Il pugno di ferro del Piano Ruanda

di redazione

Dopo due anni di ostruzionismo da parte della Camera dei Lord, il governo conservatore britannico ha alla fine incassato l’approvazione definitiva della legge che consente di deportare immigrati e richiedenti asilo in Ruanda. La “Safety of Rwanda (Asylum and Immigration) Bill” ha chiuso il suo percorso al parlamento di Londra poco dopo la mezzanotte di lunedì. Il provvedimento, introdotto...
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USA, ritirata dal Sahel

di redazione

Le speranze di Washington di riuscire a mantenere la presenza militare in Niger sono tramontate definitivamente dopo l’arrivo a Niamey dei primi cento consiglieri militari della “Africa Corps” russa. Gli Stati Uniti lo scorso fine settimana hanno infatti reso noto di aver accettato di ritirare dal Niger il contingente di un migliaio di militari, UAV (droni) armati MQ9 Reaper, elicotteri e aerei da trasporto. Il vice segretario di Stato Kurt Campbell ha avuto un faccia a faccia a Washington con il premier nigerino Ali Mahamane Lamine Zeine, che ha ribadito la decisione sovrana del suo Paese di chiedere la partenza di tutte le forze straniere, comprese quelle americane. L’accordo prevederebbe l’invio nei prossimi giorni di una...
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di Carlo Musilli

Jean Claude Juncker detiene due primati di segno opposto. In carica per oltre 18 anni, è stato il più longevo primo ministro al mondo fra quelli democraticamente eletti. Un record notevole, ma che non potrà più incrementare, visto che dalla settimana scorsa è anche il primo e finora unico governante ad aver pagato le conseguenze del Datagate internazionale.

Le sue dimissioni sono arrivate giovedì scorso nelle mani di Enrico, Granduca di Lussemburgo. Si attende ora la convocazione del voto anticipato, anche se la stampa locale dà quasi per certo che si tornerà alle urne il 20 ottobre. I cristianodemocratici del Csv - che guidano il governo insieme ai socialisti del Lsap - potrebbero indicare come successore del decano dimissionario Viviane Reding, attuale commissaria europea alla Giustizia. Juncker però, a 58 anni, non si sente ancora pronto per la pensione e ha già confermato di volersi ricandidare. Servirà il placet del partito, ma sembra poco più di una formalità.

Il Csv ha infatti ribadito di avere fiducia nel proprio leader storico, nonostante sia stato travolto dall'accusa di non aver vigilato sui servizi segreti (lo Srel), rendendosi addirittura complice di vari abusi. Nell'ultima riunione di governo, d'altra parte, l'ormai ex premier si è difeso con cipiglio, negando ogni coinvolgimento e sostenendo che i mancati controlli sarebbero colpa della commissione parlamentare competente. Il tutto senza dimenticare la sua solita ironia: "Se sudo, non è perché ho paura - ha detto - è che qui fa caldo".

In realtà Juncker aveva sfidato i 60 deputati a sfiduciarlo in Parlamento ("se dovete votare, votate"), pensando di poter contare ancora sull'appoggio dei socialisti, che insieme ai cristianodemocratici hanno in tasca 39 seggi. Sarebbe stato il secondo voto di fiducia in un mese, cosa mai accaduta in Lussemburgo dal 1848, anno dell'indipendenza. Gli alleati hanno però invitato il Premier ad assumersi le proprie responsabilità, chiedendo le elezioni anticipate.

A ben vedere, in effetti, le accuse nei confronti di Juncker sono diverse. Non si tratta solo delle consuete intercettazioni illegali (caso scoppiato negli Stati Uniti che ha già prodotto metastasi in Francia). Secondo il rapporto parlamentare che ha inchiodato il primo ministro, i servizi lussemburghesi avrebbero agito come una "struttura di polizia segreta" e corrotta, organizzando missioni fuori dal proprio mandato e facendo affari perfino attraverso la compravendita di automobili pagate con soldi pubblici.

Pur essendo a conoscenza di queste pratiche, Juncker - la cui testimonianza involontaria è stata ottenuta in stile 007, con orologi-registratori - non ha denunciato alcunché. Anzi, alcuni quotidiani hanno ipotizzato che il premier abbia usato le informazioni ottenute illegalmente in modo da ottenere benefici per sé e per il partito. Si è parlato perfino di un falso dossier con accuse di pedofilia contro il procuratore generale, reo di voler indagare su una serie di attentati compiuti a metà degli anni Ottanta.

L'indagine è iniziata con la pubblicazione sulla stampa di una conversazione risalente al 2008 fra Juncker e Marco Mille, all’epoca responsabile dei servizi. Nella registrazione Mille confessava che alcuni dei suoi uomini avevano intercettato il Granduca Enrico, il quale sarebbe stato in contatto con i servizi segreti britannici.

Lo scandalo c'è, non si può negare. Ma è davvero questa la fine politica del super-decano Jean Claude? Probabilmente no. Juncker è ancora popolare, soprattutto fra i giovani. Certo, il corpo elettorale non è dei più vasti e per spostare gli equilibri basta che cambi idea l'equivalente di un quartiere di una città italiana. L'intera popolazione del Lussemburgo supera di poco il mezzo milione di persone (per intenderci, circa un quinto di quelle che vivono a Roma).

E tutto si può dire meno che se la passino male: secondo il Fondo Monetario Internazionale, la minuscola monarchia parlamentare è al primo posto nella classifica del Pil pro capite (82.700 euro l'anno nel 2011, contro una media di 28.300 nell'Eurozona e di 26 mila in Italia). A fare la fortuna del Lussemburgo è il sistema bancario, specializzato nella gestione dei fondi d'investimento e gelosissimo custode d'ogni informazione. La strenua difesa del segreto ha fatto del Paese una delle mete preferite per chi ha enormi capitali da parcheggiare all'estero.

Benessere a parte, anche prima dell'ultimo scandalo a Juncker era capitato di ricevere critiche dai suoi facoltosi connazionali. L'accusa più frequente era di dedicare più energie all'Europa che al Paese. Già, perché quella di Jean Claude è una delle facce più note in ambito internazionale, a Bruxelles e non solo. Dal 2005 al gennaio scorso è stato presidente dell'Eurogruppo (il primo a ricoprire la carica in modo permanente). In precedenza era stato governatore del Fondo Monetario Internazionale e responsabile della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo. Il suo nome era circolato per la presidenza sia della Commissione europea sia del Consiglio Ue.

Nonostante la maggior parte dei suoi impegni fosse oltreconfine, Juncker è riuscito a farsi eleggere ininterrottamente dal 1995 in poi. Quando esordì alla guida del governo, in Francia era ancora al potere François Mitterrand e il cancelliere tedesco era Helmut Kohl. Qui da noi, invece, la discesa in campo del Cavaliere era già vecchia di un anno.



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