di Fabrizio Casari

Le sfide importanti della domenica calcistica erano due: quella della Roma contro il Milan e dell’Inter contro la Juventus. Si sono concluse come previsto, cioè con le vittorie delle prime due in classifica, ma entrambe le gare hanno avuto uno svolgimento decisamente diverso da quanto atteso. Cominciamo dalla partita di Torino. Il cosiddetto Derby d’Italia, cioè la partita tra Juventus e Inter, è finito con la vittoria bianconera.

Molti si aspettavano una Juventus a goleada, con un Inter dimessa e pronta a recitare la parte dell’agnello sacrificale. Così non è stato, anzi. L’Inter è scesa in campo concentrata e decisa e nei primi sessanta minuti ha giocato meglio della Juventus, cui solo uno straordinario Buffon ha permesso di non affondare. E' stata decisiva la mossa di Conte che ha cambiato assetto alla squadra mettendo così in crisi Ranieri. Lo juventino portava il centrocampo a cinque e l'interista lo riduceva a due. Poi, negli ultimi venti minuti, dopo il primo gol di Caceres, i nerazzurri si sono disuniti, hanno accusato il colpo e il raddoppio di Del Piero ha chiuso il match.

E’ stata una partita a tratti bella (non a caso i migliori sono stati i due portieri), comunque mai sottotono, che ha visto la migliore Inter della stagione danneggiata dalle scelte del suo allenatore. Ranieri, infatti, come al solito, non riesce proprio a leggere quello che accade in campo e, in preda a riflessioni tutte sue, ogni domenica riesce a procurare danni dalla panchina. E’ chiaro da diverse partite che Ranieri non da nemmeno un briciolo di valore aggiunto alla squadra e che non riesce a risolvere nemmeno uno dei problemi che l’affliggono.

Ieri è riuscito a regalare la partita alla Juventus sostituendo i migliori (e più giovani, non a caso) dell’Inter per inserire due giocatori che hanno stravolto l’intelaiatura della squadra e le posizioni dei singoli. Con Poli e Obi aveva limitato al minimo Pirlo e tenuto bene la fascia sinistra del campo, dove il nigeriano aveva decisamente il sopravvento su Di Ceglie e Caceres e rappresentava una spina nel fianco per la Juve. E lui chi toglie? Poli e Obi. E’ Ranieri, non c’è niente da fare. La differenza tra Inter e Juve, ieri sera, é stata soprattutto la differenza in panchina. Conte azzecca tutte le mosse, Ranieri no, come sempre. Dunque un ulteriore coefficiente di difficoltà per una Inter a fine ciclo che avrebbe però certamente potuto ottenere dei punti in più con un allenatore all’altezza della società. Difficile ora che possa raggiungere anche solo la zona dell’Europa League. Fortunatamente per lui, Moratti ieri si è almeno goduto la conquista della Champions League della Primavera, straordinariamente guidata da Stramaccioni. Chi si contenta gode e, vista la sua Primavera, godrà certamente in futuro.

La Juventus non ha giocato la sua miglior partita, ma la grinta e la corsa non sono mai mancate, così come non sono mancate le buone giocate, fatte di trame veloci e una buona tenuta del campo. Ha evidenziato, come ormai le capita spesso, i limiti in zona gol. Né Matri, né Vucinic sono attaccanti da doppia cifra garantita e un centravanti di razza, considerata la mole di gioco prodotta dai suoi centrocampisti, cambierebbe in modo deciso le sorti della squadra allenata - splendidamente, va detto - da Conte. Se gli verrà data fiducia e soprattutto libertà di scelta sul mercato, Conte potrà portare la Juventus a traguardi all’altezza della sua storia.

Il solito Ibrahimovic e il solito rigore danno al Milan la vittoria sulla Roma, più molle del solito. Sebbene in vantaggio, i giallorossi hanno ritenuto di dover affondare il colpo, invece di cercare di difendere il gol ottenuto. E’ ovvio che si può subire il pareggio, ma un punto a Milano, contro la capolista, non è certo da buttare via. Invece, il non volersi accontentare da parte di Luis Enrique, che si deve sentire un messia del calcio offensivo, ha trasformato in una sconfitta una gara che poteva davvero finire in modo diverso. Il Milan, in cambio, sa che prima o poi Ibrahimovic segna e sa che le squadre che provano ad attaccarla si espongono seriamente ai contropiedi che il fuoriclasse svedese riesce a capitalizzare.

Vince il Milan, vince la Juventus, e la differenza con la domenica scorsa è che i quattro punti di distanza hanno a disposizione una partita in meno per essere messi in discussione. Il resto delle partite, ad eccezione di una vittoria a due minuti dalla fine della Lazio, sono state un cumulo unico di pareggi. Equilibrio o primi conti in tasca alla giornate che mancano?

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