Cronica mancanza di soluzioni per l’accoglienza dei migranti di passaggio nella Capitale d’Italia. E’ quanto emerge dal terzo Rapporto elaborato dalla Rete legale per i migranti in transito. “Dal primo luglio di quest’anno, i posti per i richiedenti asilo e rifugiati nel sistema SPRAR di Roma Capitale sono stati ridotti di 786 unità. Dei 2774 posti disponibili, la Giunta attuale è riuscita ad affidarne, attraverso procedura pubblica, soltanto 1988, quasi il 30 per cento in meno”, dicono i dati finali del report, tutt’altro che confortanti.

 

 

Numeri insufficienti quanto le strutture e come la generale informativa sulla normativa italiana ed europea: nessun riferimento ai rischi connessi all’attraversamento irregolare della frontiera, sia relativamente al regolamento di Dublino sia alla relocation. Dalla cui risposta dipende la possibilità concreta di ricostruire la loro vita, avviare un progetto, cercare un lavoro e ricongiungersi con i propri cari. Ma, a detta del report, questo passaggio, prima fondamentale tappa per avviare la propria esperienza di radicamento nel nuovo contesto, non è affatto supportato da assistenza legale, destando grandi difficoltà e preoccupazione.

 

Rappresentando l’82 per cento delle prese in carico dalla Rete, tra cittadini eritrei e siriani - i maggiori beneficiari del programma europeo ma non i più rappresentativi numericamente dei flussi migratori attuali -, l’accesso alla procedura di ricollocamento è stata la questione più trattata negli ultimi mesi. Il programma europeo di relocation, scaduto il 17 settembre scorso, non ha prodotto risultati soddisfacenti: su 34.953 trasferimenti previsti dall’Italia ne sono stati effettuati solo 9.353 e con la chiusura del programma, nelle ultime settimane, sono aumentati i profughi eritrei intenzionati a oltrepassare la frontiera, nonostante tutto.

 

E aumentano considerevolmente, del 900 per cento tra il 2015 e il 2016, pure i richiedenti asilo “dublinati”, cioè coloro che, arrivati dapprima in Italia e poi transitati in altri paesi europei, sono stati rispediti al mittente, al quale spetta la competenza di esaminare la loro domanda d’asilo. Per la trattazione della quale e della presentazione di quella di protezione internazionale, la questura di Roma presenta forti criticità: oltre alla consueta prassi di accogliere venti istanze al giorno, si aggiunge, negli ultimi mesi, una limitazione illegittima alla procedura, ossia la richiesta del passaporto, non prevista a livello normativo così come quella della dichiarazione di domicilio dei richiedenti.

 

E la prefettura capitolina non riesce a soddisfare le legittime richieste di accoglienza, generando liste d’attesa che si protraggono per mesi, duranti i quali, i richiedenti attendono l’esito in luoghi di fortuna, senza possibilità immediata di essere accolti, senza alcuna alternativa e senza gli strumenti necessari a consentire loro una corretta ed effettiva inclusione.

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