Georgia, gli 'agenti' dell’Occidente

di Mario Lombardo

Il parlamento georgiano ha approvato questa settimana in prima lettura una controversa legge sugli "agenti stranieri", nonostante le proteste dell'opposizione e gli avvertimenti di Bruxelles che la legislazione potrebbe mettere a rischio le ambizioni del paese di aderire all’Unione Europea. La misura, ufficialmente nota come "Legge sulla trasparenza dell'influenza straniera", ha ricevuto...
> Leggi tutto...

IMAGE
IMAGE

La memoria scomoda di Euskadi

di Massimo Angelilli

Il prossimo 21 aprile si svolgeranno le elezioni amministrative nei Paesi Baschi. Ovvero, il rinnovamento del Parlamento Autonomo, incluso il Lehendakari - Governatore che lo presidierà e i 75 deputati che lo integreranno. Il numero delle persone aventi diritto al voto è di circa 1.800.000, tra le province di Vizcaya Guipúzcoa e Álava. Il bacino elettorale più grande è quello biscaglino comprendente Bilbao, mentre la sede del Parlamento si trova a Vitoria-Gasteiz, capitale dell’Álava. Le elezioni regionali in Spagna, come d’altronde in qualsiasi altro paese, non sono mai una questione banale. Men che meno quelle in Euskadi. Si inseriscono in una stagione particolarmente densa di ricorso alle urne, iniziata con l’appuntamento...
> Leggi tutto...

di Michele Paris

A conferma del carattere fondamentalmente regressivo della “riforma” del sistema sanitario americano voluta dal presidente Obama e approvata a fatica dal Congresso di Washington nel 2010 c’è stata qualche giorno fa la decisione dei vertici del colosso della vendita al dettaglio Walmart di eliminare l’assicurazione sanitaria offerta a una parte dei propri dipendenti a partire dal primo gennaio 2015.

Negli Stati Uniti la maggior parte della popolazione con un lavoro dispone di una qualche copertura sanitaria per sé e i propri familiari grazie al proprio datore di lavoro. Questa realtà sta però rapidamente cambiando dopo l’avvento della legge sul sistema sanitario (Affordable Care Act o ACA) e un numero crescente di lavoratori sta vedendo svanire i benefici che aveva a disposizione grazie al proprio impiego.

Questi ultimi non avranno ora a disposizione come alternativa un piano sanitario pubblico e universale, bensì una soluzione diversa al centro della “riforma” di Obama, cioè la possibilità di scegliere tra un ventaglio di piani offerti da compagnie private - e quasi sempre con serie limitazioni - da acquistare grazie a sussidi del governo federale.

La cessazione dei benefit sanitari da parte delle aziende americane è consentita nel caso in cui i loro dipendenti lavorino meno di 30 ore settimanali. Ciò è quanto accaduto questa settimana nel caso di Walmart, con la multinazionale con sede a Bentonville, nell’Arkansas, che ha appunto annunciato la fine della copertura sanitaria compresa nei contratti di lavoro dei propri dipendenti che lavorano meno di 30 ore la settimana.

Ad essere colpiti dal provvedimento saranno così in 30 mila, circa il 2% della forza lavoro di un’azienda che impiega più di un milione di persone soltanto negli USA. La decisione presa la scorsa settimana non è peraltro la prima in questo ambito, visto che già nel 2011 - un anno dopo l’approvazione di una “riforma” che i suoi vertici avevano fermamente appoggiato - Walmart si era liberata dalle incombenze sanitarie relative ai propri “associati” che lavorano meno di 24 ore settimanali.

Il comunicato ufficiale della compagnia ha fatto riferimento al continuo “aumento dei costi sanitari”, che hanno reso così necessarie “decisioni difficili”. A subire le conseguenze delle “decisioni difficili” saranno però solo i dipendenti meno pagati di Walmart, dal momento che, ad esempio, l’amministratore delegato della società, Douglas McMillon, si è visto riconoscere lo scorso anno un aumento del 168% dei propri compensi, saliti a 25,6 milioni.

