Mentre una sconfitta di Erdoğan nelle elezioni di domenica potrebbe riorientare la politica estera turca verso occidente e mettere a dura prova le relazioni tra Ankara e Mosca, i diffusissimi sentimenti anti-americani in Turchia rimarranno una sfida per l'opposizione.

Durante la cerimonia del 27 aprile scorso, che ha segnato la consegna del combustibile nucleare di fabbricazione russa alla nuova centrale nucleare di Akkuyu in Turchia meridionale, il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato il proprio sostegno all’omologo turco Recep Tayyip Erdoğan in vista delle prossime elezioni presidenziali del 14 maggio.

I due capi di Stato hanno partecipato all'evento in videoconferenza, durante la quale Putin ha consegnato a Erdoğan – chiamato ad affrontare l’elezione per lui più dura di sempre – questo generoso regalo pre-elettorale. Ma, nonostante l’insolita manifestazione pubblica di approvazione, Putin ha effettivamente molto da perdere se Erdoğan dovesse essere sconfitto?

Ritorno tra le braccia di Washington

 

Per più di un anno, il comportamento dei leader dell'opposizione turca è stato caratterizzato da aperture amichevoli nei confronti dell’Occidente. Il manifesto della coalizione di opposizione, formata da sei partiti, sottolinea apertamente l'importanza di ripristinare la "fiducia reciproca" con gli Stati Uniti, di ottenere la piena adesione all'UE e di tornare al programma multilaterale di produzione di caccia F-35 da cui la Turchia era stata espulsa nel 2019 in seguito all'acquisto di missili russi S-400.

Nonostante questa apertura all’Occidente, è improbabile che una presidenza guidata dal candidato dell'opposizione, Kemal Kiliçdaroğlu, alteri in modo significativo le differenze in materia di politica estera tra Ankara e Washington su alcune questioni critiche, tra cui il ripristino delle relazioni tra Turchia e Siria e il riconoscimento della Repubblica di Cipro.

Dal punto di vista americano, l'elezione di un presidente turco che condivida la stessa visione degli Stati Uniti su questioni chiave risulta cruciale, soprattutto nel contesto della “competizione tra grandi potenze” in atto con Russia e Cina. A questo proposito, l'opposizione turca ha manifestato l'intenzione di migliorare le relazioni con la NATO e l'UE, il che potrebbe avere un impatto negativo sui solidi rapporti turco-russi costruiti da Erdoğan negli ultimi anni.

Sentimenti antioccidentali

Alcuni osservatori prevedono che, se Erdoğan perderà il voto del 14 maggio, il cambiamento più significativo per la Turchia sarà quello delle politiche della sicurezza e della difesa. È probabile che l'opposizione turca si concentrerà sull’allineamento di queste politiche con i requisiti previsti dall'adesione del paese alla NATO, determinando un ruolo più inclusivo per Ankara all'interno dell'Alleanza. Ciò potrebbe portare all'approvazione della candidatura della Svezia, ma anche alla partecipazione più attiva al dispiegamento delle forze NATO nell'Europa orientale e allo sviluppo di una struttura di difesa missilistica compatibile con il Patto Atlantico.

Tuttavia, la più grande sfida dell'opposizione potrebbe consistere nel fatto che la maggioranza dell'elettorato turco nutre opinioni negative nei confronti degli Stati Uniti. Questa attitudine ha permesso fin qui a Erdoğan di mobilitare e conservare la sua base elettorale attraverso il ricorso a una retorica anti-occidentale che sfida Washington.

In un esempio recente, il 4 maggio scorso, durante una manifestazione nella città di Giresun, sul Mar Nero, Erdoğan ha denunciato il sostegno dell'opposizione alle cause “liberal”, affermando: “Siamo contro l’LGBT”, per poi aggiungere che “la famiglia per noi è sacra. Una famiglia forte comporta una nazione forte. Qualunque cosa facciano, Dio è abbastanza per noi”.

Secondo un sondaggio condotto a gennaio dalla fondazione turca Gezici, circa il 90% dei turchi considera gli Stati Uniti come un nemico, mentre il 72,8% è favorevole a buone relazioni con la Russia. Se l'opposizione salirà al potere, gli sforzi per migliorare le relazioni con l'Occidente saranno perciò ostacolati dalla difficoltà di spostare sentimenti anti-occidentali profondamente radicati all'interno della società turca, risultato in gran parte della retorica populista del Partito per la Giustizia e lo Sviluppo di Erdoğan (AKP) e delle sue formidabili capacità di mobilitazione.

Potenziale cambiamento nelle relazioni Turchia-Russia

Se Kiliçdaroğlu dovesse vincere le elezioni, potrebbe avvenire un notevole cambiamento nelle relazioni tra Ankara e Mosca. L'obiettivo principale dell'opposizione è appunto quello di rafforzare i legami con l'Occidente, attualmente in conflitto con la Russia in vari ambiti.

