In un altro segnale del complicarsi dei negoziati di pace tra Stati Uniti e Corea del Nord, il dipartimento della Difesa americano questa settimana ha minacciato di riprendere le esercitazioni belliche nella penisola di Corea con il governo alleato di Seoul. La sospensione dei giochi di guerra, tradizionalmente osteggiati da Pyongyang, era stato deciso dal presidente Trump dopo lo storico summit di Singapore con il leader nord-coreano, Kim Jong-un.

 

Il numero uno del Pentagono, James Mattis, ha confermato come l’iniziativa della Casa Bianca fosse un segnale di fiducia nell’ambito dei colloqui, ma, allo stato attuale delle cose, Washington “non ha alcun piano per la sospensione di altre esercitazioni”.

 

Queste ultime erano state definite dallo stesso Trump come “altamente provocatorie” nei confronti del regime di Kim. Anche se ufficialmente a scopo difensivo, le manovre tra USA e Corea del Sud risultano infatti sempre più dedicate a prove di invasione o al rovesciamento del governo nordcoreano.

 

La ripresa delle esercitazioni sarebbe poi tanto più significativa considerando che, di fatto, lo stop era l’unica concessione fatta finora dagli Stati Uniti alla Corea del Nord nel quadro dei colloqui di pace. Pyongyang, da parte sua, ha invece già congelato i propri test nucleari e missilistici, ha smantellato alcune installazioni militari e restituito al governo di Washington i resti dei soldati americani deceduti durante il conflitto del 1950-1953.

 

Lo scoglio sullo sblocco dei negoziati resta l’atteggiamento americano e la richiesta alla Nordcorea di accettare e procedere con la “denuclearizzazione” senza sostanziali incentivi o concessioni. Lo stesso regime aveva definito il comportamento del segretario di Stato USA, Mike Pompeo, come quello di un “gangster” dopo la visita di quest’ultimo a Pyongyang nel mese di luglio.

 

Proprio una nuova trasferta di Pompeo, prevista a breve, è stata bloccata da Trump nei giorni scorsi. Nel suo comunicato, il presidente ha riconosciuto lo stallo delle trattative, sia pure esprimendo l’auspicio di incontrare Kim per la seconda volta il più presto possibile.

 

Trump aveva inoltre puntato il dito contro la Cina e collegato il processo di pace con la Corea del Nord alla guerra commerciale in atto tra Washington e Pechino. Secondo la Casa Bianca, cioè, la situazione di difficoltà attuale è dovuta all’allentamento delle pressioni cinesi su Pyongyang, a sua volta dovuto alle misure decise dagli Stati Uniti nei confronti di Pechino in ambito commerciale.

 

Confermando come la questione nordcoreana sia strettamente legata alla rivalità con la Cina, Trump ha spiegato che il segretario di Stato Pompeo tornerà a Pyongyang una volta che lo scontro commerciale con Pechino sarà risolto.

 

Le esitazioni americane si scontrano con la determinazione del presidente sudcoreano, Moon Jae-in, nel proseguire il dialogo con Kim. Dopo la cancellazione della trasferta di Pompeo, mercoledì Moon ha insistito sulla necessità di un nuovo vertice tra le due Coree, sottolineando anzi l’impegno del governo di Seoul nell’agire da mediatore tra Washington e Pyongyang.

 

Da parte degli USA c’è un evidente disagio nei confronti del governo dell’alleato sudcoreano, riflesso ad esempio nella recente dichiarazione della portavoce del dipartimento di Stato, Heather Nauert, la quale non ha sollevato obiezioni a un nuovo faccia a faccia tra Kim e Moon, ma ha ricordato come qualsiasi progresso nel dialogo inter-coreano debba portare a passi avanti nella “denuclearizzazione” del regime.

 

Il principale ostacolo al momento sembra essere la mancata volontà da parte americana ad accettare la richiesta nordcoreana di emettere una dichiarazione ufficiale, assieme a Seoul, che suggelli la fine della guerra del 1950-1953. Pyongyang vedrebbe una mossa di questo genere come il punto di partenza per la negoziazione di un vero e proprio trattato di pace, al posto del cessate il fuoco in vigore da 65 anni.

 

Gli USA vogliono invece una dichiarazione preliminare da parte nordcoreana sull’intenzione di smantellare il programma nucleare, cosa decisamente improbabile visto il desiderio di Kim di procedere verso un negoziato “a fasi” e che preveda concessioni reciproche e “simultanee” con l’avanzare delle trattative.

 

Lo scoglio della fine ufficiale delle ostilità e di un eventuale trattato di pace è estremamente delicato per Washington e, per certi versi, va al cuore dell’intera strategia USA in Asia nord-orientale. Al di là delle reali intenzioni di Trump, in molti negli ambienti politici e militari negli Stati Uniti temono che la rimozione definitiva della minaccia nordcoreana imporrebbe una revisione totale della strategia americana nella penisola.

 

Per meglio dire, il ristabilimento di relazioni normali e pacifiche tra Washington e Pyongyang aprirebbe un dibattito sulla necessità di mantenere i quasi 30 mila soldati USA in Corea del Sud. Questo contingente, assieme agli armamenti stanziarti nella penisola, risulterebbe a tutti gli effetti superfluo e l’eventuale ritiro, con ogni probabilità anche sull’onda dell’opposizione popolare sudcoreana, metterebbe in discussione lo stesso approccio, finora tutt’altro che pacifico, alla minaccia cinese.

 

Mentre solo i prossimi sviluppi chiariranno il futuro di negoziati di pace sempre più in affanno, la sensazione diffusa resta quella di un imminente scioglimento dei dubbi e delle contraddizioni che hanno avvolto l’intero processo fin dall’incontro tra Kim e Trump nel mese di giugno. E se i colloqui tra USA e Corea del Nord dovessero naufragare del tutto, il rischio di un conflitto rovinoso si ripresenterebbe rapidamente e in maniera ancora più seria rispetto al periodo che ha preceduto i segnali di disgelo tra i due nemici storici.

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy