di Marta Di Cioccio

Targhe alterne, blocco totale del traffico. In molte città italiane ogni anno, di questi tempi, i comuni ricorrono a misure di sicurezza per abbassare il livello di inquinamento atmosferico. L'allarme è motivato: si calcola infatti che l'impatto delle polveri sottili sui cittadini degli otto maggiori centri urbani italiani provoca almeno 10 morti al giorno. Ma esiste un'alternativa allo stop delle auto? La risposta è si, e si chiama Biocarburante. I biocarburanti sono prodotti agricoli in grado di sostituire la benzina e il diesel. La loro origine naturale è più facilmente riassorbibile dalla natura e consente di ridurre del 70% le emissioni di gas serra dal trasporto privato. Questo tipo di combustibile offre molti vantaggi, tra cui la possibilità di diminuire l'importazione di petrolio dall'estero. Tra l'altro sappiamo che le fonti di energia fossile basata su carbone, petrolio e gas si stanno rapidamente esaurendo; si calcola addirittura che il petrolio raggiungerà il punto di saturazione entro il 2010 e il gas entro il 2020. Il biocarburante sembra essere la migliore alternativa per le nostre auto. Esistono principalmente due tipi di biocarburante: il biodiesel e il bioetanolo. Circa un anno fa destò scalpore la notizia, apparsa sui maggiori Tg nazionali, riguardante l'utilizzo dell'olio di colza vegetale come sostituto del gasolio per le automobili diesel. La scoperta destò l'interesse degli automobilisti perchè quest'olio, ad uso alimentare e quindi reperibile in qualsiasi supermercato, costa la metà del gasolio (circa 65 centesimi al litro)e inquina il 98% in meno del gasolio. Purtroppo però, chi usa l'olio di colza al posto del gasolio è considerato un evasore per il fisco italiano, in quanto non pagherebbe le accise previste per ogni carburante. L'olio di colza, insieme a quello di soia e di semi di girasole, è uno dei principali ingredienti del Biodiesel, un carburante che ha il vantaggio di essere completamente biodegradabile nell'ambiente, e rappresenta una concreta e valida alternativa ai carburanti tradizionali. La cosa non dovrebbe stupirci più di tanto, visto che i primi motori diesel hanno iniziato a funzionare proprio con gli oli vegetali: infatti nel 1893 Rudolph Diesel mise a punto il primo motore "diesel" utilizzando come carburante olio di canapa e cereali. Nulla di nuovo quindi. E la validità del prodotto sembra essere confermata dal fatto che oggi la produzione di Biodiesel è in costante aumento: ne vengono prodotte complessivamente circa un milione di tonnellate l'anno in tutta Europa, di cui 300mila solo in Italia, e viene già utilizzato nei trasporti pubblici di molte realtà italiane. Proprio dall'Unione Europea arriva la spinta ad investire su questo tipo di combustibile: si prevede una copertura del 20% nelle vendite di biocarburante entro il 2020.

Ancora più curiosa è la storia del Bioetanolo, perchè al centro della produzione di automobili alimentate con questo carburante c'è la nostra Fiat. Ma di cosa si tratta? Il Bioetanolo è un alcool ottenuto tramite processo di fermentazione dei prodotti agricoli ricchi di carboidrati e zuccheri, come la canna da zucchero, la bietola, ma anche la frutta, le patate, il frumento, l'orzo e il mais. Può essere utilizzato come biocarburante al posto della benzina, miscelato entro il 30% con la benzina tradizionale, senza particolari accorgimenti tecnici per il motore. In Brasile questo carburante viene utilizzato da decenni in forma pura al 100% come sostituto della benzina e il Paese spicca negli investimenti sul carburante naturale tratto da alcool vegetale, ben più a buon mercato della normale benzina pura. La grande beffa, per noi italiani, è che le automobili che si alimentano col Bioetanolo sono prodotte dalla FIAT, che risulta così essere la maggiore produttrice di auto a Biocombustibile in Brasile. Questi veicoli, dotati di motori Flex con tecnologia italiana della Magneti Marelli, permettono di fare il pieno con la normale benzina, con alcool o con un qualsiasi mix fra i due. Il costo di queste auto è pari a quello di una qualsiasi altra utilitaria.
Nel nostro paese i biocombustibili sono sconosciuti alla maggior parte della popolazione, ci dovremmo chiedere chi trae vantaggio da questa politica economica basata sul petrolio. Non siamo forse tutti noi a pagare, anche con la nostra salute?

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