Gli eventi degli ultimi giorni in Germania potrebbero avere gettato le basi per una profonda destabilizzazione del sistema politico della prima potenza economica europea. L’annuncio delle dimissioni della numero uno dei cristiano-democratici (CDU), nonché fedelissima della cancelliera Merkel, Annegret Kramp-Karrenbauer, rischia infatti di innescare pericolose forze centrifughe nel principale partito “mainstream” tedesco, a sua volta sconvolto dalle vicende della scorsa settimana in Turingia, quando è andata in scena la prima legittimazione politica formale dell’estrema destra neo-nazista.

 

In una riunione del direttivo del partito nella giornata di lunedì, la Kramp-Karrenbauer ha fatto sapere, relativamente a sorpresa, di non avere intenzione di candidarsi alla guida del prossimo esecutivo nelle elezioni federali del 2021, così come di volere abbandonare la segreteria della CDU non appena sarà nominato un successore. L’attuale ministro della Difesa nel governo di “grosse Koalition” di Angela Merkel ha fatto riferimento, per motivare la sua rinuncia, alla necessità di tornare a unificare le posizioni di cancelliere e di leader della CDU in un frangente segnato da tensioni politiche e sociali crescenti.

La sua decisione innescherà un durissimo scontro interno al primo partito tedesco e, anche se la scelta del nuovo leader sarà finalizzata probabilmente solo tra svariati mesi, gli scenari venutisi a creare minacciano seriamente anche la posizione della Merkel, il cui addio alla politica potrebbe arrivare ancora prima del previsto.

La crisi della CDU appare comunque tutt’altro che sorprendente. Dopo che Angela Merkel decise di lasciare la guida del partito nell’ottobre del 2018, il conflitto interno si era subito scatenato tra la fazione “moderata”, riconducibile proprio alla cancelliera, e quella ultra-conservatrice. L’elezione di Annegret Kramp-Karrenbauer era stata la vittoria della prima corrente, grazie principalmente al prestigio residuo della Merkel. Le spinte provenienti da destra erano però già chiarissime e la situazione ha finito per precipitare in questi giorni.

A provocare il caos sono stati gli eventi seguiti alle elezioni locali dell’ottobre 2019 nello stato della Turingia. Settimana scorsa, il candidato dei liberaldemocratici (FDP) alla presidenza del “Land” orientale, Thomas Kemmerich, era stato eletto da una maggioranza composta dal suo partito, dalla CDU e dal partito dell’ultra-destra Alternativa per la Germania (AfD). L’allineamento dei due partiti di centro-destra a quest’ultimo era avvenuto in violazione delle direttive provenienti dalle rispettive leadership nazionali, decise, almeno a livello ufficiale, a respingere qualsiasi forma di alleanza o collaborazione con l’AfD.

La minaccia di adottare misure punitive contro quei membri del partito che avrebbero contravvenuto agli ordini impartiti da Berlino non ha però avuto effetto. La Kramp-Karrenbauer si è ritrovata così a fronteggiare una grana enorme, apparsa subito non tanto come una questione di disciplina di partito, quanto una sfida diretta alla sua leadership.

Infatti, al di là delle ostentazioni di sorpresa dei vertici del partito in Turingia, l’elezione di Kemmerich con le modalità descritte è stata con ogni probabilità un esperimento politico, auspicato da molti nella destra della CDU, per testare una possibile alleanza con l’estrema destra. Il risultato è stato il primo caso in Germania, dopo la fine del regime hitleriano, in cui un partito neo-nazista è stato decisivo nella creazione di un governo locale. In maniera inquietante, ciò è avvenuto nello stesso stato tedesco che – nel 1930, tre anni prima della nomina di Hitler a cancelliere – aveva visto per la prima volta al potere il Partito Nazionalsocialista.

Come hanno spiegato molti osservatori in questi giorni, la caduta della Kramp-Karrenbauer dopo i fatti della Turingia, dove Kemmerich ha comunque annunciato le proprie dimissioni, sarà sfruttato dagli oppositori della leader uscente nella CDU per riposizionare il partito sempre più a destra.

In questa direzione si muoverà uno dei probabili candidati alla leadership, l’ex uomo d’affari Friedrich Merz, già membro del parlamento federale e fermo oppositore della Merkel. Nella corsa alla guida della CDU sul finire del 2018, Merz aveva condotto una campagna durissima contro le politiche migratorie ritenute troppo accomodanti della cancelliera ed era stato sconfitto solo di misura dalla Kramp-Karrenbauer. Secondo la leader del partito della Sinistra tedesco (“Die Linke”), Katja Kipping, se Merz dovesse succedere alla segretaria dimissionaria, “la CDU entrerà a breve in una coalizione con l’AfD”.

Gli eventi degli ultimi giorni in Germania hanno ad ogni modo spinto molti politici e commentatori a prevedere la fine imminente della “grande coalizione” a Berlino. Più in generale, alla stessa sorte sembra dover andare incontro anche il sistema sostanzialmente bipolare tedesco, peraltro già messo in crisi dall’esito delle ultime tornate elettorali. Gli affanni della CDU prospettano un’ulteriore frammentazione del panorama politico, sotto la spinta di una crisi sociale crescente, dietro all’apparente solidità dell’economia del paese, e all’avanzata dell’estrema destra, favorita dal vuoto politico a sinistra e dalla deriva reazionaria del Partito Socialdemocratico (SPD).

Queste dinamiche, comuni a molti altri paesi in Occidente, sono evidentemente amplificate dal peso economico e politico della Germania. Inoltre, il complicarsi degli scenari politici all’orizzonte rende ancora più delicata la situazione, viste le sfide di fronte al governo di Berlino e alla competitività del capitalismo tedesco. L’instabilità del quadro generale è in altre parole aggravata dalle circostanze che vedono, tra l’altro, un intensificarsi delle frizioni commerciali con gli Stati Uniti, la gestione del dopo Brexit e il dilemma dei rapporti con Cina e Russia.

La sostanza dello scontro politico a cui si assisterà nel prossimo futuro e in seguito alle dimissioni di Annegret Kramp-Karrenbauer consisterà dunque nel trovare una soluzione utile per la stabilizzazione del sistema in profonda crisi. Da un lato, la destra della CDU insisterà per aprire anche a movimenti estremi come l’AfD, mentre dall’altro, sul fronte più moderato del partito, si cercheranno opzioni al centro e verso la sinistra nominale. Con i socialdemocratici in caduta libera, circolano infatti da tempo le ipotesi di un’alleanza con i Verdi, secondo vari sondaggi saliti ormai al secondo posto nei livelli di gradimento su scala nazionale.

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