo USA o da testate come New York Times e Washington Post ha contribuito in maniera decisiva a far finire il network russo sulla lista nera del dipartimento di Giustizia. Ufficialmente non sono state date giustificazioni per la clamorosa disposizione, ma il governo aveva delineato le ragioni tutte politiche di essa già nel gennaio scorso, quando un rapporto preparato dall’ufficio del Direttore dell’Intelligence Nazionale, allora facente capo ancora all’amministrazione Obama, prendeva di mira proprio RT nell’ambito del “Russiagate”.

 

Tra l’altro, l’indagine criticava la rete russa per avere dato spazio ai dibattiti tra i candidati alla presidenza degli Stati Uniti non appartenenti ai due principali partiti di Washington, mentre nei suoi commenti sosteneva che “il sistema bipartitico americano viene bocciato da almeno un terzo della popolazione”.

In maniera ancora più rivelatrice, il capo dell’intelligence americana prefigurava un futuro intervento della censura in relazione alla copertura dell’ormai defunto movimento Occupy Wall Street. Quest’ultimo era stato colpevolmente inquadrato da RT come “una lotta contro la classe al potere” e una critica “all’attuale sistema politico americano… corrotto e dominato dalle corporations”.

 

Una simile caratterizzazione viene attribuita anche ai presunti sforzi russi per interferire nel processo politico USA. In altre parole, i cittadini americani sarebbero ingannati dal governo di Mosca e dai suoi organi di propaganda, come RT, i quali fanno credere loro che gli Stati Uniti sono un paese attraversato da laceranti divisioni sociali e dominato da una classe politica al servizio dei grandi interessi economici. Senza l’intrusione di Putin, si presume, in America regnerebbe al contrario l’armonia sociale e un sistema politico perfettamente democratico.

 

Per rendersi conto della situazione del proprio paese, delle tensioni sociali, delle divisioni di classe o del deficit democratico del sistema politico, i cittadini americani non hanno in realtà bisogno delle attività di presunti “agenti stranieri”. La popolarità anche negli USA di testate come RT è dovuta proprio al fatto che esse, al di là delle motivazioni, danno spazio a voci critiche che sono completamente escluse dai media ufficiali e dipingono in sostanza un quadro veritiero della società e della classe politica americane.

 

Anche per questa ragione, RT è stata colpita nel fine settimana scorso da un provvedimento senza precedenti e che servirà probabilmente da esempio alle tendenze sempre più autoritarie del governo di Washington sul fronte della libertà di stampa e di opinione.

 

Solo qualche giorno prima dell’imposizione a RT, due commissioni del Senato e della Camera dei Rappresentanti di Washington avevano tenuto audizioni pubbliche con i rappresentanti di Facebook, Twitter e Google, durante le quali avevano in pratica invitato i tre colossi privati a intensificare la censura nei confronti di media e utenti realmente o apparentemente legati in qualche modo al governo russo.

 

Proprio riguardo RT, senza ragioni logiche Google aveva in precedenza rimosso la testata russa dalla lista dei canali “preferiti” di YouTube, mentre Twitter ne aveva bloccato ogni iniziativa pubblicitaria sulla propria piattaforma. RT ha comunque fatto sapere di volersi adeguare alla decisione del dipartimento di Giustizia americano e lunedì avrebbe perfezionato la registrazione. In precedenza, i suoi vertici editoriali avevano affermato che la registrazione come “agente straniero”, ovviamente forzata, prevedeva tempi molto stretti. Ciò poteva essere dovuto al tentativo di creare un pretesto legale che, in caso di ritardi, avrebbe giustificato addirittura la chiusura di RT negli USA.

 

Il governo di Mosca, da parte sua, ha comprensibilmente annunciato possibili ritorsioni che potrebbero includere gli stessi obblighi imposti a RT anche per i media americani operanti in Russia. La portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, ha anticipato azioni già per questa settimana, aggiungendo che il provvedimento contro RT dimostra come “l’establishment americano abbia compreso di non essere in grado di vincere nella competizione con i media russi”.

In definitiva, la vicenda che sta coinvolgendo RT, e che potrebbe presto allargarsi ad altre testate russe e non solo, serve da un lato ad attribuire alla propaganda di Mosca qualsiasi critica rivolta alla classe dirigente di Washington e alle politiche ufficiali americane sul fronte domestico e internazionale.

 

Dall’altro, invece, la lista nera della stampa in fase di compilazione a Washington annuncia un giro di vite imminente, se non già in atto, da parte di un governo in gravissima crisi di legittimità democratica, impegnato a mettere il bavaglio a quelle voci che si discostano dall’interpretazione ufficiale dei fatti offerta puntualmente dalla sempre più docile galassia dei media “mainstream”.

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy