Nel cuore della notte, come è ormai prassi degli Stranamore occidentali dalla prima guerra del Golfo ad oggi, alcune decine di missili statunitensi, inglesi e francesi sono stati lanciati contro la Siria, significativamente contro Damasco e Homs. Accuratamente evitate le installazioni militari e diplomatiche russe, così come le zone dove operano i loro soldati. Colpirli avrebbe significato scatenare la reazione di Mosca, innescando così un vero e proprio rischio di conflitto che da locale sarebbe divenuto globale.

 

 

Per questo nelle ore precedenti l’attacco, in considerazione di quanto affermato da Putin, ovvero che un attacco al dispositivo russo avrebbe prodotto una reazione destinata ad eliminare le fonti di provenienza dei missili, sia Trump che Macron hanno avuto cura di rassicurare il Cremlino sul fatto che la Russia e i suoi interessi non sarebbero stati nemmeno sfiorati. Avrebbero cioè consumato il loro show mediatico, obbligati dall’idiozia di Trump e dalla vanagloria di Macron, che non consentiva ormai di tornare indietro sul terreno delle punizioni minacciate ma, appunto, l’attacco sarebbe stato una sostanziale operazione propagandistica.

 

E così è stato. Diversi missili sono stati intercettati e distrutti in volo dalla difesa siriana e quelli che sono arrivati a destinazione non hanno comunque procurato particolari danni.

 

La farsa dell’attacco chimico siriano su Goutha è dunque giunta al suo apice. Un attacco inventato per tentare di scaricare su Damasco, Mosca e Teheran la riprovazione internazionale per l’uso di agenti chimici. Il Ministro degli Esteri russo, Lavrov, solo poche ore prima, nel corso di una conferenza stampa, aveva affermato che Mosca dispone di elementi certi che indicano nei Servizi Segreti britannici gli ideatori del falso attacco e nei jahidisti di Al-Nusra, loro alleati in Siria, gli autori materiali dello sprigionamento nell’aria di gas nervino e cloro.

 

Una quantità minima, che non ha prodotto nemmeno parzialmente gli effetti naturalmente previsti in caso di un vero attacco chimico (nelle ore immediatamente successive soldati russi e siriani erano in zona a filmare quanto avveniva sul terreno e nulla dimostrava un attacco chimico ndr) ma che è stata sufficiente per consentire ai loro alleati del Syrian Civil Defence (ovvero i controversi "caschi bianchi") di filmare il solito video di propaganda per far partire lo show mediatico sull’attacco chimico, nell’occasione costruito su foto di bambini abilmente montate su un set cinematografico per costruire l’effetto commozione a livello internazionale.

 

Quando si parla di "testimoni" è bene sempre cercare di conoscerne il tasso di neutralità, soprattutto se il loro racconto può portare allo scatenarsi di una guerra. E allora, nello specifico, va ricordato che la SCD è una ONG finanziata dagli Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia ed altri paesi europei e dal Syrian National Council (l’opposizione armata siriana, con sede a Istanbul). Ha la sua sede a Dubai e i suoi membri vengono addestrati ad Adana, in Turchia, ovvero i due paesi in prima linea nel sostegno ai jahidisti nella guerra ad Assad e ai curdi, che dei jahidisti sono nemici.

 

Dal 2016 Washington li ha finanziati direttamente con 23 milioni di dollari attraverso l’USAID (Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale) e ancora di più indirettamente, tramite fondazioni “filantropiche” private. Il suo fondatore è James Le Mesurier, ex ufficiale dell’esercito britannico che, dopo aver superato brillantemente la sua formazione militare presso la prestigiosa Royal Military Academy Sandhurst, è stato destinato al reparto d’elite dei Royal Green Jackets, equivalente britannico dei Rangers americani.

 

Davvero si possono definire  testimoni neutri animati solo da cause umanitarie? O è invece possibile dubitare fortemente dei loro resoconti, visto anche che operano indisturbati solo nelle zone sotto il controllo dei jahidisti che li considerano loro alleati?

 

Che di propaganda si tratta è testimoniato indirettamente anche dal rifiuto di Angela Merkel e dello stesso governo italiano di partecipare all’operazione. I servizi segreti di Germania e Italia, che già hanno tenuto al minimo la solidarietà con Londra nel caso Skripal, coscienti che si tratta di un’altra montatura del MI-5, hanno infatti dissuaso i rispettivi governi dall’imbarcarsi in una azione militare che rischia di generare una reazione pericolosissima per tutta l’Europa. Si è ritenuto cioè, sia a Berlino che a Roma, che non convenga rischiare di generare una guerra solo per provare a tirare fuori dai loro problemi interni la signora May e Donald Trump e che l’ansia di notorietà di Macron non debba divenire un tema dell’agenda politica internazionale.

 

Quello di inventare attacchi chimici a fini propagandistici sembra essere diventato il core business dei Servizi inglesi. Il governo di Londra, disperato per gli effetti della Brexit in termini di costi e per il pessimo andamento delle trattative su tempi e modi dell’uscita dalla UE, per niente incoraggiato nella ricerca di nuovi mercati agevolati visti i nuovi dazi doganali statunitensi, ha deciso di uscire dal possibile isolamento cucendosi su misura un ruolo centrale nell’innalzamento del conflitto con Mosca.

 

Ha quindi accettato di percorrere la strada suggerita dal complesso militar industriale statunitense, che ha bisogno di paesi che accettino di fare il lavoro sporco a tutela degli interessi USA, che vede nella Russia il nuovo vero competitor internazionale e tenta quindi di fermarne la progressiva crescita sia sul piano economico come su quello dell’influenza politica.

 

Questo, infatti, è il vero incubo di Washington, sul quale s’innesca la storia del Russiagate e delle altre vicende collaterali. La crescita economica russa e il posizionamento ai primi posti al mondo sia per la produzione energetica che per comparti interi di quella alimentare, la determinazione sul piano militare mostrata prima in Georgia e Crimea e poi in Siria, il suo accordo militare strategico con la Cina, la sua rinnovata influenza politica in Medio Oriente, la sua centralità nel progetto geopolitico di costruzione di una alleanza con Iran e Turchia - che disegnerebbe un equilibrio completamente inedito e poco rassicurante per l’Occidente in Africa e Asia minore - spingono Washington a chiedere agli europei di sostenerli nell’opera di contrasto verso la Russia.

 

Non hanno strade diverse se vogliono fermare il declino economico e politico che caratterizza ormai gli USA da due decenni a questa parte. Per gli Stati Uniti, che concepiscono ogni loro azione politica e diplomatica solo con il fine di avvantaggiare la loro economia a spese dei competitor, i dazi alla Cina e alla Ue e gli embarghi alla Russia sono tre episodi della stessa serie.

 

Non ci sono vittime dei raid chimici e non ci sono “resistenti” antigovernativi così come sono raccontati. Ci sono terroristi jiahidisti come Al-Nusra, la sezione siriana di al-Queda, che sono alleati di Usa, Francia e GB per rovesciare il legittimo governo siriano. C’è la rappresentazione dei limiti politici e militari francesi e inglesi di fronte allo scenario mediorientale. Ci sono infine provocazioni montate ad arte per invertire le sorti di una guerra ormai persa e che trascina con sé la fine di un progetto occidentale molto più grande che la stessa Siria.

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