di redazione

Alcuni ritenevano che la Juventus fosse entrata in un periodo di crisi ma, se crisi c’è stata, è durata poco. Forse sarebbe stato meglio parlare di un calo fisiologico, di alcuni passi falsi che inevitabilmente in una stagione ci sono, perché la squadra di Conte, pur priva di alcuni dei suoi uomini chiave, non ha faticato granché per asfaltare l’Udinese, grazie anche a due strepitosi gol di Pogba. Ora, pur riconoscendo che battere l’Udinese a Torino era in qualche modo previsto dai pronostici, la Juventus ha inviato un messaggio chiaro a chi insegue: i suoi rincalzi non sono meno efficaci dei titolari e ogni occasione per aumentare le distanze con chi insegue é pronta a coglierla.

Insomma si ripropone così la lettura ormai consolidata che vede i campioni d’Italia giocare un campionato a parte. Proprio le seconde linee della squadra, desiderose di mettersi in mostra e guadagnarsi una maglia da titolai, sembrano l’arma in più di Conte. La Juve si avvia così a concludere da vincente il campionato e ciò non solo per la forza della compagine bianconera, ma anche per i deficit oggettivi delle inseguitrici. Perché la lepre può anche avere qualche inciampo, ma se i cacciatori sono così scarsi sarà difficile che la prendano.

Il centesimo gol di Cavani in serie A, infatti, sarà anche stato un risultato straordinario per il bomber uruguayano, ma non è stato sufficiente al Napoli per accorciare ulteriormente il distacco dalla capolista. I due punti restituitigli dalla giustizia sportiva, che avevano portato i partenopei a sole tre lunghezze dalla Juventus, sono stati persi con il pareggio ottenuto a Firenze mentre la sera prima la Juve sconfiggeva il Palermo.

Idem la Lazio, che una settimana fa era seconda in classifica e ora è terza, non avendo saputo domare un discreto Palermo pur in vantaggio. Alcuni errori di lettura della partita da parte di Petkovic, e l’annullamento di un gol regolare non hanno agevolato il compito dei biancocelesti, apparsi comunque in debito di ossigeno e di idee.

Tra Roma e Inter è andata in scena una partita gradevole dal punto di vista dello spettacolo, danneggiata solo dall’evidente stanchezza delle due squadre reduci dalle rispettive partite con Bologna e Fiorentina in Coppa Italia con supplementari annessi. La Roma ha giocato i primi venti minuti alla garibaldina, offrendo una buona supremazia territoriale e godendo di un rigore francamente discutibile; poi è venuta fuori l’Inter e sia la parte finale del primo tempo che la prima mezzora del secondo ha visto le squadre equivalersi. Dal punto di vista delle occasioni la Roma è andata più volte alla conclusione, sbagliando clamorosamente, mentre l’Inter è risultata più pericolosa quando ha colpito un palo con Livaja, autore del gesto tecnico più bello della partita, e quando Balzaretti ha salvato sulla linea un tapin di Chivu.

I giallorossi sono apparsi in serata no in alcuni dei loro protagonisti, come Osvaldo, Lamela, Piris ed è grazie al lavoro faticoso e utile di Bradley nel pressing e nelle ripartenze che sono riusciti a procurare pericoli alla porta di Handanovic. Ma un attacco capace finora di complessivi ventisette gol avrebbe dovuto decisamente fare meglio, anche solo approfittando delle assenze nerazzurre. L’Inter, infatti, incerottata in due titolari (Chivu e Nagatomo) è scesa in campo senza Samuel, Cassano e Milito e aveva infortunati anche Coutinho e Alvarez, mentre Cambiasso è rimasto fuori per scelta tecnica. Handanovic, Juan Jesus, Guarin e Palacio sono risultati i migliori nella squadra di Stramaccioni, mentre Marquinos, Castan e Totti sono stati i migliori della squadra allenata da Zeman.

Sia per l’Inter che per la Roma il pareggio è un brodino pressocché inutile; i giallorossi devono recriminare maggiormente, dato che giocavano in casa contro un avversario con molti titolari out e avevano ancor più bisogno dei tre punti. Ora sono a dieci punti dalla zona Champions (superati ora anche dal Milan che ha mandato in scena la resurrezione di Pazzini) e sembra difficile riprenderli. L’Inter si mantiene al quarto posto e avrà bisogno di un filotto senza inciampi se vorrà porre una ipoteca concreta sul secondo o terzo.

La situazione in coda resta drammatica per quanto riguarda Genoa e Palermo. Il Siena prova a darsi una bombola d’ossigeno battendo la Sampdoria, ma i rosanero non possono gioire granché del punto preso con la Lazio. Quanto al Genoa, perdere in casa con il Catania è costato la panchina a Del Neri, sostituito da Ballardini. Uno scarso va, uno scarso arriva. Ma quando Preziosi capirà che le cessioni e gli acquisti non possono essere concepiti come favori politici a Galliani per poi incolpare i suoi allenatori della mancanza di risultati, allora sarà l’inizio di un nuovo ciclo per i grifoni.

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