Il pugno di ferro del Piano Ruanda

di redazione

Dopo due anni di ostruzionismo da parte della Camera dei Lord, il governo conservatore britannico ha alla fine incassato l’approvazione definitiva della legge che consente di deportare immigrati e richiedenti asilo in Ruanda. La “Safety of Rwanda (Asylum and Immigration) Bill” ha chiuso il suo percorso al parlamento di Londra poco dopo la mezzanotte di lunedì. Il provvedimento, introdotto...
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USA, ritirata dal Sahel

di redazione

Le speranze di Washington di riuscire a mantenere la presenza militare in Niger sono tramontate definitivamente dopo l’arrivo a Niamey dei primi cento consiglieri militari della “Africa Corps” russa. Gli Stati Uniti lo scorso fine settimana hanno infatti reso noto di aver accettato di ritirare dal Niger il contingente di un migliaio di militari, UAV (droni) armati MQ9 Reaper, elicotteri e aerei da trasporto. Il vice segretario di Stato Kurt Campbell ha avuto un faccia a faccia a Washington con il premier nigerino Ali Mahamane Lamine Zeine, che ha ribadito la decisione sovrana del suo Paese di chiedere la partenza di tutte le forze straniere, comprese quelle americane. L’accordo prevederebbe l’invio nei prossimi giorni di una...
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di Fabrizio Casari

La notizia delle intercettazioni da parte della NSA statunitense verso i paesi alleati fa il giro del mondo. Dal Messico alla Francia, dalla Germania all’Italia, non c’è praticamente nessun governo che possa dire di essere stato escluso dalla colossale opera di spionaggio statunitense. Trentacinque leader politici e militari europei hanno subìto le intercettazioni di Washington.

Puntuali, proprio perché inevitabili per non perdere la faccia, le reazioni: Francia e Germania convocano i rispettivi ambasciatori Usa, annunciano iniziative in sede nazionale ed europea a tutela dell’impenetrabilità dei loro dati.

In particolare, propongono la messa all’ordine del giorno di risoluzioni europee al riguardo e avvertono come il comportamento statunitense non potrà continuare, pena una severa incrinatura nelle relazioni bilaterali. Anche l’Italia, addirittura, annuncia proteste. Washington non si scusa, figuriamoci, annuncia solo una revisione del sistema. Legittimo pensare che si rileverà inevitabile, ma solo per aggirare le contromisure che gli europei prenderanno.

E se il Commissario europeo alla Giustizia, Vivian Reding, sostiene che “sul caso Datagate è arrivato il momento di dare una risposta forte e univoca dell'Europa agli americani", addirittura Martin Shultz, Presidente del Parlamento Europeo, propone di bloccare ogni trattato di collaborazione economica e commerciale con gli USA. Auspicabile, ma non avrà seguito: si deve infatti considerare che molti leader europei sono al loro posto anche per la fedeltà agli USA e che Londra, che è il bassotto di Washington, non esiterebbe a bloccare ogni risoluzione europea nel senso indicato dal dirigente socialdemocratico tedesco.

D’altra parte gli inglesi sono stati parte integrante del sistema di spionaggio statunitense; proprio agli spioni del MI5 è stato affidata una parte consistente dell’operazione spionistica su scala globale e sempre loro si sono occupati direttamente di spiare l’Italia, i suoi uomini politici e i suoi imprenditori.

Eppure quanto proposto da Shultz sarebbe una risposta dovuta, dal momento che il motivo per il quale l’Europa è spiata dagli USA non ha niente a che vedere con la lotta al terrorismo. E’ invece parte integrante del controllo statunitense sui paesi terzi, che oltre a individuare complicità ed ostilità nei diversi governi e apparati statali, è principalmente destinato ad accumulare un preziosissimo vantaggio nelle trattative commerciali bilaterali tra USA ed ogni altro paese con cui ntavolano negoziati.

Lo spionaggio di massa serve soprattutto a questo: sapere in anticipo strategie e tattiche, contenuti delle proposte, linee generali di accordi possibili e linee di demarcazioni oltre le quali ci sarebbero rotture, per presentarsi con le carte coperte su un tavolo dove gli interlocutori hanno invece le carte completamente scoperte.

Altro che compatibilità tra privacy e sicurezza, il claim preferito dal mainstream in ginocchio. E’ un sunto di pirateria e di truffa ai danni dei propri interlocutori, quint’essenza del modo con il quale Washington gestisce il rapporto con i suoi partner politici e commerciali.

C’è da aggiungere poi che la conoscenza delle conversazioni private dei politici e dei militari permette di conoscerne gli aspetti più riservati di costoro, decisivi nel caso i soggetti fossero non allineati ai desiderata statunitensi. Conoscerne i dettagli più intimi o i segreti serve, all’occorrenza, ad avviare operazioni di ricatti o corruzione al fine di ottenere cooptazioni forzate, ove utili al raggiungimento di accordi graditi.

C’è poi una parte dello scandalo del Datagate che ci riguarda direttamente. Come già in qualche modo riferito - sia pure in contesti diversi e per ambiti diversi - da Assange e da Snowden, il settimanale L’Espresso, in un’inchiesta sul numero oggi in edicola, sostiene che l'Italia non è stata soltanto nel mirino del sistema Prism creato dagli 007 statunitensi. Con un programma parallelo e convergente denominato Tempora, l'intelligence britannica ha spiato i cavi di fibre ottiche che veicolano telefonate, mail e traffico internet del nostro paese.

Le informazioni rilevanti raccolte dal Gchq, il Government communications head quarter, venivano poi scambiate con l'Nsa americana. L'attività di spionaggio globale viene svolta attraverso l'intercettazione di tutti i dati trasferiti da tre cavi in fibre ottiche sottomarini che hanno terminali in Italia. Il primo è il SeaMeWe3, con "terminale" a Mazara del Vallo. Il secondo è il SeaMeWe4, con uno snodo a Palermo, città da cui transita anche il flusso di dati del Fea (Flag Europe Asia).

Sarebbero riusciti ad operare senza la collabrazione della nostra intelligence civile e militare? Secondo L’Espresso, i servizi segreti italiani erano perfettamente a conoscenza della perforazione continuata della segretezza delle conversazioni dell’intero governo italiano.

I servizi segreti italiani, stando al settimanale, avrebbero avuto un ruolo nella raccolta di metadati, dal momento che i nostri apparati di sicurezza avevano un "accordo di terzo livello" con l'ente britannico che si occupa di spiare le comunicazioni.

Atteggiamento proattivo o voluta mancata vigilanza sono le due possibilità allo studio per definire il comportamento delle nostre “barbe finte”, anche se dal Copasir smentiscono (e ti pareva). Si ripropone, come sempre, il tema della doppia obbedienza di strutture e uomini allocati nei posti strategici del nostro paese. Ove fossero però comprovate eventuali attività di sostegno diretto o indiretto da parte dei Servizi Italiani (il che sarebbe coerente con la loro storia) ci si troverebbe di fronte ad un comportamento che avrebbe ignorato e sbeffeggiato la stessa mission che li istituisce e che ne stabilisce ruolo, utilità e funzioni.

C’è poco da girarci intorno: i dirigenti dei Servizi Segreti italiani che avessero eventualmente collaborato allo spionaggio USA e GB a danno dell’Italia andrebbero rimossi, arrestati e processati per alto tradimento. Tranquilli, niente di questo succederà. I tarallucci e il vino sono già sul tavolo. Sotto allo stesso, invece, un paio di cimici.

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