In seguito all’avanzata delle forze governative siriane nel sud-ovest del paese, i sostenitori occidentali e arabi dei “ribelli” anti-Assad hanno perso in questi giorni un potente strumento di provocazione e propaganda sul campo con l’evacuazione forzata di centinaia di uomini inquadrati nei cosiddetti “Caschi Bianchi”.

 

Questi ultimi, definiti ufficialmente “Difesa Civile Siriana”, avrebbero dovuto in teoria assistere e mettere in salvo la popolazione civile invischiata nel conflitto, anche se in realtà si sono spesso occupati di operazioni di ben altro genere per favorire la battaglia condotta dai propri sponsor contro il regime di Damasco.

 

Inizialmente si era parlato di circa 800 “Caschi Bianchi” estratti dalle aree vicine alle alture del Golan, mentre in seguito fonti giordane hanno abbassato la cifra a 422, tra membri dell’organizzazione e le loro famiglie. L’operazione è stata condotta dai militari israeliani su input dei governi di Stati Uniti e Canada, i quali avevano discusso dei rischi che i “Caschi Bianchi” stavano correndo nel sud della Siria già nel corso del recente vertice NATO di Bruxelles.

 

 

Il premier israeliano Natanyahu nella giornata di domenica aveva ostentato tutto l’entusiasmo del suo governo nel rispondere alle richieste di intervento del presidente USA Trump e del primo ministro canadese, Justin Trudeau, visto che gli uomini da soccorrere avevano “salvato molte vite” e ora erano le loro a essere in pericolo.

 

L’azione “umanitaria” dei soldati di Israele è stata possibile grazie alla collaborazione con la Giordania, dove si trovano ora tutti i “Caschi Bianchi” tratti in salvo. Eccezionalmente, nonostante la vera e propria guerra a profughi e migranti condotta da praticamente tutto l’Occidente, entro tre mesi ai membri evacuati dalla Siria sarà garantita accoglienza permanente in Canada, Germania e Gran Bretagna. Israele, da parte sua, ha fino ad ora chiuso del tutto le porte ai profughi del conflitto siriano, anche se ha garantito più volte assistenza, sanitaria e non solo, a membri di fazioni islamiste impegnate contro il regime di Assad, tra cui la filiale di al-Qaeda nel conflitto.

 

L’ingresso del contingente militare israeliano in territorio siriano è a tutti gli effetti una nuova azione illegale che va ad aggiungersi agli svariati bombardamenti condotti contro presunte postazioni iraniane o trasferimenti di armi a favore di Hezbollah. Il ministero degli Esteri siriano ha infatti parlato di “operazione criminale” che “dimostra la vera natura dei cosiddetti ‘Caschi Bianchi’”.

 

Creata nel 2013, questa organizzazione “non-governativa” è finanziata dagli Stati Uniti e dai governi europei, ma anche, per vie spesso indirette, da compagnie private appaltatrici dei governi di Washington e Londra. Una delle figure dietro la fondazione del gruppo è l’ex ufficiale dell’esercito britannico, James Le Mesurier, responsabile dell’addestramento di uomini inviati esclusivamente in territorio siriano controllato dai “ribelli”, per i quali hanno garantito appoggio logistico e agito da organo di propaganda.

 

La natura straordinaria dell’operazione portata a termine da Israele ha dunque poco o nulla a che fare con ragioni umanitarie, se non in senso molto lato. Essa appare piuttosto come uno sforzo per sottrarre alla cattura dell’esercito di Damasco un gruppo di uomini che hanno servito gli interessi strategici e militari dei governi occidentali e dei loro alleati arabi in Siria, principalmente cercando di dipingere quello di Assad come un regime impegnato a massacrare deliberatamente la popolazione civile.

 

Il valore dei servizi resi dai “Caschi Bianchi” all’Occidente si è intuito comunque dai commenti euforici rilasciati da molti leader dopo il salvataggio in territorio siriano. Il neo-ministro degli Esteri britannico, Jeremy Hunt, ha ad esempio definito “fantastica” la notizia dell’evacuazione, per poi ringraziare Israele e Giordania per avere “agito così rapidamente a seguito della nostra richiesta”.

 

Il numero uno della diplomazia tedesca, il socialdemocratico Heiko Maas, ha invece attribuito a un senso di “umanità” l’offerta di “protezione e rifugio” a questi uomini “coraggiosi”. “Coraggiosi” e “generosi” sono stati definiti i “Caschi Bianchi” anche da un comunicato del ministero degli Esteri canadese, per il quale questi ultimi “sono stati testimoni delle atrocità del regime di Assad e dei suoi sostenitori”.

 

I meriti, per così dire, dei “Caschi Bianchi” appaiono tuttavia anche maggiori, visto che alcune delle “atrocità” attribuite in Occidente ad Assad sono state da essi stesse ideate e mostrate alla comunità internazionale con scrupolose messe in scena. Bombardamenti, distruzione e violenze sono state spesso create ad arte o ingigantite e i relativi filmati che le documentavano consegnati a governi e media occidentali, pronti a pubblicarli tempestivamente senza farsi nessuna domanda.

Il ruolo più rivelatore del carattere di questa organizzazione “umanitaria” e “neutrale” nel conflitto siriano è probabilmente quello svolto nel quadro dei presunti attacchi con armi chimiche contro la popolazione civile in aree controllate dai “ribelli”, talvolta affiliati alle fazioni islamiste più radicali.

 

Secondo alcune indagini giornalistiche indipendenti, i “Caschi Bianchi” avrebbero fornito assistenza a queste formazioni, esse stesse responsabili dell’utilizzo di agenti chimici nel tentativo di farne cadere la responsabilità su Assad e, quindi, istigare una campagna di bombardamenti da parte dell’Occidente. Il caso forse più noto è stato quello dello scorso aprile nella località di Douma, alla periferia di Damasco, quando, dopo il crollo di un edificio seguito a un bombardamento, i “Caschi Bianchi” inscenarono un attacco chimico che gli stessi medici e residenti della zona avrebbero in larghissima misura smentito.

 

In quell’occasione, l’impegno dei “Caschi Bianchi” diede i risultati sperati. Il governo americano, in collaborazione con quelli di Francia e Gran Bretagna, prima ancora di una vera indagine sul campo per verificare l’accaduto, pochi giorni più tardi si sarebbe infatti lanciato in un attacco missilistico contro alcuni obiettivi in territorio siriano.

 

Diversi resoconti giornalistici, però - tra questi quelli della TV tedesca - informarono dell'assenza totale di trecce del ipotetico bombrdamento chimico e l'inchiesta delle Nazioni Unite realizzata attraverso l'unità specializzata per il controllo delle armi chimiche ha concluso i suoi lavori smentendo qualunque attacco. Dunque il racconto dei "Caschi Bianchi" fu una autentica balla a scopo propagandistico.

 

Nelle settimane successive all’episodio di Douma e, ancora, in tempi molto recenti, svariati avvertimenti sono arrivati dalla Siria circa possibili nuove provocazioni simili in fase di preparazione con il contributo dei “Caschi Bianchi”. Per questa ragione, il governo russo, tramite la sua ambasciata in Olanda, ha salutato la loro evacuazione con un “tweet” tagliente nel quale ha sottolineato come, d’ora in poi, “ci saranno senza dubbio meno probabilità di un nuovo cosiddetto attacco chimico” in territorio siriano.

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