Il diritto internazionale sembrerebbe tornare di moda. Occorre ovviamente dire le cose come stanno. E cioè che l’offensiva iniziata il 24 febbraio 2022 ha costituito un’evidente violazione dell’art. 2, para. 4 della Carta delle Nazioni Unite, secondo il quale “I Membri devono astenersi nelle loro relazioni internazionali dalla minaccia o dall'uso della forza, sia contro l'integrità territoriale o l'indipendenza politica di qualsiasi Stato, sia in qualunque altra maniera incompatibile con i fini delle Nazioni Unite”.

E però sembrerebbe che il primo a violare il diritto internazionale nella storia sia stato Putin. Che dire di Iraq, Libia, ex Jugoslavia, Kosovo? Che dire dei colpi di Stato militari in America Latina? Che dire del diritto di autodeterminazione di Palestinesi, Kurdi, Saharoui? L’ipocrisia delle Potenze occidentali che fanno capo alla NATO è veramente stupefacente.

 

Nei confronti di Putin si adottano “sanzioni devastanti”. Agli Ucraini si forniscono armamenti letali per sostenerne la resistenza contro l’invasione russa. I regimi israeliano, turco, marocchino che opprimono popoli formati da esseri umani al pari degli ucraini non solo non vengono sanzionati in alcun modo, ma si continua a fornire loro armamenti altrettanto letali.

E’ quindi chiaro come le potenze occidentali non abbiano alcun titolo per invocare il diritto internazionale, che hanno più volte dolosamente violato nel corso della loro storia. L’attuale ricchezza dell’Occidente, sia Stati Uniti che Unione europea, è fondata sulla sistematica trasgressione delle norme di diritto internazionale, che peraltro hanno sempre voluto forgiare come uno strumento che si univa a quelli dell’oppressione militare e poliziesca per mantenere il dominio sui popoli e sulle risorse del mondo.

L’applicazione selettiva del diritto internazionale e la manipolazione delle sue norme sono direttamente funzionali al mantenimento del pianeta nelle deplorevoli condizioni in cui si trova e degli enormi problemi globali cui dobbiamo far fronte, dal riscaldamento globale alle pandemie.

Tutto ciò ovviamente non giustifica la violazione del diritto internazionale portata avanti da Putin coll’invasione dell’Ucraina. Occorre anzi auspicare che tale aggressione sia fermata e che le truppe che vi hanno preso parte siano ritirate.

Il diritto internazionale però, neanche in questo caso può essere invocato selettivamente ad usum delphini. Va tenuto conto delle esigenze e delle aspirazioni di tutti i popoli dell’area compresi quelli che hanno votato per l’instaurazione delle Repubbliche indipendenti del Donbass. E ovviamente va tenuto conto dei diritti della consistente minoranza russofona che vive sul territorio ucraino.

Non attuare queste elementari misure non significa solo non tenere conto delle esigenze di un diritto che va applicato tenendo conto di tutti gli aspetti della situazione e non solo di uno di essa (l’aggressione russa) per quanto importante, ma significa non tenere conto della storia e della logica elementare. Un giurista o aspirante tale che si fermi alla condanna dell’invasione non rende alcun servizio alla causa della pace ma si mette l’elmetto e contribuisce alla continuazione della guerra.

Bisogna quindi parlare anche del carattere fortemente autoritario, con evidenti sfumature di neonazismo militante, assunto a partire dal colpo di Stato del 2014 dal governo ucraino. Lo stesso Zelensky, per quanto eletto su di un programma che prevedeva la pace e la riconciliazione nazionale, si è piegato alle esigenze e alle aspirazioni del più becero nazionalismo. I primi a sotterrare gli accordi di Minsk sono stati i governanti ucraini, su pressione della destra nazifascista. L’invasione russa ha radicalizzato ulteriormente la situazione.

Ciò però non toglie che queste problematiche di fondo necessitino risposte concrete, così come va risolto il problema costituito dall’espansione della NATO verso Est. Che senso ha oggi un’alleanza militare costituita oltre settanta anni fa all’inizio della Guerra fredda se non la volontà cinica di perpetuare in eterno la Guerra fredda come condizione ottimale per mantenere ed estenderne il predominio statunitense oggi in crisi in varie parti del mondo, dall’America Latina al Medio Oriente all’Asia centrale ed insidiato in modo crescente dalla crescita pacifica del potere cinese?

Il popolo ucraino in tutte le sue componenti, compresi coloro che hanno proclamato le Repubbliche del Donbass per rispondere al colpo di Stato attuato dalla destra nel febbraio 2014, sta pagando un prezzo elevatissimo in questo scontro tra le Superpotenze. Il diritto internazionale deve costituire uno strumento per porre fine a questo conflitto andando alle sue radici profonde, a condizione tuttavia di non farne l’uso propagandistico, selettivo e in malafede che ne fanno oggi Stati Uniti, NATO ed Unione europea.

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