di Sara Nicoli

Le sentenze si affastellano, ma la decisione politica in merito al cambiamento delle linee guida della legge 40 latita. Prima a Cagliari, poi l’altro giorno a Firenze, due tribunali hanno riconosciuto ad altrettante coppie affette da una patologia genetica ereditaria fortemente invalidante, la possibilità di ricorrere alla diagnosi pre impianto dell’embrione per avere la possibilità di concepire un figlio sano. Un fatto che la legge 40 non nega ma che è invece assolutamente vietato dalle linee guida della legge medesima, emanate dall’ex ministro della Salute, Sirchia, in pieno ossequio ai dettami cattolici da sempre più preoccupati di servire il Papa piuttosto che la salute dei cittadini. Le due sentenze, apparentemente, dovrebbero aprire scenari positivi per tutte quelle coppie che, in futuro, dovessero richiedere alla magistratura un simile via libera per non trasmettere alla propria discendenza malattie (come la talassemia, solo per fare un esempio, ma anche i sieropositivi) che hanno segnato la storia delle persone e ma anche di intere civiltà. Solo che la legge 40 è una di quelle norme che si basano non su un rigore scientifico, bensì su una mediazione culturale e politica che difficilmente, in questa fase, potrà essere rivista, nonostante si sia al cospetto di una drammatica incongruenza: senza la diagnosi preventiva, la donna deve accettare l’impianto di embrioni anche malati e, successivamente, optare per l’aborto. Il ministro Livia Turco, già dopo la sentenza di Firenze, come anche dopo quella di Cagliari, ha detto chiaramente che “terrà conto” delle novità emerse dai tribunali in vista dell’emanazione delle nuove linee guida che ormai sono attese da quasi sette mesi (la scadenza delle precedenti era luglio 2007). Ma il “tenere conto” vuol dire tutto e niente. Di certo, ha assicurato il ministro, si dovranno rivedere quelle parti delle linee guida che sono da considerarsi vere e proprie “forzature” rispetto all’articolato, ma non c’è dubbio che è proprio su questi punti che si annida una uova fiammata di scontro politico tra laici e cattolici. E questi ultimi, lo hanno già dimostrato, non molleranno mai.

Un assaggio di cosa ci aspetta sul fronte del dibattito sulla legge 40 lo si è avuto subito dopo le parole di apertura pronunciate dal ministro Turco. Senza neppure pesare le parole, cosa di cui non manca mai di stupire, l’oltranzista cattolico Luca Volontè, deputato in quota Udc asservito a Santa Romana Chiesa con sorprendente zelo, ha immediatamente bollato le parole della Turco come “eugenetica di stampo nazista”.

Ma il soldatino di Oltretevere ha fornito anche una lettura politica tutta sua, delirando sul fatto che i due tribunali abbiano potuto, in qualche modo, dare una lettura univoca della legge solo per “prendersi una rivincita del referendum”, sibilando quindi che la Turco voglia cambiare le linee guida “per valorizzare i Centri di sperimentazione di Flamigni e Antinori”.

Affermazioni che meriterebbero prima una pernacchia e poi una querela, ma che danno il senso sul livello del dibattito che si svolge nelle aule parlamentari e che ha l’onore di decidere intorno alla salute di tante donne e alla felicità di tante famiglie. C’è di che spaventarsi. Non solo per il merito di quello che dice Volontè, ma anche per il fatto che un simile soggetto sia chiamato a legiferare in nome del popolo italiano, che ne farebbe volentieri a meno, supponiamo.

Ma quello che spaventa davvero non è solo il delirio integralista di Volontè. Anche a sinistra la questione viene trattata con circospezione, in special modo all’interno del Partito Democratico che proprio poche settimane fa, con il voto contrario alla fiducia al governo di Paola Binetti sul decreto sicurezza, ha mostrato di possedere il tarlo di una “questione cattolica” interna che, se non governata con decisione in nome della laicità dello Stato, rischia di far esplodere la creatura di Veltroni prima ancora di ottenere il battesimo di un congresso.

La questione non è di poco conto se si considera che il ministro Turco appartiene al Partito Democratico ed è anche cattolica. E che, contrariamente ai suoi leader di riferimento (D’Alema e Fassino), ha sempre avuto un occhio di grande riguardo nel trattare con Rutelli e con la parte cattolica dell’ex Margherita. E’ dunque lecito chiedersi se quelle linee guida che usciranno dai cassetti del ministero della Salute entro la fine di gennaio, come annunciato dal ministro, conterranno davvero una rivisitazione migliorativa della legge rispetto all’esistente.

Non sfugge che le pressioni intorno alla Turco, perché mantenga una serie di divieti sulla diagnosi embrionale, sono già state parecchie in passato. Ed oggi non possono che essere peggiori, ora che i cattolici interni al Pd stanno spingendo con forza per diventare i depositari unici delle questioni etiche all’intero della nuova creatura di centrosinistra. E’ indubbio, anche, che presentarsi in parlamento a gennaio con uno schema rivoluzionario della lettura della legge 40 metterebbe non poco a rischio la tenuta del governo e quella della coalizione, non tanto sul tema specifico, ma su altri (come la prostituzione, i nuovi decreti sicurezza, la norma sull’omofobia eccetera) che potrebbero essere utilizzati dalla frangia cattolica come strumento di pressione (e, perché no, di vendetta) per averla vinta su un mantenimento della linea oscurantista vaticana sulle leggi dello Stato laico.

Sarebbe forse l'ora, almeno sul fronte della legge 40, di smettere di mistificare la realtà dei fatti piegandola di volta in volta alle convinzioni della propria parte e iniziando ad avere maggiore comprensione per le opinioni e le scelte di chi è già stato penalizzato dalla natura e chiede ai suoi simili se non aiuto quantomeno rispetto. Per questo ci aspetteremmo che il ministro Turco facesse seguire alle parole i fatti. La legge, in questo senso, viene anche in suo aiuto.

Come ha avuto modo di sottolineare l’avvocato Giovanni Baldini, legale della famiglia milanese che si è rivolta al giudice di Firenze, “l’ordinanza nasce da un’unica e possibile interpretazione della norma, quella secondo Costituzione”. “Come può parlarsi di eugenetica - ha concluso il legale - di fronte alla richiesta, tecnicamente praticabile, di voler trasferire solo l'embrione sano anche per evitare successivamente di dover ricorrere all'aborto?”. Forse è venuta l’ora che il dibattito si sposti tra credenti e non per passare alle persone pensanti. Ci si augura che la Turco ascolti soprattutto questi.

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