Tuttavia, sarà importante che la sua coalizione proceda con cautela nel riavvicinamento all'Occidente e alla Nato. Una collisione con una superpotenza che la maggior parte dei turchi vede come un partner (la Russia) per placare un'altra superpotenza (gli Stati Uniti) che viene vista come un nemico è probabilmente l'ultima cosa che la popolazione desidera.

L'opposizione turca sarà però anche esposta a considerevoli e continue pressioni occidentali per scegliere da che parte stare, così da allinearsi alla NATO, aumentare a sua volta le pressioni su Mosca e chiudere tutte le possibili scappatoie dalle sanzioni imposte dagli Stati Uniti alla Russia.

Un potenziale elemento critico nei rapporti tra Ankara e Mosca potrebbe essere la decisione dell'opposizione di abbandonare il sistema di difesa missilistico russo S-400 nel tentativo di placare l'Occidente e ripristinare il ruolo della Turchia nel programma aereo americano F-35.

In risposta, Mosca potrebbe applicare tattiche di pressione per ostacolare la spinta verso l’Occidente dell'opposizione, usando la sua influenza sulle forniture di gas alla Turchia, la quale trae beneficio sul piano finanziario dal transito del gas russo, oppure in relazione alla nuova centrale nucleare gestita dalla Russia, al turismo russo o alle importazioni agricole dalla Turchia.

Ankara abbandonerà la sua inclinazione orientale?

Con l'intensificarsi della competizione tra Washington e i suoi alleati da un lato, e Mosca, Pechino e i loro alleati dall'altro, il crescente allineamento della Turchia al fronte atlantista potrebbe avere conseguenze negative per il processo d’integrazione eurasiatico.

Kiliçdaroğlu e il suo team sono pienamente consapevoli del costo potenzialmente elevato che implica il mettersi contro paesi come Cina e Iran. La Cina è una grande potenza economica che sta promuovendo attivamente i suoi progetti d’investimento in tutto il mondo e la Turchia – come tutti gli stati emergenti che necessitano di capitali di investimento – non vorrebbe essere esclusa dai piani di Pechino. L'Iran è invece il vicino immediato della Turchia, con il quale condivide forti legami culturali, religiosi, economici e sociali. È forse per questa ragione che la coalizione di opposizione turca ha rifiutato di menzionare l'Iran nella sua piattaforma elettorale.

Per quanto riguarda poi la Siria, l'opposizione desidera ristabilire le relazioni con Damasco per aiutare a risolvere la crisi dei rifugiati siriani e il grave impatto economico interno che essa determina. Un sondaggio di opinione in Turchia ha mostrato che il 56,1% degli intervistati ritiene che il problema più grande del paese sia il deterioramento della situazione economica.

Pertanto, è naturale che il primo passo del nuovo governo sia iniziare a migliorare il quadro economico, muovendosi rapidamente per risolvere le divergenze con la Siria. Inoltre, la normalizzazione delle relazioni con Damasco – ormai essenziale dopo il voto della Lega Araba del 7 maggio per riaccogliere la Siria nell'ovile arabo – lascerebbe la porta aperta per un rapporto positivo sia con la Russia che con l'Iran.

La preoccupazione di Putin per una sconfitta di Erdoğan

I discorsi di Putin ed Erdoğan alla cerimonia della centrale nucleare di Akkuyu sono stati pieni di espressioni di amicizia. I due leader hanno d’altra parte condiviso un rapporto personale che si è rivelato vantaggioso per entrambi i loro paesi negli ultimi due decenni, grazie a quella che viene spesso definita "diplomazia della leadership".

Questa stretta relazione ha prodotto risultati significativi per entrambi i paesi, tra cui una più stretta cooperazione economica, il sostegno della Russia alla Turchia dopo il fallito tentativo di colpo di stato del 2016, la posizione moderata di Ankara sul conflitto ucraino, il rifiuto di applicare le sanzioni occidentali contro la Russia e la trasformazione della Turchia, ratificata da Putin, in un “hub” del gas eurasiatico – un'aspirazione geoeconomica turca di lunga data.

Putin si rende conto che i frutti di questo rapporto potrebbero svanire se il suo "caro amico" Erdoğan dovesse perdere le elezioni presidenziali, motivo per cui il presidente russo ha sottolineato come "i successi che sono stati ottenuti in Turchia non sarebbero stati raggiunti senza la presenza di Erdoğan al potere".

Si può dunque tranquillamente affermare che l'esito delle elezioni del 14 maggio non sarà un evento ordinario per le superpotenze planetarie. Tutti gli occhi saranno puntati sulla Turchia, poiché i risultati potrebbero portare a profondi cambiamenti nella politica estera di una delle più importanti potenze regionali dell'Asia occidentale.

di Mohamad Hassan Sweidan

Fonte: The Cradle

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