La risoluzione approvata questa settimana dal parlamento federale tedesco (“Bundestag”) sulla carestia in Ucraina del 1932-1933 rappresenta a tutti gli effetti una falsificazione deliberata della storia per promuovere la propaganda di guerra in funzione anti-russa. Il voto di mercoledì riconosce gli eventi in questione come un vero e proprio “genocidio” commesso dall’Unione Sovietica ed è il culmine di un processo storico iniziato nel pieno del secondo conflitto mondiale, servito fin dall’inizio a riabilitare il collaborazionismo nazista ucraino e i suoi crimini. Ovvero, quegli stessi ambienti su cui, quasi otto decenni dopo, i governi occidentali stanno contando per avanzare i loro interessi strategici nei confronti di Mosca.

 

Il riconoscimento del cosiddetto “Holodomor” come un atto di genocidio è passato senza un solo voto contrario dei deputati presenti in aula. I tre partiti di governo – SPD, Verdi e Liberal Democratici (FDP) – hanno votato a favore assieme a CDU e CSU, mentre La Sinistra (“Die Linke”) e il partito di estrema destra Alternativa per la Germania (AfD) si sono astenuti. I fatti si riferiscono alle tragiche conseguenze della collettivizzazione forzata dell’agricoltura ordinata da Stalin nel quadro dell’impulso alla rapida industrializzazione dell’Unione Sovietica tra la fine degli anni Venti e gli anni Trenta del secolo scorso.

Le stime più attendibili parlano di almeno 3,5 milioni di morti per fame in Ucraina nel solo inverno del 1932-1933, causati dall’implementazione di disastrose politiche agricole ed economiche da parte del regime staliniano. Quella che iniziò come una requisizione forzata del grano dai contadini dopo la crisi del 1928-1929, sarebbe proseguita appunto con la collettivizzazione di milioni di piccole fattorie e dei loro beni, causando raccolti gravemente inadeguati e milioni di morti per malnutrizione, nonché rivolte diffuse che spinsero l’Unione Sovietica sull’orlo della guerra civile.

Gli studi storici di questi eventi hanno fatto passi da gigante dopo l’apertura degli archivi sovietici a partire dal 1991 e, fino ad oggi, non sono emersi elementi che giustifichino la definizione di “genocidio” come stabilito dalle Nazioni Unite. Per quanto criminali siano state le politiche che portarono a questa tragedia, non vi era infatti alcun intento genocida tra la leadership sovietica. La carestia fu un fatto generalizzato che interessò qualcosa come 70 milioni di cittadini sovietici, provocando complessivamente la morte di circa sette milioni di persone. Essa non riguardò dunque solo l’Ucraina. Quest’ultima repubblica sovietica fece registrare in assoluto il numero di decessi più alto, ma altri popoli ebbero in proporzione un numero maggiore di vittime, come ad esempio quello kazako.

Falsificando la storia, il documento approvato dal “Bundestag” sostiene invece che “i decessi di massa non furono il risultato di pessimi raccolti”, ma la “responsabilità della leadership politica dell’URSS sotto Josip Stalin”. Per questa ragione, il cosiddetto “Holodomor” – termine ucraino che definisce gli eventi – “è un crimine contro l’umanità”, la cui classificazione “storico-politica” sotto la categoria di genocidio risulta “ovvia”.

Le intenzioni tutte politiche dei parlamentari tedeschi appaiono evidenti da altri passaggi della risoluzione. Nel testo si legge che la rovinosa carestia del 1932-1933 corrispondeva a un progetto sovietico per “distruggere il modo di vita, la lingua e la cultura ucraine”. In conseguenza di ciò, afferma assurdamente il parlamento tedesco, il governo della Germania deve “continuare a opporsi in modo risoluto a qualsiasi tentativo di promuovere la versione storica russa”, nonché a “garantire sostegno politico” alle vittime del “genocidio”, vale a dire l’attuale regime di Kiev.

Oltre a essere insensata dal punto di vista storico, l’iniziativa dei parlamentari federali tedeschi si inserisce anche in un contesto anti-democratico oggettivamente preoccupante. Il voto segue infatti di poche settimane una modifica al codice penale che rende un reato punibile fino a tre anni di carcere “la negazione, la giustificazione o la banalizzazione pubblica” di un genocidio oppure di crimini contro l’umanità o crimini di guerra. In sostanza, dopo il voto di mercoledì, chiunque neghi che la carestia in Ucraina degli anni Trenta del secolo scorso sia stato un genocidio rischia una condanna penale e di finire in carcere.

Il carattere revisionista del voto di questa settimana al “Bundestag” tedesco si evince dal fatto che la propaganda del “genocidio” perpetrato da Stalin durante la collettivizzazione forzata è sempre stata un’arma impiegata dai collaborazionisti del nazismo in Ucraina e, nei decenni del dopoguerra, dagli stessi settori di estrema destra sfruttati dall’Occidente in funzione anti-sovietica. A lungo, questa tesi è rimasta confinata a questi ambienti e durante la Seconda Guerra Mondiale rappresentava uno strumento per mobilitare gli ucraini contro il “dominio” sovietico. La natura delle accuse rivolte a Mosca si comprende facilmente se si considera inoltre che le organizzazioni banderiane, come l’OUN (Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini), nel propagandare la versione del genocidio non mancavano di includere inequivocabili riferimenti anti-semiti.

È evidente che la mitizzazione del cosiddetto “Holodomor” aveva come obiettivo quello di mettere sostanzialmente sullo stesso piano le conseguenze delle politiche staliniane e lo sterminio degli ebrei da parte del nazismo, al fine di attenuare le colpe dei collaborazionisti banderiani ucraini nel corso della guerra. Le stesse dinamiche si sono ripresentate dopo la fine dell’Unione Sovietica, quando l’avanzata verso oriente della NATO si è basata nuovamente su queste forze di ultra-destra, la cui immagine, come si è visto in questi mesi, è stata puntualmente ripulita fino a trasformarle in autentici eroi democratici.

Non è un caso d’altra parte che la definizione di “genocidio” degli eventi del 1932-1933 fosse già stata adottata dai parlamenti di Stati Uniti e Canada, rispettivamente nel 2018 e nel 2003. Dal momento che iniziative simili implicavano in ultima analisi una riabilitazione del nazismo e un colpo di spugna sui suoi crimini, la Germania si era a lungo rifiutata di muoversi in questo senso. Il fatto che oggi lo abbia invece fatto rappresenta un punto di rottura importante e pericoloso, visto che segnala la disponibilità della classe dirigente tedesca a utilizzare forme e modi tipici del nazismo per avanzare i propri interessi sullo scacchiere internazionale.

In parallelo, la risoluzione sul finto genocidio in Ucraina appena approvata costituisce l’ennesimo attacco esplicito contro ogni forma di dissenso. Criminalizzare la negazione della natura genocida del “Holodomor” corrisponde cioè a mettere fuori legge l’opposizione alla guerra in Ucraina, provocata ad arte dagli USA e dai loro alleati, e all’ultra-reazionaria offensiva anti-russa in corso, presentata dalla propaganda ufficiale come una battaglia per la libertà e la democrazia.

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