di Cinzia Frassi

Certo, è stato uno scherzetto quello messo in scena da Al Gore sul palcoscenico del Kodak Theatre. Dopo i ringraziamenti di rito, si è prodotto in una giocosa finzione, interrotta subito dalla musica, con la quale ha recitato l’annuncio della sua candidatura alle presidenziali americane, ma da quel momento non si può fare a meno di immaginarlo fronteggiare Hillary Clinton o Barak Obama in un faccia a faccia televisivo nella prossima corsa alla Casa Bianca. Del resto deve essere un ricordo impossibile da rimuovere quel risultato elettorale del 2000, in bilico sulla Florida e risolto per mano del giudice, che incoronò al suo posto George W. Bush a Presidente degli Stati Uniti. Alla 79esima edizione della notte degli Oscar, due dorate statuette vanno al documentario “An Inconvenient Truth” – una scomoda verità - sulla minaccia del riscaldamento del pianeta causato dalle emissioni di gas inquinanti: al regista Davis Guggenheim ed ai produttori Lawrence Bender, Laurie David, Lesley Chilcott e Scott Z. Burns. Un altro riconoscimento è andato alla colonna sonora del film “I Need To Wake Up”. Al Gore è il protagonista del lavoro del premiato regista Davis Guggenheim in cui rappresenta, in base alle prime critiche con accattivanti quanto efficaci animazioni, gli effetti del riscaldamento globale, l’innalzamento del livello dei mari, l’affogare di vaste aree delle terre emerse e la tragica invasione di milioni di persone alla ricerca di altri lidi dove vivere. Il tutto con un Al dal piglio minaccioso, serio nel prospettare la catastrofe del futuro.

Intendiamoci, quello del riscaldamento globale è “il problema” per antonomasia ed è importantissimo che i riflettori si siano puntati anche su questo lungometraggio che troverà grande diffusione contribuendo a sensibilizzare il grande pubblico. Magari anche chi è andato al Kodak Theatre preferendo auto ecologiche, lasciando a casa le lussuosissime limousine. Si perché pare che molte star di Hollywood stiano attraversando la loro fase ecologista. Va da sé che si tratta di una statuetta “sensibile” e più che mai utile a catturare l’attenzione degli spettatori. L’opinione pubblica può fare molto per costringere la comunità internazionale, formata proprio dagli Stati che inquinano, a prendere tutte le misure necessarie per imprimere una controtendenza decisiva al riscaldamento globale del pianeta: un’adeguata sensibilizzazione può spostare consensi. Durante le elezioni i consensi diventano voti.

L’ex vice presidente di Clinton si è esibito anche in una dichiarazione “morale” davanti ai 3.400 spettatori in pompa magna ed a milioni di telespettatori. "Amici americani, popoli di tutto il mondo" dobbiamo risolvere la crisi climatica”. Subito dopo, sempre riferendosi prima ai suoi amici americani, ha cercato di sgonfiare il movente politico sottolineando che “non è una questione politica, ma morale. Abbiamo tutto quello che ci serve per cominciare, con l'unica eccezione possibile della volontà di agire; che però è una risorsa rinnovabile".

Da un lato Al Gore è un viatico d’eccezione per un documentario di grande attualità che ha tutti gli elementi per sbancare i botteghini, ma che oggi ha anche un protagonista democratico “sospettabile” di essere all’inizio della sua corsa alla Casa Bianca. Intanto il documentario entrerà nelle aule scolastiche di scuole superiori d’oltremanica, dopo la decisione del Dipartimento per l’Istruzione di Londra di inserire il tema del clima e dei suoi pericolosi cambiamenti nei programmi scolastici. Ci auguriamo che in America venga promosso anche tra i banchi degli studenti più piccoli.

Dall’altro non si può non sottolineare come quella del mancato presidente del 2000, sia una campagna, una crociata personale in nome della lotta ai cambiamenti climatici e alle emissioni che li provocano. Ricordiamoci che fu George W. Bush a fare carta straccia del protocollo di Kyoto che l’amministrazione Clinton aveva invece sottoscritto. Consideriamo anche che le cose proprio non stanno andando per il verso giusto all’attuale Presidente degli Stati Uniti, praticamente in nessun campo. E allora viene da domandarsi se Al Gore voglia correre con la statuetta hollywoodiana fino alla Casa Bianca servendosi della spinta ecologista, che dopo un’amministrazione all’insegna della guerra nel pantano iracheno suscita grande appeal, oppure abbia deciso di darsi al cinema.
Quando lo sapremo, sarà comunque per il clima una scomoda verità.






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