BRICS: serve un salto di specie

di Fabrizio Casari

Durante il diciassettesimo incontro annuale dei BRICS, recentemente celebratosi a Rio de Janeiro, i leader del blocco hanno proposto di avanzare nella creazione di un nuovo sistema di transazioni finanziarie nell’ambito dell’Iniziativa dei Pagamenti Transfrontalieri dei BRICS, con l’obiettivo di facilitare transazioni più accessibili, rapide e sicure tra i Paesi membri. L’iniziativa mira...
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Ucraina, il circo dei perdenti

di Mario Lombardo

La conferenza di giovedì a Roma sulla ricostruzione dell’Ucraina è a tutti gli effetti l’ennesimo tentativo degli alleati del regime di Zelensky di auto-illudersi di potere influire in qualche modo sulle sorti della guerra in corso dal febbraio 2022. Viste le premesse, dichiarazioni e avvertimenti lanciati durante il vertice appartengono a una realtà parallela, plasmata dal terrore dell’ex comico televisivo ucraino per la sorte personale che lo attende e dalle velleità dei leader europei di evitare una sconfitta epocale nella “guerra per procura” di cui essi stessi, assieme alla precedente amministrazione americana, sono interamente responsabili. In teoria, ciò che conta nel concreto viene deciso sull’asse...
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di Carlo Musilli

Di fronte al terrorismo, l'Europa riesce finalmente a mettere nel cassetto il vangelo secondo Maastricht. Dopo i fatti di Parigi, il presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, ha ammesso che la Francia "deve affrontare dei costi supplementari" per la sicurezza e queste spese non possono "ricevere lo stesso trattamento delle altre" rispetto al Patto di Stabilità. Un principio che, secondo il premier italiano Matteo Renzi, è "positivo, giusto e sacrosanto", perciò dovrà "valere anche per gli altri Stati: figurarsi se uno sta attento allo 'zero virgola' sulla sicurezza".

L'apertura alla flessibilità in funzione anti-terrorismo è arrivata dopo che Bruxelles aveva già concesso indulgenza contabile sulle spese eccezionali annunciate da François Hollande. A spiegare la presa di posizione politica e ideologica alla base di questa scelta è stato Pierre Moscovici, commissario europeo agli Affari economici nonché ex ministro francese delle Finanze: "Una cosa è chiara nelle circostanze attuali - ha detto - in questo momento terribile la sicurezza dei cittadini in Francia e in Europa è la priorità assoluta e la Commissione Ue lo capisce pienamente".

Com'era ovvio, nessuno ha protestato quando il premier francese Manuel Valls ha fatto sapere che i parametri di budget concordati da Parigi con l'Ue "saranno ampiamente superati" e che l’Europa "dovrà comprendere" tali necessità della Francia e permetterle di utilizzare nuovi fondi per Polizia, Gendarmeria e Intelligence. Per la verità, è ormai da anni che la Francia non rispetta i vincoli di bilancio europei e di solito quando ha bisogno di una deroga non la chiede, semmi la annuncia, e Bruxelles si limita a mettere il timbro in silenzio.

Stavolta però il trattamento di favore riservato a Parigi non ha a che vedere con il potere politico-economico di cui la Francia dispone, ma con la gravità della minaccia terrorista che incombe su tutta l'Europa. Di conseguenza, qualsiasi concessione a Hollande e a Valls in termini di finanza pubblica non varrà più solo per loro, ma dovrà essere estesa a ogni membro dell'Eurozona. In questo modo entra in vigore una nuova regola finora mai enunciata con tanta chiarezza: il patto di Sicurezza vince su quello di Stabilità.

E' chiaro a tutti che si tratta di un principio "giusto e sacrosanto", per dirla con Renzi. La domanda a cui rispondere, semmai, è un'altra: era davvero necessario arrivare a questo punto per capire che il rispetto dei vincoli di bilancio non è il primo obiettivo da perseguire quando in gioco c'è la vita delle persone? In nessun Pese i conti pubblici esplodono se a fine anno il deficit è al 3,2 piuttosto che al 2,9% del Pil. E questo non significa che sia giustificabile o auspicabile una spesa pubblica fuori controllo, ma che in caso di necessità gli Stati hanno il dovere d'intervenire, deficit o non deficit.

L'urgenza imposta dal terrorismo è particolarmente evidente e oggi, giustamente, siamo tutti convinti che la tutela della sicurezza fisica dei cittadini sia più importante delle questioni di budget. Quello che si fa più fatica a comprendere è per quale ragione finora l'Europa non abbia dato lo stesso valore alla sicurezza sociale.

Per quanto in lieve diminuzione, lo scorso settembre i disoccupati nell'Eurozona erano ancora 17,3 milioni, pari a un tasso del 10,8%, secondo Eurostat. A ottobre, inoltre, lo stesso istituto di statistica comunitario ha fatto sapere che nel 2014 le persone a rischio povertà o esclusione sociale nell’Unione europea erano 122 milioni, circa il 25% del totale, contro il 23,8% del 2008. In altre parole, solo l'anno scorso un europeo su quattro versava "in condizione di grave deprivazione di beni materiali". Peggio della media l'Italia, dove nel 2014 la quota delle persone a rischio povertà ha raggiunto il 28,1%, in aumento del 2,8% rispetto al 2008.

Purtroppo a Bruxelles questi numeri vengono ancora considerati dei danni collaterali tutto sommato accettabili. O, perlomeno, non sono visti come una motivazione sufficiente per interrompere il culto del vangelo secondo Maastricht.


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