Ci risiamo. Ciclicamente, la tematica del ciclo dei rifiuti in Campania viene riproposta dalla politica, ammesso che sia davvero la politica a volerla riproporre. Puntuale, dopo mesi o a volte anni di silenzi e omissioni su una delle più gravi commistioni tra criminalità e disastri industriali annunciati (problematica mai risolta e mai seriamente affrontata) viene riportata alla luce la più banale delle non-soluzioni: disseminare la regione di impianti di incenerimento.

 

Così, in questi giorni ascoltiamo il leader politico di turno, stavolta Salvini, ripetere in modo martellante che occorre costruire nuovi impianti di incenerimento in Campania. Le parole sono le stesse dette dal 1994 a questa parte dai vari Amato, Berlusconi, Prodi, Renzi, come a sottolineare che sulle politiche riguardanti l'ambiente e i rifiuti ancora una volta destra e sinistra sono incapaci di mostrare una differenza.

 

Perché serve un altro impianto di incenerimento in Campania, come se non bastasse l'enorme e sproporzionato inceneritore di Acerra, che brucia migliaia di tonnellate di rifiuti solidi urbani (si spera solo quelli), con un rendimento elettrico bassissimo e con la produzione di energia termica che va interamente perduta?

A detta dell'attuale ministro dell'Interno, perché il problema va risolto e per fermare i roghi tossici.

 

In parte il ministro va compreso: non conosce il problema e, qualche anno fa, quando la Commissione Bicamerale sul Ciclo dei Rifiuti della XV legislatura produsse un ampio dossier sul ciclo rifiuti in Campania, Salvini fu tra quelli che pubblicamente negarono l'esistenza del problema e la veridicità della relazione della Commissione. Occorse l'intervento dell'allora Presidente della Repubblica, Napolitano, per riportare i leghisti ad un dignitoso silenzio.

 

Cerchiamo di comprendere allora cosa c'è dietro le parole del ministro. Dice che il problema va risolto, e per risolverlo occorre eliminare i rifiuti urbani. Guardiamo allora i dati ISPRA, quelli più recenti, riferiti al 2016. In Italia abbiamo prodotto in totale 30,1 milioni di tonnellate di rifiuti solidi urbani; difficile anche sono immaginare, per noi umani, quanto sia grande questo numero. Intuiamo però che una simile quantità è insostenibile: facendo una media brutale sulla popolazione del Paese, viaggiamo su un valore attorno alla mezza tonnellata procapite in un anno! Ciascuno di noi, preso singolarmente, fa mezza tonnellata di rifiuti all'anno. Decisamente troppo.

 

Tuttavia, a fronte di questa cifra impressionante di rifiuti solidi urbani, la produzione di rifiuti speciali, cioè i rifiuti delle attività economiche e produttive - sempre secondo l'ISPRA e sempre riferiti al 2016 - è di 135,1 milioni di tonnellate, ovvero oltre 100 milioni di tonnellate in più (un volume di rifiuti ancora più difficile da immaginare). Tra questi, sono inclusi i 9,6 milioni di tonnellate di rifiuti speciali classificati come pericolosi.

 

La legge, ma anche il buon senso, impedisce di incenerire i rifiuti di origine industriale, cioè quei rifiuti speciali che sono molti di più rispetto ai rifiuti urbani. Pertanto, un inceneritore, se usato legalmente senza far infiltrare rifiuti speciali come avvenuto anni fa a Colleferro e in altri impianti chiusi dalle Procure per questo tipo di reati, risolve (e forse non del tutto) solo lo smaltimento residuo dei rifiuti urbani.

 

I dati parlano chiaro: l'Italia nel 2016 ha prodotto 165,2 milioni di tonnellate di rifiuti totali (urbani più speciali) di cui gli urbani sono solo il 18,2%. Siamo allora sicuri che un inceneritore sia la soluzione? Anche eliminando il totale dei rifiuti urbani, avremmo eliminato una minoranza dei rifiuti totali prodotti. Diventa la soluzione solo se ai rifiuti urbani vengono miscelati rifiuti speciali, cosa che ha conseguenze gravi sulla popolazione, che respirerebbe aria contaminata dai residui di combustione di scarti industriali. Non a caso, quindi, costituisce un reato grave che prevede la chiusura ed il sequestro dell'impianto.

 

Certo, in un Paese civile non può succedere che in un impianto che rientra nel ciclo industriale dei rifiuti urbani - che è sotto stretto controllo pubblico - vengano miscelati dei rifiuti industriali, ma in Italia è successo e le inchieste della magistratura hanno già portato al sequestro temporaneo di una decina di impianti sparsi su tutto il territorio nazionale.

 

C’è poi un secondo problema, quello dei roghi tossici. Problema in Campania ben noto, dove ogni notte, su un letto di combustione di difficile spegnimento, costituito solitamente da pneumatici dismessi, vengono dati alle fiamme cumuli grandi e piccoli di rifiuti speciali. Rifiuti speciali, non urbani. Si tratta di un ciclo criminale parallelo, dove grandi quantità di scarti della produzione industriale, dal tessile al chimico, dal farmaceutico all'automobilistico, vengono fatti sparire, anche dai certosini conteggi dell'ISPRA, mediante il fuoco, senza alcun controllo.

 

Quel che Salvini non spiega, è come un inceneritore possa incidere sui traffici, assolutamente illeciti, di rifiuti pericolosi, spesso tossico-nocivi, che comunque in un inceneritore non potrebbero essere eliminati. Anche da questo punto di vista, un inceneritore non conviene affatto.

 

Probabilmente, l'unico vantaggio reale di un inceneritore sta nella sua costruzione, ma non è un vantaggio per tutti: trattandosi di una tipologia di impianto molto costosa, la sua realizzazione vede puntualmente lo stanziamento di importanti cifre, di denaro pubblico, che portano lavoro e profitti alla lobby industriale delle imprese che costruiscono l'impianto. Lobby che già in passato ha dimostrato di saper premere sul mondo politico per ottenere questo tipo di appalti. A discapito della qualità dell'aria, ma anche trasformando in rifiuti speciali le pericolose ceneri residue della combustione, utilizzando anche i rifiuti urbani.

 

Tirando le somme, ciclicamente il tema della realizzazione di inceneritori verrà sempre riproposto. Ieri è toccato a Berlusconi, oggi a Salvini, domani ad altri. Quel che da cittadini chiediamo al ministro Salvini è molto semplice: sia onesto, ci dica qual è il gruppo industriale che richiede di poter produrre inceneritori per uscire magari da una sua fase di crisi economica privata, con robuste iniezioni di denaro pubblico.

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