Effetto Trump: Canada ai liberali

di Mario Lombardo

Le prime conseguenze elettorali del secondo mandato presidenziale di Donald Trump si sono potute osservare nella giornata di lunedì, anche se non negli Stati Uniti e con risultati che hanno evidenziato un’influenza indiscutibilmente negativa. L’inquilino della Casa Bianca è stato infatti un fattore decisivo nel voto anticipato in Canada che ha fatto registrare uno dei recuperi più...
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India-Pakistan, la miccia del Kashmir

di Michele Paris

Per la quarta notte consecutiva dall’attacco terroristico di settimana scorsa in Kashmir, le forze armate di India e Pakistan si sono scambiate colpi di arma da fuoco lungo la linea del confine di fatto che divide i due paesi asiatici. L’escalation dello scontro dopo l’assassinio di 26 turisti ha già raggiunto livelli molto pericolosi, con Nuova Delhi che potrebbe bombardare il Pakistan e ha preso la decisione senza precedenti di sospendere un fondamentale trattato sulla condivisione delle acque del fiume Indo, mentre da Islamabad è arrivata la minaccia esplicita del possibile uso di armi nucleari. Sull’episodio di sangue nella regione contesa non c’è ancora chiarezza, ma le tensioni che sono subito prevedibilmente esplose...
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di Emanuela Pessina

BERLINO. Alla riunione di Mosca del G20, al centro del dibattito ci sono e le svalutazioni competitive, il nuovo cruccio più o meno dichiarato dei ministri della Finanza e dei banchieri che vi prenderanno parte. Una moneta debole favorisce l’economia interna di una nazione, a discapito tuttavia degli altri Paesi, e nessun limite è stato finora stabilito all’attuazione di una simile politica monetaria: c’è già chi comincia a parlare di una vera e propria guerra delle valute.

I riferimenti, in questo senso, non sono del tutto casuali. La preoccupazione maggiore è rivolta al Giappone, dove la Banca centrale ha attuato negli ultimi tempi una decisa politica di allentamento dello Yen. Tokyo ha svalutato la propria moneta, rendendo più appetibili le esportazioni e favorendo l’economia interna, ma creando non pochi problemi alle economie degli altri Paesi. Negli ultimi sei mesi l’euro si è apprezzato quasi del 30 percento sulla moneta giapponese: l’aumento dei prezzi ha fatto calare le importazioni dall’Europa drammaticamente.

Per gli esperti, il timore di una guerra delle valute è eccessivo e il rischio reale di attuazioni di svalutazioni competitive è del tutto improbabile. Ne sono convinti, ad esempio, Mario Draghi, il presidente della Banca centrale europea (Bce), e Christine Lagarde, la direttrice del Fondo monetario internazionale (Fmi), che sottolineano l’assenza di particolari anomalie nel corso attuale delle principali valute.

Ma la tentazione rimane forte, soprattutto quella dei più scettici di presentire un tale conflitto, perché un cambio favorevole può far comodo a tutte le economie, e la situazione di crisi attuale non sembra lasciar spazio a scrupoli di nessun tipo. Tanto per dirne una: oggi la Grecia ha una disoccupazione giovanile del 60 percento, cosa non si farebbe per riprendere un contesto talmente grave? Da anni, ormai, Bce e Federal Reserve (Fed), proprio in risposta alla ormai onnipresente crisi, attuano politiche monetarie che garantiscano tassi d’interesse bassi.

La debolezza dell’euro favorirebbe le esportazioni della Grecia, così come quella di Spagna, Italia e così via, aiutando la ripresa delle maglie nere d’Europa e, di conseguenza, tutta l’economia continentale. Diventa difficile non aspettarsi l’introduzione di politiche monetarie che puntino a migliorare la situazione economica interna, pur alle spese degli altri Paesi. È arduo non pensare male, nonostante le rassicurazioni degli esperti, per cui la guerra delle valute rimane uno scenario inverosimile.

Il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, uno dei protagonisti della politica economica dell’Eurozona, si è espresso, a margine del G20, a favore di una politica monetaria basata sul libero gioco di domanda e offerta e non determinata dall’intervento degli Stati. In un articolo della versione online dell’autorevole settimanale tedesco Spiegel, il ministro si definisce “sicuro” di una posizione unanime di tutti i partecipanti al G20 in questo senso.

Non sembra della stessa idea Sergej Glasew, economista russo da poco entrato a fare parte del cerchio di consulenti del presidente russo Vladimir Putin, per cui la guerra delle valute sarebbe già in atto. Secondo Spiegelonline, Glasew accusa Washington di fare pressione sul dollaro per fare incetta delle aziende russe: per l’esperto si tratta di una vera e propria “aggressione legalizzata” da parte degli Stati Uniti.

La Russia, in realtà, punta ad avere una maggiore influenza nell’ambito del Fondo monetario internazionale, organizzazione in cui hanno predominato finora Europa e Stati Uniti, e le sue aspettative sono ambiziose. Fra i temi di discussione di questo G20 non mancherà sicuramente il ribilanciamento delle voci all’interno dell’Fmi, questo è poco ma sicuro.

Tra gli altri temi ci sono la regolamentazione dei mercati, il risanamento del bilancio, i piani di crescita e gli investimenti, ma a premere sarà probabilmente la questione delle valute. E una politica monetaria che garantisca la stabilità dei prezzi e la crescita e non indebolisca le rispettive valute.

Tra gli altri temi del G20 ci sono la regolamentazione dei mercati,il risanamento dei bilanci, il piano di crescita dei singoli Stati e gli investimenti, ma a premere sarà probabilmente la questione delle valute e la necessità di una politica monetaria che garantisca la stabilità dei prezzi e la crescita e non indebolisca le rispettive valute. Sempre che il confine tra lecito e non lecito sia già stato superato, come qualcuno già sospetta, e una guerra delle valute, se così la si vuol chiamare, non sia già in corso.


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