Con 538 ordinanze di custodia cautelare, il 2017 è stato l’anno in cui sono stati effettuati tanti più arresti per crimini contro l’ambiente e tante più inchieste sui traffici illeciti di rifiuti che in tutta la storia italiana. Più 139 per cento rispetto al 2016. I numeri: 158 arresti per delitti di inquinamento ambientale, disastro e omessa bonifica, 614 procedimenti penali avviati, 76 inchieste per traffico organizzato, 177 arresti, 992 trafficanti denunciati, 4,4 milioni di tonnellate di rifiuti sequestrati - settore dove si concentra la percentuale più alta di illeciti.

 

Predilette dai trafficanti per finte operazioni di trattamento e riciclo ci sono i fanghi industriali, le polveri di abbattimento fumi, i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, i materiali plastici, gli scarti metallici, carta e cartone. Più di 6mila le persone denunciate per reati contro la biodiversità e circa 7mila sono state le infrazioni.

 

Crescono i reati nel settore agroalimentare: 37mila, con 22mila persone denunciate, 2773 sequestri e 196 arresti: ittico, vini e alcolici, cosmesi, ristorazione. Una media di 10 infrazioni al giorno nel ciclo illegale del cemento, sebbene in diminuzione: secondo le stime del Cresme, riportate sul dossier Ecomafia 2018 di Legambiente, in Italia solo nel 2017, sarebbero state costruite circa 17mila nuove case abusive.

 

 

Sessanta sacchetti della spesa su cento in circolazione sono fuori legge e 719 sono stati i furti delle opere d’arte (in crescita del 26 per cento) che hanno comportato 1136 denunce, 11 arresti e 851 sequestri effettuati in attività di tutela, con un fatturato incassato stimato proveniente dai furti d’arte oscillerebbe sui 336 milioni di euro.

 

La corruzione rimane, purtroppo, il nemico numero uno dell’ambiente e dei cittadini che, nello sfruttamento illegale delle risorse ambientali riesce a dare il peggio di sé: l’alto valore economico dei progetti in ballo e l’ampio margine di discrezionalità in capo ai singoli amministrativi e pubblici funzionari crea l’humus ideale per le pratiche corruttive.

 

“I numeri di questa nuova edizione del rapporto Ecomafia – dichiara il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani – dimostrano i passi da gigante fatti grazie alla nuova normativa che ha introdotto gli ecoreati nel codice penale, ma servono anche altri interventi, urgenti, per dare risposte concrete ai problemi del paese. La lotta agli ecocriminali deve essere una delle priorità inderogabili del governo, del parlamento e di ogni istituzione pubblica, così come delle organizzazioni sociali, economiche e politiche, dove ognuno deve fare la sua parte, responsabilmente”. Anche i cittadini.

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