Nonostante un certo rallentamento delle vendite, Walmart ha incassato 4 miliardi di utili nel secondo trimestre del 2014, una cifra che stride sia con gli stipendi notoriamente miseri offerti ai propri dipendenti sia con le spese sanitarie crescenti che dovranno affrontare dal prossimo anno i lavoratori part-time per ottenere nuove coperture sanitarie decenti. Secondo i vertici di Walmart, la previsione di spesa complessiva dell’azienda per le polizze sanitarie dei suoi dipendenti nel 2014 è salita a 500 milioni di dollari, contro i 330 milioni stimati solo pochi mesi fa.

Come se non bastasse, anche per i dipendenti full-time che conserveranno la propria polizza sanitaria tramite Walmart si annunciano tempi difficili, visto che la compagnia ha prospettato un aumento del 20% della parte dei premi assicurativi che i lavoratori dovranno pagare di tasca propria.

Infine, questi dipendenti dovranno sostenere anche una quota maggiore di spese sanitarie a proprio carico, in quanto le polizze previste dai loro contratti di lavoro copriranno una percentuale inferiore dei costi totali delle prestazioni.

Walmart non è ovviamente l’unica grande azienda americana ad agire in questo modo. Molte compagnie hanno infatti già approfittato dell’occasione offerta dalla “riforma” di Obama per ridurre i costi tramite la cancellazione delle polizze sanitarie garantite ad una parte dei loro dipendenti. Solo negli ultimi mesi, altri giganti della distribuzione come Target, Home Depot e Trader Joe’s hanno annunciato mosse simili a quella di Walmart, mentre UPS ha eliminato la copertura assicurativa dei coniugi dei loro dipendenti che hanno la possibilità di accedere al mercato privato regolato dal governo federale.

Il risultato di questa evoluzione è che nel 2013 il 62% delle compagnie di distribuzione al dettaglio negli USA non offrivano benefici sanitari ai propri dipendenti part-time, contro il 56% nel 2009. Visti i recenti annunci di aziende come Walmart, questo dato è destinato a crescere sensibilmente nel 2014.

Come già anticipato, le aziende statunitensi possono prendere più facilmente decisioni come quella di Walmart perché i loro dipendenti a basso o bassissimo reddito possono optare per i piani sanitari offerti dalle compagnie assicurative private, da acquistare grazie ai sussidi pubblici.

La maggior parte dei media d’oltreoceano ha addirittura definito vantaggiosa la cessazione dell’assicurazione sanitaria da parte di Walmart per i lavoratori part-time, visto che questi ultimi potranno ora sottoscrivere una polizza privata pagando talvolta anche un premio inferiore.

Ciò che non viene detto è però che il mercato delle polizze private regolato dai singoli stati americani o dal governo federale per coloro che hanno redditi molto bassi offre piani di copertura ridotti all’osso con, ad esempio, molte prestazioni da pagare di tasca propria o strutture sanitarie e medici diversi da quelli abituali e spesso lontani dai luoghi di residenza dei pazienti. Al di sopra di un certo reddito, inoltre, gli americani hanno l’obbligo di acquistare una polizza sanitaria, pena il pagamento di sanzioni crescenti.

Gli effetti della “riforma” sanitaria di Obama - scritta di fatto assieme ai rappresentanti delle grandi aziende e delle compagnie assicurative - continuano dunque a confermare il vero obiettivo del provvedimento del 2010, non esattamente quello di garantire una copertura sanitaria universale e accessibile.

Fin dall’inizio, infatti, quando l’ipotesi dell’alternativa di un piano pubblico era stata rapidamente accantonata, l’intenzione dell’amministrazione Obama e dei suoi sostenitori è stata quella di ridurre i costi dell’assistenza sanitaria, creando un esercito di assicurati con coperture estremamente ridotte e, parallelamente, un serbatoio di nuovi clienti per le compagnie private.

Pin It

Altrenotizie su Facebook

altrenotizie su facebook

 

 

ter2

Il terrorismo contro Cuba
a cura di:
Fabrizio Casari
Sommario articoli

 

Trump, intrigo a New York

di Mario Lombardo

Si è aperto questa settimana a New York il primo dei quattro processi in cui l’ex presidente repubblicano Donald Trump è coinvolto negli Stati Uniti. Il caso è quello collegato al pagamento alla vigilia delle elezioni del 2016 di una cifra superiore ai 130 mila dollari alla pornostar Stormy Daniels (Stephanie Gregory...
> Leggi tutto...

IMAGE

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy