di mazzetta

“Questo è solo il primo passo per scoprire l'estensione del disprezzo del presidente Bush per la legge e la Convenzione di Ginevra. Sarà un procedimento molto doloroso sapere quante persone siano state abusate e come i principali valori americani siano stati traditi. Ma questa è l'unica strada perché questo paese torni ad essere un difensore e non un traditore dei diritti umani”. Così si chiudeva il 22 maggio un editoriale non firmato del New York Times, poiché il giorno prima era divenuto di pubblico dominio un rapporto dell'FBI relativo alle procedure di detenzione e d'interrogatorio dei prigionieri americani catturati nel quadro della War on Terror. Un rapporto desolante che riporta torture, omicidi ed estese violazioni dei diritti umani in – tutte - le strutture di detenzione americane sparse nei diversi continenti. Il rapporto dell'FBI ci dice che dopo lo scandalo del carcere di Abu Grahib quelle torture e quei metodi sono stati usati diffusamente da ufficiali americani ovunque nel mondo. Un rapporto che ha fatto molto rumore negli Stati Uniti, ma che non ha coinvolto i candidati alla presidenza e che nel nostro paese è passato completamente in silenzio. Il rapporto cita umiliazioni sessuali, stupri, varie forme di tortura tra le quali il famigerato waterboarding e condizioni di detenzione che, qualora applicate a soldati americani, sarebbero considerate tortura dallo stesso esercito americano. Di più, il rapporto dice anche che quando l'FBI cominciò a mettere insieme un “war crimes file”, cioè un archivio sui crimini di guerra americani per poi istruire procedimenti disciplinari e penali nei confronti dei militari coinvolti, la presidenza dette l'ordine di bloccare tutto. Una lunga litania di orrori già conosciuti quanto negati dai paladini dell'Occidente, messi nero su bianco dagli investigatori statunitensi, un elenco in teoria più che sufficiente a far finire il presidente americano dietro le sbarre e per consegnare alla storia l'immagine di un Occidente ipocrita ed assassino.

Anche il nostro paese c'è dentro fino al collo, per aver tollerato le torture nel carcere di Nassirya, per la complicità nella pratica delle “rendition” (i rapimenti clandestini) e, soprattutto, per non aver mai e poi mai espresso una sola critica ufficiale a questo macello del diritto e della decenza. Che i nostri politici ostacolino in perfetta sintonia bipartisan le indagini sulle “rendition”, indica chiaramente la loro complicità in questi crimini.

Siamo assassini, invasori e torturatori, poco importa che sulle nostre televisioni e sui nostri giornali ci suoniamo e ci la cantiamo la canzone della superiore civiltà giudaico-cristiana. Inutile, non c'è traccia di civiltà in chi declama la propria superiorità mentre pratica l'ipocrisia e mentre cancella completamente l'altro e il suo punto di vista dall'orizzonte informativo riducendone la rappresentazione ai proclami di Bin Laden. Ipocrisia cristiana quando denuncia la “persecuzione dei cristiani in Iraq” sorvolando su quella di milioni di iracheni e ipocrisia giudaica quando, per coprire i crimini di guerra commessi da Israele, in tutto uguali a quelli americani, lamenta la minaccia dell'antisemitismo mentre tace sui fanatici ebraici che bruciano i vangeli e sulle aggressioni razziste agli zingari.

Niente di meglio dei barbuti mullah che inneggiano alla guerra santa, l'identica misoginia che si sublima nell'identica aggressività bellica e nel desiderio di sopraffazione dell'altro al fine di far trionfare i propri deliri su quelli della concorrenza. Oro puro per la speculazione mondializzata, che ha tutto da guadagnare e ha guadagnato di tutto sciacallando la tragedia. Tutto già visto.

Ipocriti e pericolosi sono i leader dell'Occidente cristiano, tanto pericolosi da provocare oltre un milione di morti, quattro milioni di feriti e mutilati, più di sei milioni di profughi sul ridicolo presupposto di una guerra preventiva volta ad impedire attacchi di nemici infinitamente più deboli, che proprio per questo non si sarebbero mai sognati di suicidarsi aggredendo chi li poteva cancellare spingendo qualche pulsante.

Ugualmente Israele afferma di tenere in cattività i palestinesi perché questi, diversamente, aggredirebbero la superpotenza regionale. La stessa scusa accampata dalla dittatura Etiope per invadere e distruggere quel che restava della Somalia su invito americano. Similitudini che illuminano i medesimi fanatismi, la stessa prepotenza e lo stesso disprezzo per il diritto tipico di chi si assume superiore solo perché si trova ad avere in mano il bastone più grosso.

Le ragioni di questa guerra si sono rivelate false, i condottieri di questa guerra si sono rivelati falsi e inetti, la stessa guerra è annegata in un mare di falsità che ha fatto stracci di quel poco di diritto internazionale che si era venuto creando dopo la Seconda Guerra Mondiale. La guerra ha cancellato qualsiasi credibilità della narrazione che l'Occidente ha scritto in tema di Diritti Umani. Infine, dettaglio non insignificante, questa guerra è persa anche se durerà a lungo, perché tirarsene fuori vorrebbe dire rompere l'incanto e consegnarsi definitivamente alla storia come feroci aggressori.

Persa militarmente e persa idealmente, con la matematica certezza di finire iscritti sulla colonna infame della storia, indicati come aggressori, torturatori, ladri ed assassini di civili, abbandonati alla loro triste sorte nell'indifferenza delle opinioni pubbliche virtuose, disponibili a mobilitarsi per cinque minuti e poi subito annoiate da una tragedia sempre uguale a se stessa. Non è dato sapere se gli Stati Uniti riusciranno a fare giustizia da soli di questi crimini, ma l'ipotesi è poco probabile.

A farne giustizia sarà la storia e allora, come in passato, ci s’interrogherà chiedendosi dove fossero i milioni di “democratici” cittadini delle democrazie occidentali. Ci sarà chi dirà che sapeva e di non aver potuto niente, ci sarà chi dirà di aver ubbidito agli ordini e ci sarà chi rivendicherà questa tragedia assumendo il punto di vista dei fanatici di ogni epoca; resta solo da vedere chi pagherà il conto di questo enorme fallimento. Questo perché, se da un lato è chiaro che non sarebbe accettabile una conclusione che si riducesse a chiamare in causa la stupidità di Bush, dall'altro è evidentissimo che milioni di cittadini dell'Occidente rifiuteranno l'idea di assumere la colpa collettiva di questa guerra infame.

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