Siria, il “rebranding” del terrore

di Mario Lombardo

Il governo americano e quello di Israele stanno cercando di accelerare il processo di normalizzazione dei rapporti con il regime di fatto siriano, guidato dal qaedista Ahmed al-Sharaa, nel quadro del riassetto strategico perseguito dai due alleati in Medio Oriente. L’amministrazione Trump ha sospeso lunedì in via formale quasi tutte le sanzioni che gravavano da oltre un decennio sulla Siria,...
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L’Iran e la deterrenza interconnessa

di redazione

La "dottrina" dei missili a lungo raggio della Repubblica Islamica non è solo una questione di accumulo di arsenali, ma rappresenta una trasformazione quarantennale che dall'improvvisazione dovuta a esigenze di sopravvivenza è approdata alla supremazia operativa di fronte al dominio aereo occidentale e israeliano. Sotto un cielo regionale a lungo dominato dalla superiorità aerea e d'intelligence statunitense e israeliana, decenni fa l'Iran ha preso una decisione fatidica. Non avrebbe cioè cercato di eguagliare i suoi avversari carro armato contro carro armato o aereo contro aereo, ma avrebbe invece costruito da zero un deterrente asimmetrico. Piuttosto che inseguire il miraggio della parità militare classica, Teheran ha sviluppato un...
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di Carlo Musilli

Dopo il prevedibile flop dell’aumento di capitale sul mercato, per il Monte dei Paschi si spalancano le porte della nazionalizzazione. Quasi nessuno usa questa parola, forse perché evoca spettri sovietici, ma è esattamente di questo che si tratta.

Con il decreto salva-banche varato fulmineamente la settimana scorsa, il governo mette sul piatto l’equivalente di una manovra finanziaria: 20 miliardi di euro per salvare non solo Mps, ma anche le due malandate banche venete (Popolare di Vicenza e Veneto Banca) e i quattro istituti nati dalla risoluzione di CariChieti, CariFe, Banca Etruria e Banca Marche.

Insomma, se mai ce ne fosse ancora bisogno, questo provvedimento dimostra che quando si vuole il denaro si trova, il debito pubblico si fa salire senza troppe remore e le leggi si approvano in giornata nonostante il demoniaco bicameralismo perfetto.

Ma torniamo ai fatti. Solo per acquisire la maggioranza assoluta nel capitale dell’istituto senese lo Stato potrebbe sborsare fino a 7 miliardi, mentre il conto dell’intervento complessivo non dovrebbe superare quota 15 miliardi. In questo modo rimarrebbero in cassa le risorse per fronteggiare eventuali nuove crisi.

Prima di tutto, però, c’è da affrontare Bruxelles. La Commissione europea ha dato un via libera di massima al salvataggio pubblico delle banche italiane, ma, prima di approvare in via definitiva il piano di Roma, verificherà che la procedura rispetti le condizioni imposte dalle regole comunitarie.

La più pesante è quella che impone di accompagnare l’aiuto dello Stato con la cosiddetta “burden sharing”. In sostanza, al costo del salvataggio dovranno partecipare anche gli azionisti e i titolari di bond subordinati. Fra questi ultimi, però, saranno solo gli investitori istituzionali a subire delle perdite, a causa della conversione dei bond in azioni pari al 75% del valore nominale delle obbligazioni.

Ai piccoli risparmiatori, invece, saranno distribuite obbligazioni ordinarie (assai più sicure) per lo stesso ammontare dei titoli subordinati in portafoglio. Questa forma di tutela si basa però su un presupposto: Montepaschi dovrebbe ammettere di aver ingannato circa 40mila dei suoi clienti, vendendo loro bond per 2,1 miliardi di euro senza averli informati adeguatamente dei rischi.

Dopodiché lo Stato dovrà avviare il risanamento della Banca, un percorso lungo e pieno di insidie. Di sicuro non arriveranno sconti da Bruxelles, su cui si mantiene alto il pressing di Wolfgang Schaeuble, ministro tedesco delle Finanze, e del suo fido vassallo Jeroen Dijsselbloem, presidente dell’Eurogruppo. I due, forse ormai per abitudine, sfogano tutta la loro ferocia repressa su noi spreconi euromeridionali. Basti pensare all’ennesimo colpo inferto pochi giorni fa alla Grecia, che si è vista bloccare gli aiuti solo perché Tsipras si era permesso di distribuire parte del surplus di bilancio alle pensioni minime e alle isole travolte dalla crisi dei migranti.

E se Atene piange, Siena probabilmente non riderà. Christoph Schmidt, uno dei consiglieri economici della cancelliera Angela Merkel, ha già lanciato i suoi anatemi contro il salvataggio di Mps, cui non dovrebbero partecipare “i contribuenti”.

Peccato che Schmidt eviti di ricordare il caso della banca tedesca Hsh Nordbank, che si appresta a ricevere un’iniezione di denaro pubblico da circa 10 miliardi di euro (il doppio dell’aumento di capitale tentato da Montepaschi) per evitare il collasso a causa dei prestiti deteriorati legati al settore navale.

La sola differenza con la vicenda Mps è che il salvataggio di Nordbank è stato approvato dalla Germania prima che entrassero in vigore le nuove regole europee sulle risoluzioni bancarie. Alla fine è questione di stereotipi: i tedeschi arrivano puntuali. Noi, invece, sempre in ritardo.

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