Gaza, sterminio e resistenza

di Mario Lombardo

La resistenza palestinese a Gaza continua a portare a termine operazioni complesse e altamente efficaci contro le forze sioniste di occupazione nonostante una situazione a dir poco catastrofica e l’avanzamento a passo spedito dei piani di pulizia etnica di Trump e Netanyahu. La visita di lunedì a Washington del primo ministro/criminale di guerra israeliano ha assunto, visti gli scenari...
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Stati Uniti sull’orlo del default

di Fabrizio Casari

Il Congresso statunitense ha approvato in extremis il mega-progetto di legge promosso dal presidente Trump, che prevede tagli fiscali pagati con la sicurezza sociale degli statunitensi. Approvata con 218 voti favorevoli e 214 contrari, la legge aumenta enormemente la spesa pubblica per permettere il più grande banchetto della storia alle grandi aziende sistemiche. Per Trump rappresenta una vittoria importante ma fragile: dato l’ampio margine della sua maggioranza, si registra quantomeno una frattura all’interno dei repubblicani. Il cuore del pacchetto è costituito da 4.500 miliardi di dollari in tagli fiscali per i più ricchi, già approvati nel 2017 durante il primo mandato di Trump. È inoltre prevista un’enorme spesa, pari a...
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di Mario Correnti per Nena News

Molti attori internazionali ormai lo avevano dimenticato ma il principe Bandar bin Sultan, responsabile per la sicurezza nazionale saudita, contro ogni previsione nefasta, sembra aver sconfitto o almeno messo sotto controllo la malattia (si sussurra il cancro) che lo ha costretto in questi ultimi due anni a sottoporsi a quattro interventi chirurgici e ad osservare una lunga convalescenza che lo ha tenuto lontano dalla politica e della diplomazia.

Poi è venuto il giorno del grande rientro dell’uomo considerato il “falco” della politica saudita nonché  principale contatto con i neocons e i conservatori statunitensi, a cominciare dall’ex presidente George W. Bush (Michael Moore gli ha dedicato ampio spazio nel suo Fahrenheit 9/11). E’ stato ambasciatore a Washington dal 1983 al 2005.

Le condizioni di salute di Bandar bin Sultan non sono chiare ma in ogni caso il suo ritorno a casa prelude ad un irrigidimento della politica saudita nella regione, nei confronti dell’Iran prima di tutto ma anche in Libano e Iraq, due paesi dove l’influenza saudita Arabia ha subito pesanti battute di arresto per mano dell’Iran e dei suoi alleati.

Ad accoglierlo il 14 ottobre al rientro a Riyadh, Bandar bin Sultan ha trovato il re Abdallah e un po’ tutti i pezzi da novanta della politica saudita ed un ricevimento che ha pochi precedenti almeno per gli standard sauditi. Cerimonie che smentiscono l’ordine che un anno fa re Abdallah avrebbe dato di escludere da ogni forma di attività politica Bandar bin Sultan sospettato di aver tramato contro di lui.

Secondo il solitamente ben informato giornale arabo online Elaph, quello di bin Sultan non sarà un ritorno di basso profilo alla politica. «Sarà l’artefice di una svolta di maggiore rigidità nelle dinamiche regionali contemporanea alla svolta conservatrice che avverrà nel Congresso americano dopo le elezioni di medio termine…alla luce anche della mancanza di qualsiasi speranza di successo del negoziato (israelo-palestinese», prevede Elaph. Ad aiutarlo, aggiunge il giornale online, sarà ancora una volta la sua spregiudicatezza, mostrata nelle tante missioni, legali e (soprattutto) illegali, nelle quali è stato impegnato nella sua carriera.

Bandar bin Sultan darà un impulso alla linea incerta seguita sino ad oggi dal ministro degli esteri Saud al Faisal, incapace di far valere il peso di Riyadh nel conflitto interno libanese come in quello iracheno e di contrapporre un argine alla crescente potenza iraniana nella regione. Magari ritentando di convincere il suo alleato libanese, il premier Saad Hariri, ad assassinare il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah, come aveva riferito lo scorso agosto il sito Tayyar.org, organo ufficiale della Corrente dei Liberi Patrioti libanesi.
L’ex ambasciatore negli Usa proverà a riattivare l’asse Cairo-Riyadh-Rabat, allargandola ad altre petromonarchie del Golfo. In vista di quella guerra tra Israele e Iran che evidentemente ritiene ormai sicura e che richiede una Arabia saudita più forte di quella attuale.

(foto dal sito www.msnbc.msn.com)

 

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