Con una temperatura superiore di 1,53 gradi rispetto alla media, il 2018 è ufficialmente - dal 1800 - l’anno più caldo per l’Italia. Che, trovandosi al centro di un’area considerata un hot spot del cambiamento climatico, potrebbe essere una delle aree più sensibili alle conseguenze (imprevedibili) nel rapporto tra temperatura dei mari, venti e precipitazioni.

 

Sono le città, le zone più a rischio. Per due motivi: per il consumo e l’impermeabilizzazione dei suoli prodotti - negli ultimi settanta anni - da case, capannoni, strade e parcheggi; perché viviamo in uno dei paesi più delicati dal punto di vista idrogeologico del mondo. Nel 2018 si sono registrati centoquarantotto eventi con impatti rilevanti: si è aperto con la siccità record registrata nel centro-sud, è stato caratterizzato - più di altri anni - da trombe d’aria sempre più intense che hanno fatto contare quarantuno danni e da allagamenti causati da piogge intense ed esondazioni fluviali, che si sono ripetuti in Sardegna.

 

 

Il 2018 verrà menzionato soprattutto per le conseguenze drammatiche delle colate di acqua e fango che hanno provocato decine di morti, da sommarsi alle vittime segnalate a causa di violenti venti. In tutto trentadue.

 

Dal 2010 a oggi, sono stati duecentosessantaquattro i Comuni interessati da eventi meteorologici estremi: quattrocentotrentasette quelli che hanno procurato danni da nord a sud della penisola. Nello specifico, centoquaranta casi di allagamenti da piogge intense, centotrentatre casi di danni alle infrastrutture con sessantotto giorni di stop a metropolitane e treni urbani, dodici casi di danni al patrimonio storico, diciassette casi di danni provocati da prolungati periodi di siccità, ottanta eventi con danni originati da trombe d’aria, diciassette casi di frane, sessantotto giorni di blackout elettrici e sessantadue gli eventi causati da esondazioni fluviali.

 

Centottantanove le vittime del maltempo, con trentadue morti solo negli ultimi mesi e l’evacuazione di oltre quarantacinque mila persone a causa di frane e alluvioni. La ricerca (da cui sono tratti i dati) Cronaca di un’emergenza annunciata, redatta da Legambiente, “rende evidente la diffusione e la dimensione degli impatti dei fenomeni meteorologici estremi nel territorio italiano, resi ancor più drammatici dal dissesto idrogeologico, da scelte urbanistiche sbagliate e dall’abusivismo edilizio”, ha commentato il vicepresidente di Legambiente, Edoardo Zanchini.

 

Che continua: “Proprio per questo il Paese ha bisogno di approvare un piano nazionale di adattamento al clima, come hanno fatto gli altri paesi europei, in modo da coordinare le politiche di riduzione del rischio sul territorio. Occorre dar avvio a interventi rapidi e politiche di adattamento a partire dai grandi centri urbani, attraverso nuove strategie e adeguate risorse economiche”.

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