Il pugno di ferro del Piano Ruanda

di redazione

Dopo due anni di ostruzionismo da parte della Camera dei Lord, il governo conservatore britannico ha alla fine incassato l’approvazione definitiva della legge che consente di deportare immigrati e richiedenti asilo in Ruanda. La “Safety of Rwanda (Asylum and Immigration) Bill” ha chiuso il suo percorso al parlamento di Londra poco dopo la mezzanotte di lunedì. Il provvedimento, introdotto...
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Gaza, terremoto nei campus

di Mario Lombardo

Le proteste degli studenti americani contro il genocidio palestinese a Gaza si stanno rapidamente diffondendo in molti campus universitari del paese nonostante le minacce dei politici e la repressione delle forze di polizia. Alla Columbia University di New York è in atto in particolare un’occupazione pacifica di alcuni spazi all’esterno dell’ateneo e nella giornata di lunedì i manifestanti hanno ottenuto l’appoggio dei docenti, i quali hanno sospeso le lezioni per protestare a loro volta contro l’arresto di oltre cento studenti nei giorni scorsi. Esponenti del Partito Democratico e di quello Repubblicano, così come il presidente Biden, hanno denunciato la mobilitazione, rispolverando le solite accuse di antisemitismo e a...
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di Luca Mazzucato

L'Egitto ha aperto il valico di Rafah con la Striscia di Gaza in maniera definitiva. Il confine era stato parzialmente riaperto senza clamori subito dopo l'attacco israeliano alla nave Gaza Flotilla, ma l’altro ieri il portavoce del Ministro degli Esteri egiziano ha annunciato la sua apertura ufficiale. La reazione all'eccidio dei nove attivisti turchi e americani per mano israeliana sta dunque ridisegnando gli equilibri diplomatici nella regione. Persino Israele, sotto la forte pressione americana, sta ripensando il blocco imposto alla Striscia.

Senza la partecipazione attiva del regime di Mubarak, Israele non sarebbe mai riuscito a mantenere Gaza sotto assedio. Ma la mobilitazione di massa in tutto il mondo islamico, seguita ai drammatici eventi della settimana scorsa, sta dando i suoi primi frutti e il dittatore egiziano ha dunque deciso di cambiare precipitosamente rotta. Il portavoce del governo egiziano, Hossam Zaki, ci tiene a mettere in chiaro che “l'Egitto è lo Stato che sta rompendo l'embargo. Non permetteremo all'occupante israeliano di evadere le proprie responsabilità”.

Per il momento, soltanto i palestinesi dotati di permessi speciali possono lasciare la Striscia: gli studenti e i malati. Da sette giorni folle di palestinesi sono ammassate da entrambi i lati del confine, nella speranza che il confine venga aperto per tutti. Il governo turco continua a premere per l'apertura totale di Rafah alle persone e alle merci e il premier Erdogan annunciava lunedì che la Turchia è pronta a fornire a Gaza “tutto quello che serve”, incluso cibo e materiali da costruzione.

L'apertura unilaterale di Rafah da parte egiziana arriva proprio nel giorno in cui il vicepresidente americano Joe Biden incontra il presidente egiziano Mubarak a Sharm-el-Sheikh, segno che la mossa ha il pieno sostegno della Casa Bianca. Gli Stati Uniti, inizialmente appiattiti sulle posizioni israeliane, stanno ora premendo per un'indagine internazionale sul massacro degli attivisti a bordo della Gaza Flotilla, una delle cui vittime è un cittadino turco-americano.

Il premier israeliano Netanyahu sta tentando il tutto per tutto per bloccare l'indagine internazionale, avviando nel frattempo un'indagine interna come segno di buona volontà. Molti dubbi rimangono sugli effetti pratici che un'indagine internazionale e imparziale potrebbe comunque portare. Basta ricordare la recente Commissione Goldstone dell'ONU sull'ultima invasione israeliana di Gaza. L'establishment militare e governativo israeliano fu riscontrato colpevole di crimini contro l'umanità (così come Hamas). Ma nessuno è stato ancora incriminato.

Una parziale buona notizia arriva finalmente anche dal governo israeliano. In piena sindrome di accerchiamento, Netanyahu sente montare la pressione per la riapertura dei confini con Gaza e sta facendo qualche timido passo in questa direzione, dopo anni di muro contro muro.

Poche ore prima dell'incontro tra Obama e il Presidente palestinese Mahmoud Abbas, Netanyahu ha annunciato che Israele permetterà l'ingresso di snacks a Gaza.

Anche se suona come un macabro scherzo, il gesto potrebbe finalmente aprire il dialogo con Abbas per un accordo sul controllo dei confini. Nel frattempo, Obama continua a ripetere che il blocco di Gaza deve finire e ha stanziato quattrocento milioni di dollari in aiuti da dividere tra West Bank e Gaza, anche se non è chiaro chi terrà i contatti con Hamas per consegnare gli aiuti nella Striscia, visto che gli USA considerano il partito islamico un'organizzazione terroristica.

Patatine, biscotti, frutta e humus in scatola, bibite gassate e succhi di frutta stanno dunque per inondare Gaza City, per la gioia dei bambini che purtroppo se li dovranno gustare tra le macerie, visto che manca il cemento per ricostruire la città, bombardata senza pietà nella recente invasione israeliana. Il Ministro del Tesoro palestinese, Libdeh, la prende con filosofia: “Ci stanno mandando l'antipasto. Ora aspettiamo il primo, la fine dell'assedio”.

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a cura di:
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