Un paese sfaldato, impaurito, impoverito, dagli aspetti contraddittori; da una parte la numerologia - forse addirittura concreta - che indica una crescita economica; dall’altra la percezione (e non solo la percezione) di non farcela, in un declino verticale che, come ripetono, sembra duro a morire. Scomponendo gli ultimi dati del rapporto Censis ci sarebbero in dicotomia, un sistema produttivo che si mostrerebbe in ripresa (ma solo grazie al manifatturiero) di pari passo a un senso generale di sfiducia nelle istituzioni, nei partiti politici (potrebbe essere altrimenti?).

 

 

L’italiano medio si è dissanguato aggrappandosi all’illusione di un po' di comfort, smartphone e svago pseudo culturale, mentre l’intera classe politica è a caccia di consensi attraverso l’uso del likes: diciamo la verità, il ritratto del nostro paese e di noi stessi che viene fuori è a tinte fosche, impietoso. Lo humor nero degli italiani si traduce in rancore e non rabbia perché, a ben vedere, la rabbia include una controproposta, un’energia che, seppur scomposta scagli dinamismo, contestazione… mentre il rancore è l’apoplessia, l’accettazione, il penoso ripiegamento.

 

Pertanto, siamo i rancorosi che fanno fatica a laurearsi e trovare lavoro, che investono le proprie risicate risorse in gadget tecnologici, viaggi (sempre meno e in low coast), incollati in un eterno presente privo di proiezioni e soprattutto di progettualità. Con una classe politica e dirigente che ha disatteso tutto ciò che poteva disattendere e oltre, noi rancorosi abbiamo finito di porci il problema; certo lo subiamo ma a questo punto, privi di forze reattive.

 

Rancorosi allo sbando, che molti ipotizzano come prossima “bomba politica” per l’Unione Europea (esagerando certo, non ne abbiamo alcuna intenzione), a corto di una visione d’insieme, un senso dello sviluppo decodificato in rinnovamento intellettuale. In un paese dove, come afferma il Censis, “pochi sono gli esploratori e le retrovie sono in attesa”. E riscontrando anche che “senza un rinnovato impegno politico e un diverso esercizio del potere pubblico, senza la preparazione di un immaginario importante, resteremo nella trappola del procedere a tentoni, alla ventura, senza metodi e obiettivi, senza ascoltare e prevedere il lento, silenzioso progredire del corpo sociale”.

 

Siamo passati da Berlusconi ai governi “tecnici”, fino alla débâcle renziana del partito Democratico, al mancato progetto dei penta stellati. In altre parole: i cosiddetti poteri forti (oggi notevolmente fiaccati, depauperati da sé) e la politica (priva di rappresentatività sociale, anch’essa delegittimata dalla base sociale), hanno fornito nel tempo quel background al rancore diffuso in ogni settore della vita pubblica e privata dei cittadini.  In ogni dove, dal sud al nord, dalle periferie alle grandi aree urbane, generando un disagio sociale evidente e uno sfaldamento; il mancato ricambio (culturale, generazionale) e l’annosa questione “morale”, hanno prodotto il resto.

 

Oltre 1,6 milioni di nuclei familiari sono ridotti in povertà assoluta, il 96,7% in più rispetto al periodo pre-crisi. In questa casistica rientrano tutti, famiglie straniere, chi è in cerca di lavoro, minori, millennial, anziani, particolarmente penalizzati chi ha figli a carico e persone non autosufficienti.

 

I rilevatori economici puntualizzano sulla ripresa industriale, anche se ancora latita l’input degli investimenti privati rispetto a quelli pubblici, sostanzialmente stabili dal 2016 (32,5% in meno al periodo pre–crisi). L’industria cresce in modo costante, secondo il Censis superando quella tedesca. Va bene anche l’export manifatturiero, con posizioni di riguardo assoluto in alcuni comparti del Made in Italy, brand salva - economia, con un numero d’aziende quotate in borsa da 312 a 324 unità e fatturato che si attesta intorno agli 84,2 miliardi di euro. Buono anche il settore immobiliare che sembra tornare a un nuovo slancio.

 

Complessivamente le cifre farebbero ben sperare ma è lo humor e l’anima del paese a soffrire di più, confutando le cifre con una riduzione dei consumi pari al 3,9%, tranne per quei settori cui si parlava, come il fenomeno in crescita nell’utilizzo di dispositivi mediatici che confermerebbe l’amore a tutti i costi degli italiani per i device digitali; grazie ai low coast e le piattaforme online cresce anche il turismo interno.

 

E crescono le città, i capoluoghi certificano un aumento rapido dei propri cittadini rispetto all’hinterland o alle immediate periferie: Roma, Milano, Firenze sono le prime tre che vedono più residenti; ma il dato più interessante sta nel divario che stabilisce il benessere economico delle famiglie. Le grandi aree urbane del sud, Napoli, Palermo e Catania in testa, subiscono un vero e proprio tracollo rispetto al resto del paese, si prolunga il gap soprattutto con il centro nord.

 

Altro dato preoccupante è sul territorio che frana. Le stime intorno ai danni causati dagli eventi sismici con perdite umane altissime (si calcolano negli ultimi settant’anni oltre 10.000 vittime), si enumerano per 290 miliardi di euro, con una media annuale di 4 miliardi.

 

Di contro, l’impegno finanziario dello Stato è insufficiente, con appena 500 – 600 milioni l’anno. Mettiamoci i danni per alluvioni, allagamenti, tracimazioni (dovuti massimamente all’incuria in cui versa il nostro fragilissimo suolo) e la manutenzione della rete idrica su scala nazionale (che perde il 39% dell’acqua trasportata) e i conti non tornano di sicuro.

 

Tralasciando altre voci esaminate nel rapporto Censis, il rancore degli italiani regna sovrano: i dati sono chiari, diremmo quasi monumentali, l’ignominia è tutta riversata sulla politica e i suoi rappresentanti. Un 84% di rancorosi boccia la casta senza pietà, il 78%, il Governo centrale, il 76%, il Parlamento, il 70, le istituzioni e amministrazioni locali. Il rancore senza eguali investe pure la moneta unica, “rea”, d’averci esasperato, spremuti e resi più poveri. 

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy