Kirk: dall’omicidio alla repressione

di Michele Paris

L’assassinio di settimana scorsa in un campus universitario dello Utah dell’attivista trumpiano di estrema destra, Charlie Kirk, sta diventando la giustificazione per una nuova stretta repressiva dei diritti democratici in America e di un’autentica caccia alle streghe tra gli oppositori dell’amministrazione repubblicana. Senza attendere dettagli più precisi sugli (eventuali) orientamenti...
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Droni russi e bugie polacche

di Mario Lombardo

Sullo sconfinamento dei droni russi in Polonia nelle prime ore di mercoledì non sono ancora emerse notizie chiare né prove certe, ma il governo di Varsavia e il resto della NATO non hanno come al solito esitato a lanciare una nuova ondata di attacchi e denunce contro Mosca per la presunta aggressione e il pericolo di escalation che essa comporterebbe. Questo atteggiamento di isteria a comando è in genere il primo segnale che si sta assistendo a un’operazione preparata a tavolino, ovvero a una “false flag”, con lo scopo sì di favorire un’escalation militare, ma da parte europea contro la Russia e con il coinvolgimento degli Stati Uniti. I fattori da considerare per fare luce sulla vicenda sono in ogni caso molteplici, ma una...
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di Rosa Ana De Santis

E’ anche grazie alla pubblicazione dell’articolo uscito sul Corriere della Sera che la storia di Luca, dopo molti anni, torna a fare il giro del web. Assurda nel suo epilogo e carica di domande senza risposte. Prima di tutto quelle delle indagini giudiziarie, trasformatesi in un giallo e ora prossime alla prescrizione. E’ il 7 febbraio del 2002 quando a soli 7 anni Luca, nel piccolo paese della Svizzera francese dove vive con la sua famiglia, Veysonnaz,viene ritrovato privo di sensi sulla neve gelida, nudo e malmenato.

Evidenti segni sulle natiche fanno pensare a delle frustate. Luca picchiato e seviziato da altri ragazzi più grandi, come un disegno del piccolo fratellino lascia intuire. Le fonti ufficiali parleranno invece di un cane assassino cui una giustizia evidentemente deviata e incredibile ha attribuito la capacità di denudare un bambino senza ridurre in brandelli gli indumenti.

Oggi Luca vive su una sedia a rotelle, ha conquistato dei miglioramenti nell’attività deambulatoria, ma non vede e la sua vita è diventata quella di un ragazzo con forti disabilità. A tutto questo l’ha portato un coma profondo durato tre mesi, dovuto alle botte e all’ipotermia che lo ha lasciato a un passo dalla morte. La famiglia però, e questo non è un dato meno importante del percorso di terapie e di sperimentazioni che affronta per il futuro di Luca, ha la certezza che non sia stato fatto il possibile per coprire i responsabili, pur non avendo in mano i nomi degli assassini,.

Un caso che assomiglia alla saga di Elisa Claps, con l’unica differenza grande che qui il sopravvissuto scampato all’assassinio parla di “ladri”, di “ragazzi che l’hanno spinto giù”, che lo obbligavano a “mangiare formiche”. Luca ricorda i nomi e i volti dei suoi aggressori: un ragazzino di 16 anni, uno di 14, uno di 9: tutti figli di famiglie perbene e facoltose. La difesa dimostrò che i ragazzi si trovavano a scuola, ma pare che neppure i registri di classe furono risparmiati alla contraffazione.

Tutto per coprire le sevizie ludiche e spietate che Luca ha pagato in nome del razzismo o di un banale gioco al massacro di ricchi annoiati, senza ragioni particolari. Nonostante le indagini siano state riaperte, nulla nella scacchiera delle responsabilità è cambiato, perché un bambino come Luca non è nei fatti considerato un testimone attendibile. E’ così che Luca è stato lasciato due volte a terra, due volte è stato battuto dal freddo e dalla violenza, nel più composto silenzio della più ordinata Svizzera.

Già al tempo dei fatti poco arrivò sulla stampa italiana, colpevole forse il fatto che Luca fosse un italiano oltre i confini nazionali e che la verità non dovesse essere al centro delle parole. La quasi certezza che il bambino non sarebbe sopravvissuto a quei traumi e ai 28° con cui era arrivato in ospedale - appoggiato sul ventre della madre - dovevano chiudere il cerchio delle alleanze omertose e della rassegnazione. Come le ossa di Elisa Claps nel sottotetto della Chiesa.

Eppure persino qui la verità è comunque arrivata. E nel caso di Luca che può parlare, ricordare, testimoniare, forse potrebbe e dovrebbe arrivare anche prima. Se solo la storia tornasse a infastidire i protagonisti, a ribaltare il tavolo delle carte lasciate a muffire, se solo la stampa accendesse la luce ai piedi di quel gruppetto di violenti o, meglio ancora, delle loro famiglie, potremmo capire a che razza appartengono dei cani che sbranano gratis un innocente e quella, non meno peggiore, di chi li protegge. Perché tanto Luca è rimasto al buio.   

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