di Cinzia Frassi

La situazione politica in Italia è grave, ma non è seria. Questo pensava del suo paese tanti anni fa il genio Ennio Flaiano. In effetti verrebbe davvero da sorridere, se non fosse che ormai ci appare molto meno seria, bizzarra e oltremodo grottesca. Perché ci sono spettacoli davvero stravaganti, per essere pacati, e per il fatto che ne siamo spettatori obbligati. Le sostenitrici ed i sostenitori del Pdl, con tanto di coccarde azzurre sul petto, affollano l'aula giudiziaria che al Tribunale di Milano ospita proprio l'udienza per corruzione dove dovrebbe essere presente il bel Silvio.

Lui naturalmente non c'è, ma loro sono lì, a sostegno del premier perseguitato. Pare anche che non solo facessero il coro a gran voce, intonando slogan del tipo "Silvio è buono e bravo e i giudici lo odiano" ma che avessero in tasca 20 euro e un panino per il pranzo. Addirittura pare che alcuni giornalisti abbiano riconosciuto tra loro visi conosciuti di figuranti di programmi televisivi di Mediaset.

Certo, fanno folkore, ma va da se che il cavaliere si sta difendendo molto bene fuori dalle aule giudiziarie, direttamente nelle istituzioni che le leggi le fanno, motivo che tra l'altro è all'origine della sua famosa discesa in campo. Infatti pare si stia aprendo una ulteriore fase di impasto e cottura di leggi ad personam salva premier. Questo, in effetti, è il momento giusto: tra disastro nucleare in Giappone, nube radioattiva che sorvola l'Europa, guerra in Libia, ci sono fonti di distrazione sufficienti. Del resto il cavaliere vuole arrivare lindo a concorrere alla poltrona di Napolitano e qui verrebbe in mente ancora il grande autore Ennio Flaiano in una sua famosa citazione “Le dittature hanno questo di buono, che sanno farsi amare”.  Che la nostra sia ormai una forma di democrazia simulata e dittatoriale, credo possa essere un’affermazione piuttosto condivisa. Che il Cavaliere sappia farsi amare dal popolo, invece, non è in dubbio.

Così, mentre si festeggia il parere positivo delle Giunta per le autorizzazioni di Montecitorio per sollevare il conflitto di attribuzioni al Tribunale di Milano, in Commissione giustizia è arrivato un emendamento firmato Maurizio Paniz, Pdl naturalmente, che guarda caso taglia il periodo di prescrizione agli incensurati.

Fanno eccezione i recidivi, coloro che hanno già sulle spalle una sentenza di primo grado e chi è in giudizio per reati gravi, come quelli di mafia o sequestro di persona a scopo di estorsione. In sostanza, Paniz, con il suo emendamento 4-bis, riscrive l'articolo 5, il famoso taglia processi per i procedimenti che non rispettano la tempistica di 3 anni in primo grado, 2 anni in appello e 1 anno e 6 mesi per la legittimità. Insomma, sarebbe stata fantascienza ed è sembrato troppo pure per loro.

Grazie a questa chicca il processo Mills che vede il cavaliere imputato per corruzione in atti giudiziari potrebbe prescriversi praticamente all'indomani dell'entrata in vigore della legge sul processo breve. Attualmente, invece, la prescrizione dovrebbe intervenire tra Gennaio e Febbraio 2012: certo, c'è comunque la possibilità di non riuscire ad arrivare ad una sentenza di primo grado.

Da parte sua l'algido avvocato Paniz dichiara: "Non c'é nulla ad personam in questo testo anche perché, premesso che secondo me Berlusconi verrà assolto, penso che non ci sia una persona in Italia che possa pensare che da qui al Febbraio 2012, termine attuale di prescrizione, il processo Mills possa avere la sentenza di primo, secondo e terzo grado". La dichiarazione fa pensare: da un lato può non aver compreso che sarebbe sufficiente l'intervento della sentenza di primo grado, oppure si è confuso. Chissà.

Da parte loro Pd, Udc e Fli hanno abbandonato la commissione inorriditi davanti all'ennesima pillola amara. Ora, dopo la conclusione dei lavori della commissione giustizia, il ddl andrà alla Camera, quindi passerà nuovamente al Senato per l'approvazione definitiva, che tra l’altro pare cosa fatta. Nel testo sul processo breve depositato da Paniz si prevede anche l'obbligo di segnalazione, al ministro della Giustizia e al procuratore generale presso la Corte di Cassazione, del magistrato che non ha concluso l'iter processuale nei tempi stabiliti dalla legge. Questi valuteranno l’opportunità di eventuali provvedimenti disciplinari.

Curiosa norma, dato che è assodato che l’iter processuale in Italia sia piuttosto lungo. Quindi, invece di dare alla giustizia strumenti e risorse per procedere più spedita, prima fra tutte l’informatizzazione, è bene avvisare il magistrato fin d’ora: meglio che archivi la cosa e chiudi il processo, se non vuoi incorrere in un procedimento disciplinare.

 

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