di Alessandro Iacuelli

Il governo ha deciso di non reiterare il decreto di nomina del generale Carlo Jean, attuale presidente della Sogin, a commissario straordinario per la messa in sicurezza e lo smaltimento dei rifiuti nucleari. Jean non è stato sostituito. Semplicemente termina il commissariato straordinario per la sicurezza nucleare, si ritorna alla gestione normale, anche se il problema delle scorie resta ancora oggi irrisolto. L'istituzione del commissariato per i rifiuti nucleari, avvenuto nel 2003 soprattutto per motivi di antiterrorismo, visto che si temevano in Italia attentati che coinvolgessero le centrali nucelari in fase di smantellamenti, rese il generale Jean detentore, per tre lunghi anni, di poteri supestraordinari che non si limitavano alle misure antiterrorismo ma a tutte le attività di messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi e delle sedi dove queste scorie sono presenti. In pratica il compito che avrebbe dovuto svolgere istituzionalmente la Sogin, cioè la stessa società di cui Jean è presidente. Se andiamo a guardare i fatti, il costoso commissariato "nucleare" in questi anni non ha portato a termine il suo compito, neanche con i poteri straordinari. L'attività di Jean nella veste di commissario iniziò con la vicenda di Scanzano ionico, dove con un tentato blitz si pensava di collocare il sito definitivo di tutte le scorie presenti in Italia, tentativo naufragato con un clamoroso dietrofront da parte del Governo. Dopo quella vicenda, Carlo Jean, si è avvalso dei poteri sostitutivi conferitigli dal Governo anche in materia edilizia, per la realizzazione di un deposito temporaneo di rifiuti radioattivi nel sito della centrale nucleare del Garigliano, nel comune di Sessa Aurunca, deposito che di temporaneo sembra che abbia solo il nome. Infatti, per la Sogin la struttura sarebbe necessaria come deposito temporaneo nell’ ambito delle attività di smantellamento dell’ impianto, che attualmente è in uno stato di custodia protettiva passiva . Ma la cittadinanza e la maggior parte delle forze politiche sono contrarie, perché temono che la soluzione, da provvisoria, possa rivelarsi definitiva, stanti le persistenti difficoltà nell’ individuare un sito nazionale dopo che è venuta meno l’ opzione di Scanzano Ionico. Dal 2003 ad oggi, la gestione ordinaria e quella straordinaria del commissario Jean" non hanno prodotto risultatati positivi", ha dichiarato il ministro Pecoraio Scanio, "al contrario: la situazione è più confusa di prima".

Finisce il commissariato, ma i problemi restano; a Saluggia, dove dalla piscina di contenimento delle barre di uranio fuoriusciva acqua con il rischio di inquinare le falde di acqua potabile, o a Rotondella dove un episodio analogo non è mai stato chiarito sino in fondo, per non parlare di quanto avvenuto a Latina, e documentato qui su Altrenotizie.

In tutti i siti dove ancora sorgono le ex centrali nucleari in attesa di dismissione e che ancora contengono al loro interno materiale altamente contaminato e scorie in attesa di collocamento, sono avvenuti dal 2003 ad oggi, o incidenti o manovre poco chiare da parte del commissariato, e a nulla sono valse le proteste e le azioni delle amministrazioni locali: di fronte ad un commissariato straordinario, con poteri che vanno al di là delle regole democratiche, non c'è comune, provincia o regione che tenga, e la trasparenza è stata puntualmente calpestata. Calpestata al punto che c’ è chi, come il deputato Alessandro Longhi, chiede una commissione d’ inchiesta anche sulla Sogin, per fare chiarezza su quanto avvenuto fino a tutto il 2006, relativamente alla gestione degli appalti che in virtù, dei superpoteri da commissario, Jean poteva affidare in trattativa diretta.

Tutto adesso tornerà sotto il diretto controllo dell’ Agenzia nazionale per la protezione dell’ ambiente (Apat), e quindi del Ministero dell’ Ambiente, in attesa che l’ intera struttura della Sogin venga riorganizzata, compito questo del ministero dello Sviluppo. Anche se il ministro dell’ Ambiente non esclude il ricorso alla pratica del commissariamento, ma che verrà eventualmente adottato relativamente a singoli casi di specie. E riguardo alla vicenda del sito unico e definitivo per le scorie, l’ intenzione del ministro Pecoraro Scanio è quella di ripartire dalle conclusioni della commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti della XIII legislatura, presieduta da Massimo Scalia, non escludendo l’ ipotesi di trovare una sede anche fuori dall’ Italia per le scorie più pericolose (ovvero quelle a più alta radioattività), che rappresentano per una parte più piccola rispetto all’ insieme dei rifiuti radioattivi da sistemare. La spedizione verso l'estero, volendo essere precisi, avviene già da qualche tempo. Ad esempio, le scorie dell’ ex impianto nucleare piemontese di Bosco Marengo sono state spedite in Kazakhistan.

E' proprio tutta la questione riguardante le scorie, prima ancora che lo smantellamento delle centrali, a riportarci al vero problema di fondo: nel mondo ci sono 250.000 tonnellate di rifiuti radioattivi in attesa di essere sistemati in siti di stoccaggio, e non si sa cosa farne. Prendiamo il caso degli Stati Uniti che per primi hanno utilizzato questa tecnologia a scopi energetici, dove nessuno sa come e dove sistemare questo materiale, non recuperabile, non riciclabile se non in mimina parte. Di questo non si parla quando da più fronti, soprattutto in Italia, si parla sempre più spesso di un ritorno al nucleare come fonte di energia. Senza contare che l’ uranio, che è alla base della produzione di energia nucleare, non è affatto una fonte rinnovabile e quindi potrà essere disponibile solo per un tempo limitato. Trattandosi di un elemento molto raro, a seconda delle stime potrà durare appena per altri 50 o 70 anni.

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