Il 16 aprile 1960 Irene Garza prese la macchina della madre promettendo di tornare presto a casa. Si diresse verso la chiesa del Sacred Heart di McAllen, la città del Texas dove la sua famiglia possedeva una catena di lavanderie. I parrocchiani la videro mettersi in fila per ricevere la comunione. Ma da quel momento in poi di Irene si persero le tracce come se non fosse mai esistita.

 

La madre e il padre all'inizio pensarono si fosse trattenuta fino alla messa di mezzanotte. Ma alle tre del mattino Irene non era ancora tornata e i Garza denunciarono la sua scomparsa alla polizia. Con gli occhi semi chiusi dal sonno, l'agente di guardia disse loro di non preoccuparsi.

 

Irene poteva essersi fermata da un'amica o incontrato un ragazzo che le piaceva tanto più che era maggiorenne. Ragionando tra sé e sé il poliziotto però pensava che  le ragazze di buona famiglia non sparivano all'improvviso di notte. Qualche ora dopo, sul muretto che separava un canale di irrigazione dal terreno fu trovata una scarpa senza tacco che i famigliari riconobbero come appartenente ad Irene. Da  quel momento in poi le indagini presero tutta un'altra piega.

 

Agenti e squadre di volontari formatesi spontaneamente si misero alla ricerca dì un eventuale cadavere. Il 21 aprile del 1960 una donna che camminava nei pressi di un  canale vide affiorare un corpo senza vita. A breve distanza dall'argine fangoso si vedevano delle impronte.

 

Il corpo apparteneva ad Irene Garza ma il problema sarebbe stato capire come fosse finita in quella zona desolata. Forse era stata gettata nel canale da qualcuno che voleva farla sparire per sempre. Fino a quel momento nessuno sapeva nulla ma la stesse Irene, che  era una cattolica devota, avrebbe detto che “Dio ha il potere di cancellare  ma spetta ai re scoprire la verità” (Proverbi 25:2 n.d.r.)

 

Irene Garza era nata nel novembre del 1934 a McCallen, una cittadina del Texas situata nella valle del Rio Grande. In base all'esame autoptico si scoprì che era stata semi soffocata prima di essere violentata, poi uccisa e quindi gettata nell'acqua del canale dove era affiorato il corpo. Il parroco del Sacred Heart, vecchio amico dei Garza, cercò in qualche modo di placare la rivolta minacciata dalla popolazione ispanica dopo che era stata diffusa la notizia del delitto.

 

In città si mormorava che l'assassino fosse John Feit, un giovane prete con cui la ragazza si era confessata la sera della sua morte. La stessa Irene aveva scritto ad un'amica di aver conosciuto un ragazzo non bello ma molto devoto. “Ma solo se Dio vorrà potremo pensare ad una vera unione” concludeva la lettera.

 

Nella sua ultima sera  di vita Irene era stata notata da molti parrocchiani e, del resto, non era difficile che soprattutto gli uomini la notassero. Oltre che avvenente la ragazza aveva un portamento regale che le aveva fatto già guadagnare il titolo di Miss South Texas Sweetheart e Miss Pan American College. La stampa locale era come ossessionata dall'avvenenza di Irene tanto che divulgò i suoi sentimenti più intimi come se volesse lavarne l'anima. I titoli dei giornali parlavano della “reginetta di bellezza dagli occhi neri” come di una donna perduta. Il sensazionalismo insomma aveva avuto la meglio sulla realtà.

 

In poche parole: una giovane donna  era andata a confessarsi per poi finire assassinata in un canale di irrigazione. Ma i giornalisti badavano più alla mancanza di indumenti intimi che alla atrocità alla sua fine. In realtà, Irene Garza era l'emblema del sogno americano.

 

Chi la conosceva bene sapeva che faceva l'insegnante elementare ed era innamorata del suo lavoro. Difficile pensare che una ragazza ammirata da tutti per l'impegno professionale avesse una doppia vita. Nel frattempo a Mc Allen si erano fatte sempre più insistenti le voci sull'eventualità che l'assassino di Irene fosse un sacerdote. Ben 500 uomini furono messi sotto torchio e sottoposti al test del poligrafo. Compreso John Feit, l'ultima persona ad aver visto Irene viva prima  della sua scomparsa. Feit er era uno dei sacerdoti più giovani del Sacred Heart e molti pensavano che avrebbe sicuramente fatto carriera  all'interno della Chiesa Cattolica.

 

Chi ha ucciso Irene Garza?

Nel 1960 l'ipotesi di un sacerdote assassino era inammissibile per qualunque cattolico.  Inoltre non esistevano testimoni. Le voci che giravano attorno alla figura di John Feit erano note anche agli altri preti che operavano nelle parrocchie nei dintorni di McAllen. Al Sacred Heart, Feit era stato visto confessare Irene Garza la  sera del 16 aprile 1960. Ma durante i molti interrogatori cui fu sottoposto dalla polizia disse che quella sera era tornato molto presto nel rettorato che l'ospitava.

 

Nella contea di Hidalgo i crimini a sfondo sessuale erano rari ma è anche vero che nel marzo del 1960 una ragazza era stata aggredita e molestata da un uomo molto somigliante a a Feit che indossava occhiali identici che il sacerdote disse di aver rotto proprio la sera della morte di Irene. John O'Brien, sacro del Sacred Heart, assicurò che Feit non aveva nulla a che fare con il delitto e, del resto, da che mondo è mondo, non è certo l'abito che fa il monaco  diceva celiando. Inoltre non esistevano indizi che collegassero la morte di Irene alla Chiesa Cattolica.

