Gaza, il piano dello sterminio

di Mario Lombardo

La risoluzione approvata lunedì dal gabinetto israeliano del primo ministro/criminale di guerra, Benjamin Netanyahu, ha tutto l’aspetto di una soluzione finale al “problema” palestinese nella striscia di Gaza. Occupazione militare permanente, espulsione o confinamento degli abitanti in campi di concentramento, restrizioni estreme nella distribuzione di cibo e aiuti, sterminio puro e...
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Gli USA si annettono l’Ucraina

di Fabrizio Casari

L’accordo sulle terre rare tra Stati Uniti e Ucraina è stato firmato, ma chiamarlo accordo è uno strano modo di definire l’esproprio del 50% delle ricchezze nazionali da parte di un paese verso un altro. Non si può negare, infatti, che con l’accordo si sia suggellata un’autentica vergogna per l’Ucraina che cede le sue scarse ricchezze residue in cambio del protettorato statunitense. La firma del suo presidente (abusivo) consente lo spoglio di una delle due fonti di ricchezza del suo Paese, con la prima (quella agricola) già ceduta alle multinazionali statunitensi. Quindi la famosa indipendenza di Kiev dalla Russia è in realtà una dipendenza totale dagli Stati Uniti. L’accordo era già previsto dall’insediamento di Trump...
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Chi sceglie di manifestare il proprio dissenso politico fischiando, può disturbare, non essere condiviso, ma la democrazia ci insegna che è lecito poterlo fare. Chi invece sceglie di contestare un governo bruciandone la bandiera o togliendo la parola ad un avversario politico, o aggredirlo anche verbalmente, significa che vuole comunicare di aver deciso di utilizzare strumenti di odio e di intolleranza. Strumenti che nulla hanno a che fare con quelli della democrazia.

Se però Deborah Fait scrive che "i nazirossi quest'anno si sono scatenati forse perché forti del fatto di aver vinto le elezioni", non fa altro che falsificare la realtà creando confusione. Ecco, trovo che questa affermazione sia molto pericolosa per chi la legge senza avere gli strumenti necessari per valutarla. Trovo invece utile e prezioso per chi conosce i valori della tolleranza e del rispetto per l'altro, perché si adoperi per un uso chiaro, evitando di "gettare benzina sul fuoco" che invece continua a nutrire l'odio e l'indifferenza. Bisogna pur dirlo un giorno o l'altro a Deborah Fait che qualche decina di contestatori di sinistra, che chiamarli col proprio nome non è sbagliato, non c'è bisogno di definirli "nazirossi".

Forse però Deborah Fait non si ricorda che soprattutto in Romagna, notoriamente terra di "nazirossi" come li definisce lei, la Gloriosa Brigata Ebraica (Jewish Infantry Brigade Group) addestrata in Egitto e composta da cinquemila volontari ebrei provenienti dalla Palestina, Inghilterra, Australia, Canada e Sudafrica, appena sbarcò in Italia fece penare non poco i nazisti. E i nazisti, sono altra cosa, anche se credo lo sappia bene. Lo dico anche se in realtà ognuno è libero di definire le cose e le persone come preferisce, perciò siamo in democrazia. Ma è necessario sapere anche che, spesso, chi non conosce le regole del rispetto è perché non ne conosce altre. Non conosce la storia,la propria storia, figuriamoci quella degli altri. Mentre invece Deborah Fait, nonostante conosca la storia sua e quella degli altri, preferisce però mettere tutti sullo stesso piano, contribuendo a incrementare confusione, falsità e pure una certa aria pesante. Simile a quell'aria pesante che si respira con il fumo acre delle bandiere israeliane italiane o americane mentre bruciano di odio.

Non le fa certo onore macchiare le gesta della Brigata Ebraica usando lo stesso linguaggio di certa destra italiana, quella destra che non rinnegando il fascismo cerca ogni pretesto per versare letame sui morti e sul significato vero della giornata del 25 aprile. E'un peccato che Deborah Fait scriva quelle cose volutamente fumose contribuendo a legittimare i tentativi di una destra xenofoba di trasformare la giornata del 25 aprile. Di antisemitismo di sinistra si parla tra noi - ebrei e non, di sinistra - da alcuni anni, ma senza per questo creare steccati, anzi, cercando gli strumenti per contrastarlo. Con non poca fatica non c'è dubbio. Tutti sappiamo della rumorosa presenza nella sinistra italiana, di persone che odiano Israele e gli ebrei in quanto ritenuti responsabili delle tremende condizioni in cui versa la popolazione palestinese. Commette un grave errore chi confonde un governo - quello israeliano - con i propri cittadini da considerarli ugualmente responsabili delle scelte governative. Ma nel rispetto delle regole democratiche le scelte di un governo si possono contestare, eccome.

Ma è la presenza dell'antisemitismo di sinistra, una presenza piccola anche se capace di disturbare e turbare con le proprie esternazioni imbecilli la maggioranza delle persone di centrosinistra, il "nocciolo della questione".
Ecco perché, dalle persone che hanno la capacità di comunicare con gli altri, ci si aspetterebbe un segnale chiaro senza alcuna confusione. Sarebbe utile fare chiarezza sull'antisemitismo, perché affrontare la questione fa crescere e rende migliori.

Per questo trovo sia pericoloso per la democrazia che persone come Deborah Fait, nonostante conoscano bene la storia in generale, scelgono di non condividere la propria esperienza e la propria conoscenza con gli altri, preferendo mantenere alta la bandiera della confusione, dell'arroganza e dell'ignoranza, che sono poi tipici atteggiamenti della destra; quella destra che abitualmente saluta ancora col braccio teso riportandoci alle immagini indietro nel tempo. Ci sono anche molti giovani - e non solo giovani - che "faticano" a comprendere il significato di semitismo e antisemitismo, la differenza e le responsabilità tra governi e popolazioni, tra diritti e democrazia e, nonostante questo, nutrendoli di continue falsità si rischia di perdere la percezione della propria storia e di quella degli altri.
Se il desiderio di un mondo migliore e l'indignazione hanno ancora un significato per noi, allora vuol dire che è nostro dovere insegnare il rispetto per l'altro ed evitare di lasciare in mano, come strumento per dissentire da tutto e da tutti, quello di bruciare le proprie bandiere e anche quelle degli altri.

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