di Cinzia Frassi

"Nel dire questo non esprimo un interesse specificamente ecclesiale. Vorrei piuttosto farmi avvocato di una richiesta profondamente umana e portavoce dei nascituri che non hanno voce." Queste le parole del Pontefice immediatamente successive alla dichiarazione di equivalenza aborto-profonda ferita sociale, ormai ampiamente commentato su giornali e tv di tutto il mondo nei giorni successivi alla sua visita a Vienna. Nel suo discorso di venerdì scorso nella Sala dei Ricevimenti dell'Hofburg di Vienna, incontrando le Autorità politiche ed il Corpo Diplomatico, oltre ad esponenti della Cultura, tra i quali i Rettori delle Università austriache, dopo il saluto del Presidente della Repubblica Heinz Fischer, non si è soffermato più di tanto su questioni di "casa Europa" ed è andato subito al punto che più gli premeva: il suo concetto della vita, che evidentemente si pensa dovrebbe automaticamente diventare un valore condiviso universalmente. Proseguendo, Benedetto XVI ha espresso grande preoccupazione sul cosiddetto "attivo aiuto a morire" per toccare il tema eutanasia, che rimpiazza con "un’attenzione amorevole, l’accompagnamento verso la morte e nell’accompagnamento psicologico e pastorale delle persone gravemente malate e dei moribondi, dei loro parenti, dei medici e del personale di cura". Questa la soluzione secondo il pontefice. Il Papa dice di temere che possa essere esercitata "una pressione non dichiarata o anche esplicita sulle persone gravemente malate o anziane, perchè chiedano la morte o se la diano da sé". Tuttavia, da voce ecclesiale ad “avvocato” dell’umanità, il passo non è poi così breve. Al contrario, occorre un gran balzo a piè pari capace di tagliare fuori la libertà della scienza. Per questo, la risposta migliore ai dettami firmati Ratzinger viene da una recente intervista al Corriere della Sera del Prof. Umberto Veronesi, che esterna prima di tutto il suo rammarico per le parole del Pontefice quando definisce la “scienza senza Dio una minaccia per l’umanità”. "Sono addolorato per quanto ha affermato il Papa sulla scienza".

In particolare, a proposito del discorso del Pontefice sulla “dolce morte”, precisa che l'eutanasia è una richiesta volontaria motivata ripetuta ed esente da pressioni da parte di un malato terminale. Il professore sottolinea come ad esempio in Olanda la legge sia molto rigida e che solo un terzo delle richieste, passate al vaglio di un apposita commissione, vengono di fatto riconosciute valide.

Certo, quando la volontà del malato è lucida e autonoma e magari espressa ex ante, cioè quando è in grado di intendere e di volere, è certamente necessario rispettare tali decisioni. Il malato che abbia espresso validamente la sua volontà vincola il medico a rispettarla, grazie alla Convenzione di Oviedo. Parole lucide, chiare, equilibrate. Ma non per il pontefice. Non per la chiesa cristiana che non ha perso l'occasione a Vienna per bacchettare le massime autorità politiche con i suoi diktat, compreso l'ammonimento a non cancellare la qualifica di ingiustizia attribuita "dal vostro ordinamento giuridico all'aborto". Un no come sempre categorico che va ad aggiungersi ai tanti: no alla prevenzione, no alla protezione da malattie sessualmente trasmissibili, no alla pillola, no all'educazione sessuale nelle scuole. Anche su questo tema, non un solo si, se non a quello all'astinenza. Questa la ricetta.

Mentre attendiamo ancora interventi seri e competenti su testamento biologico ed eutanasia, non resta che contemplare la legge 40, il divieto di diagnosi preimpianto che impone e l'alto rischio di parti plurigemellari. Anche su questo tema il Prof. Umberto Veronesi è di una semplicità disarmante e dice che "desiderare figli sani non è un peccato se la scienza ti offre la soluzione”.

Intanto la ricerca sugli embrioni detti “chimera” parla inglese. Forse è anche questo uno dei motivi che hanno spinto il Pontefice a rinfrescare la memoria, come se ce ne fosse bisogno, sull'idea di vita e di qualità della vita di Sua Santità. In Gran Bretagna infatti ha preso da poco il via la possibilità di effettuare ricerche per fini terapeutici sugli embrioni detti chimera. La Human Fertilisation and Embryology Authority (HFEA) ha annunciato infatti che sarà possibile la creazione di embrioni ibridi uomo-animale sui quali effettuare poi sperimentazioni per malattie quali il morbo di Parkinson o la distrofia muscolare. Gli embrioni sui quali si farà ricerca Oltremanica sarebbero embrioni particolari che potremmo definire "eticamente sicuri". Viene infatti impiegata una tecnica che esclude il rischio di clonazione umana, anche se questi finissero nelle mani di uno ipotetico scienziato pazzo.

In Italia rimaniamo inchiodati dall’oscurantismo cattolico che rifiuta ogni possibilità di sperimentazione sugli embrioni umani ed assistiamo a dichiarazioni che hanno il sapore dei tempi in cui si dava al rogo il progresso della scienza. Anche oggi, a seguito dell’apertura del Regno Unito, si levano dichiarazioni inquietanti. Monsignor Sgreccia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, non esita a definire la ricerca sugli embrioni chimera come "un atto mostruoso contro la dignità umana" aggiungendo che "anche questo governo britannico ha ceduto di fronte alle richieste di un gruppo di scienziati certamente contro la morale".

Atto mostruoso, scienza senza Dio, atti contro la morale. Servirebbe una risposta politica alla richiesta di fatto di non curarsi e di non desiderare figli sani e di mettersi nelle mani della provvidenza più che in quelle della scienza in caso di bisogno. Nell’attesa di avere risposta da quella parte laica della politica, che pur da qualche parte deve esistere, potremmo incrementare il turismo “terapeutico” e rivolgerci altrove. Magari Oltremanica, per chi se lo potrà permettere.

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