di Liliana Adamo

Dopo due giorni incessanti di devastazioni in Europa centrale ed orientale, con un bilancio di 46 persone che hanno perso la vita, il drammatico colpo di coda dell’uragano Kryll, si è arginato in mare. Nella baia di Lyme, esattamente nella bellissima località di Lyme Regis, 200 tonnellate di carburante hanno già aggredito varie colonie d’uccelli marini, mentre al largo di Branscombe, nei pressi di Sidmouth, nel Devon, a nulla è servito innalzare in tutta fretta le barriere anti-contaminazione a cingere la MSC Napoli adagiata su un lato, poiché i container pieni di rifiuti tossici, caduti dall’imbarcazione, hanno rischiato di danneggiarle; ed è così che una chiazza nera, larga circa 8 chilometri, si è diretta implacabile verso le coste alte e frastagliate di Beer Head, ad arrecare nuovi danni ambientali. Dopo alcuni tentativi andati a vuoto, per il mare mosso ed altri impedimenti, le idrovore delle squadre di soccorso sono riuscite a pompare il carburante che ancora stagnava nei serbatoi e stabilizzare la posizione della nave; secondo quanto riferito da Robin Middleton, nominato dal governo a dirigere le operazioni, ben due navi sono state prese in affitto, per trasferire il carburante impaludatosi nella stiva della MSC Napoli. Si contano 150 container pari ad un peso di 1700 tonnellate, che contengono sostanze tossiche, rispetto ai 2394 “cassoni” che compongono il resto dello stoccaggio; quelli finiti in mare includevano legno di quercia, motociclette BMW, ricambi d’autovetture, “resti” che hanno fluttuato tra le onde, prima d’approdare sulle spiagge e finire come mercanzia per lo sciacallaggio.

Al momento si cerca di fare il possibile, ma è ormai una lotta contro il tempo, le paratie e i fluidificanti usati dai guardacoste e dalle squadre di soccorso a contrastare l’avanzata della marea nera, sarebbero in grado (forse) di “cancellare e annientare” quei materiali altamente inquinanti che ridurrebbero ad “ultima dimora” una delle zone più belle e più protette del Regno Unito, la costa di Devon con i suoi mille uccelli e la sua preziosa biodiversità marina.

La britannica MSC Napoli è stata costruita nel 1991 e dal Belgio faceva rotta verso il Portogallo, col suo carico di motociclette, acidi per batterie, prodotti per profumeria e per la costruzione d’air bag, quando la spallata di Kryll l’ha quasi colata a picco. L’equipaggio, formato da 26 persone, è stato tratto in salvo dagli elicotteri della guardia costiera. Ad oggi, l’allarme ambientale resta altissimo, la sciagura in mare minaccia 10.000 uccelli, per non parlare di un intero habitat marino che rischia la contaminazione e la morte.

Ancora una volta siamo costretti ad interrogarci sull’ennesimo disastro ambientale causato dal solito cargo vagante carico di veleni, mentre i paesi europei chiedono un rafforzamento dei controlli e, soprattutto della legislazione. Il ministro all’Ambiente, Pecoraio Scanio, reclama all’alto Commissario Dimas, una procura europea a perseguire i crimini ambientali, le scelleratezze perpetrate dalle ecomafie o da lungimiranti “agenti di trasporto” che, a poco prezzo, affidano a presunte “carrette di mare” merci rischiose, sostanze tossiche, al massimo grado inquinanti, “atti criminali che valgono quanto un atto terroristico”.

E’ tempo d’aggiornare le nostre legislazioni e non affidarle a normative diverse dei singoli stati; intanto che muore un'altra fetta del nostro patrimonio ambientale, qualcosa si sta muovendo: da un mese circa è ufficiale il nuovo elenco delle navi su cui pendono provvedimenti di rifiuto transitorio all’accesso nei porti europei, grazie ad una direttiva che monitora la sicurezza navale, per quel che concerne il rischio d’inquinamento o le cattive condizioni di vita e lavoro a bordo. L’elenco delle carrette è stato reso pubblico recentemente a Bruxelles, in lista nera compaiono i mercantili che battono bandiera panamense, ma anche navi turche, cambogiane, coreane, delle Comore, Libano, Siria e Slovacchia.

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