 

Per la verità di prove ce n'erano anche troppe, ad iniziare da un proiettore di diapositive trovato accanto al corpo della vittima appartenente a Feit. Quando era stato interrogato a circa tre mesi dal ritrovamento del corpo di Irene, il sacerdote non era riuscito a giustificare le ferite alla mano destra. In un modo o dell'altro le prove erano state nascoste per evitare che venissero a galla. Intanto il tempo passava e l'attenzione sul delitto iniziò a scemare. Nonostante i tanti indizi che portavano ad una sua colpevolezza Feit non fu mai incriminato. Riuscì a sfuggire alla giustizia grazie all'ipocrita cortina di silenzio eretta dalla Chiesa Cattolica ma moltissimi sacerdoti sapevano come erano andate le cose.

 

Era una giornata buia del novembre 2002 e una luce fluorescente rendeva ancora più deprimente l'atmosfera, quando nella centrale di Polizia di San Antonio squillò improvvisamente il telefono.  All'apparecchio una voce maschile chiese di parlare con un agente addetto alla soluzione dei cosiddetti “cold cases”. Il suo nome era Dale Tacheny ed era stato l'abate priore di un convento di Frati Trappisti. Stava invecchiando rapidamente e voleva liberarsi di un terribile di segreto che gravava sulle sue spalle.

 

E' raro che i “casi freddi” riemergano dopo tanto tempo. Ma il caso di Irene Garza suscitava ancora interesse. Il vecchio abate parlò con un agente dichiarando che John Feit gli aveva confessato che la sera del 16 aprile 1960 aveva ucciso la ragazza.

 

Nel 1960 le autorità ecclesiastiche non volevano rogne soprattutto nel momento che John Kennedy stava per diventare il primo presidente cattolico degli Stati Uniti. Comunque  erano passati oltre quaranta anni e il Gran Giurì decise di non di riaprire il caso, nonostante le nuove rivelazioni. Insomma, non c'era bisogno di rivangare un passato tanto lontano visto che John Feit si era fatto una nuova vita.

 

Gli ultimi parenti rimasti di Irene Garza non volevano abbandonare tuttavia la speranza di avere giustizia. I confratelli sapevano che era Feit l'assassino di Irene ma non lo avevano mai detto perché il loro dogma non prevede di consegnare un prete alla giustizia degli uomini. L'idea di sfidare la Chiesa terrorizzava ancora i cattolici anche tanto tempo dopo la morte di Irene.

 

A metà degli anni'90 il nome di Feit era riemerso nei documenti che riguardavano James Porter, un prete incarcerato per aver molestato 28 bambini. Era stato proprio Feit ad organizzare la faccenda in modi da continuare a proteggere Porter dargli così modo di molestare altri minori. L'eventuale responsabilità di Feit ancora nel 2004 per il procuratore distrettuale non era una cosa seria e solo dopo 12 anni le cose sarebbero cambiate grazie alla tenacia dei pochi Garza disposti a lottare.

 

Stava per essere eletto un nuovo procuratore che sembrava propenso a riaprire il caso Garza ricorrendo al Gran Giurì. Il Gran Giurì ha infatti il potere di decidere per l'incriminazione di un presunto colpevole e procedere verso il processo. Nel caso di Feit esistevano tutte le prove possibili per convalidare l'accusa e sbattere l'ex-prete in prigione. 

 

Oggi John Feit ha 85 anni e dice di non essere più lo stesso uomo. In una poesia di Sylvia Plath qualcuno direbbe di aver sempre saputo che quello era l'assassino di Irene. Ma la gente che vede Feit camminare appoggiato ad una deambulatore con l'apparecchio acustico visibile dalle orecchie potrebbe pensare che non corrisponde all'immagine di un assassino spietato. Eppure, 57 anni dopo la morte di Irene, Feit è entrato nell'aula del tribunale di Edinburg, in Texas, per rispondere di omicidio.

 

Subito ha escluso ogni eventuale ipotesi di colpevolezza. All'epoca dei fatti Feit si contraddisse più e più volte durante gli interrogatori e nei giorni scorsi è apparso stupito di trovarsi nell'aula di un tribunale. Ma per quelle comunità che abitano lungo il Rio Grande la tragedia dei Garza non è mai finita. Per processare Feit le autorità hanno dovuto estradarlo dall'Arizona dove viveva negli ultimi anni. Prima di allora aveva alloggiato presso una residenza per sacerdoti “deviati”.

 

Il processo è finalmente iniziato il 30 novembre scorso, preceduto  da una laboriosa revisione di oltre ventimila pagine accumulatesi negli anni. Dale Tacheny, 88 anni, era presente in aula ed ha ripetuto che Feit gli aveva confidato di aver assassinato Irene Garza già nel 1963 ma non poteva violare il segreto confessionale. Feit invece ha rifiutato di testimoniare.

 

A scagliare la prima pietra è stata una giuria unanime di 12 persone che ha condannato l'ex-sacerdote al carcere a vita. L'imputato è rimasto impassibile. Dopo 57 anni è ancora sicuro di essere un individuo al di sopra della legge. Attualmente Feit si trova in una cella di un carcere e forse vorrebbe rimettere indietro l'orologio . Aspetterà comunque l'appello ha detto al suo avvocato. Bisognerà vedere se ce ne sarà il tempo....

 

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