di Mariavittoria Orsolato

Nonostante lo scorso sabato Roma sia stata invasa da quello che in molti hanno già etichettato come il “popolo viola”, l’apertura di tutti i telegiornali nazionali è stata dedicata all’arresto di due latitanti appartenenti a Cosa Nostra - Gaetano Fidanzati e Giovanni “U Picciutteddu” Nicchi - e al solito compiaciuto chiosare di Padron’Silvio, che in una delle sue migliori performance è riuscito a dire che l’operazione della Catturandi è stata “una risposta a chi mi calunnia”. Certo, gli organizzatori e i simpatizzanti del "No B Day" non si aspettavano la copertura mediatica che normalmente merita un evento in grado di mobilitare centinaia di migliaia di persone, ma a molti l’annuncio della cattura di quelli che sono stati definiti “superlatitanti” ha fatto storcere il naso. Non tanto per l’operazione in sé, quanto per la tempistica magistrale con cui le due notizie si sono sovrapposte nelle principali testate giornalistiche italiane.

A confermare le posizioni di quanti hanno interpretato questa coincidenza come un’incongruità ci ha pensato Giocchino Genchi - il superconsulente antimafia - che durante un convegno tenutosi a Cevegnano del Friuli il 6 dicembre, ha affermato come l’operazione nei confronti dei due picciotti sia stata una “cattura ad orologeria arrivata puntualmente dopo le dichiarazioni di Spatuzza e in concomitanza con il No Berlusconi Day”.

Per spiegare le sue ragioni, Genchi racconta di come Fidanzati sia un 75enne gravemente malato la cui latitanza era dovuta alla scarcerazione per seria patologia, mentre Nicchi - presentato come numero 3 di Cosa Nostra e delfino del boss palermitano Lo Piccolo - è probabile che stesse andando a costituirsi perché ormai braccato dagli uomini dei quello stesso Salvatore Lo Piccolo (arrestato il 5 novembre 2007), che in realtà più che volerlo come erede lo voleva morto.

Sebbene le affermazioni di Genchi possano sembrare una svalutazione dell’operato delle forze dell’ordine, l’analista siciliano tiene a precisare come i risultati delle varie squadre mobili siano solo frutto della buona volontà di agenti che mettono letteralmente i soldi di tasca propria, e non di un Governo che davanti ai microfoni si vanta del proprio operato ma nelle manovre taglia fondi e risorse. Anzi, a quanto afferma Genchi, le sue dichiarazioni nascono proprio da una serie di telefonate ricevute la sera del 5 dicembre: “I veri poliziotti che hanno fatto quella cattura si sono vergognati e se ne sono andati e mi hanno telefonato, mi hanno detto qui stanno facendo uno schifo”.

Sui blog - perché finora sono gli unici organi che hanno ospitato la notizia - si è immediatamente acceso un dibattito sull’essere pro o contro Genchi, ma nella foga di commentare in molti paiono aver perso il nocciolo della questione, ovvero che i due latitanti arrestati non erano in realtà quelle teste di serie che i media mainstream ci hanno dipinto. Basta digitare i nomi dei due corleonesi su Google per farsene una breve ma esaustiva idea e verificare così le pesanti affermazioni di Genchi: il sito Mafieitaliane.blogspot.com indica ad esempio come “U picciutteddu” Nicchi fosse effettivamente osteggiato da Lo Piccolo a causa delle sue prevaricazioni sul territorio di famiglia. A sua volta, Wikipedia testimonia poi come dal 2003 Gaetano Fidanzati faccia davvero dentro-fuori dalle carceri a causa della sua malattia.

E’ certo vero che i due erano inseriti nella lista dei 30 latitanti più pericolosi d’Italia, ma a voler essere sinceri è anche vero che Nicchi e Fidanzati erano sicuramente i più raggiungibili, o perlomeno i più vulnerabili. Da qui le legittime perplessità sull’enorme rilevanza che i giornali ed i telegiornali hanno dato alla notizia degli arresti. Se a questo aggiungiamo il fatto che il sito de Il Giornale ha dato conto dell’arresto dei due latitanti ben 4 ore prima delle principali agenzie di stampa, non sarà difficile comprendere il grado di spettacolarizzazione che si è volutamente donato alle vicende.

Sabato 5 dicembre alle 12.18, la versione online della testata di Feltri apriva infatti titolando “Mafia, presi i boss Nicchi e Fidanzati. Berlusconi: risposta alle calunnie”, mentre agenzie come l’Ansa o l’Agi, pur notoriamente veloci, non sono riuscite a saperne nulla fino alle 16.30 circa. Le congetture vengono così servite su un piatto d’argento e, dato che il caso Boffo ha segnalato l’inadeguatezza delle fonti giornalistiche de Il Giornale, viene spontaneo pensare che l’esclusivo scoop sia il risultato di una velina piuttosto che di una soffiata.

Una cosa è comunque certa: l’informazione nostrana, compresa quella ritenuta storicamente “a sinistra” come il Tg3, è caduta nel trappolone che un Padron’Silvio sempre più annichilito dalle rivelazioni dei pentiti, ha architettato nella doppia speranza di apparire un po’ meno colluso di quanto non sia e di eclissare la risonanza di quel popolo viola che lo vorrebbe vedere finalmente processato.

 

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