di redazione

Alla Juventus saltano i nervi e sebbene le proteste per il mancato rigore per il fallo di mani di Granqvist siano legittime, altrettanto lo sarebbero quelle genoane per il fallo netto di mani, volontario, di Vucinic nella prima parte della partita. Hanno dato in molti in escandescenza: Bonucci e Chiellini, ma soprattutto Conte, che ha letteralmente aggredito l’arbitro Guida al termine dell’incontro. Vedremo cosa scriverà l’arbitro nel referto che consegnerà al giudice sportivo, ma intanto è bene ricordare che i precedenti non mancano: ultimo quello di Ranocchia, squalificato per due giornate perché, rientrando negli spogliatoi, avrebbe detto “vergogna”, pur senza rivolgersi a nessuno direttamente. Idem dicasi per Guarin, che pur senza aver mai incrociato l’arbitro, subì una squalifica per “comportamento aggressivo nei confronti dell’arbitro”.

Desta quindi legittima curiosità la sentenza del giudice Tosel nei confronti di Conte, che ha aggredito fisicamente e verbalmente l’arbitro Guida. Sky riferisce poi di un aggressione di Bonucci all'arbitro nel corridoio che porta agli spogliatoi e la presenza di Chiellini nella baruffa andrà esaminata. E sarà curioso vedere se Marotta, che ha palesemente accusato lo stesso arbitro di partigianeria nei confronti del Napoli, e dunque di malafede, verrà sanzionato. Il fatto che l’argomento usato per accusare l’arbitro (è originario della provincia di Napoli) sia un’idiozia, non rende meno gravi  le insinuazioni, solo rende meglio l’idea dello spessore intellettuale di Marotta. Prima Bonucci, ora Marotta, le dichiarazioni contro Napoli sembrano essere diventate il leit-motiv dei bianconeri, che evidentemente denotano una buona dose di paura per la classifica. Una squalifica pesantissima per Marotta ed una altrettanto pesante per Conte sarebbero il minimo da parte del giudice Tosel; l’entità del provvedimento servirà a stabilire la sua coerenza nel metro di giudizio per le violazioni commesse da chiunque e dagli juventini.

La propaganda Juve ha comunque cominciato a suonare il tamburo. Dapprima Andrea Agnelli, poi i commentatori fedeli e quindi quelli amici, per finire con la parziale marcia indietro dell’allenatore, con l’obiettivo di dimostrare che la Juventus vive e parla sopra le righe solo perché provocata; eccessi verbali, forse, ma motivati. Ovvio che ora la paura è quella di una pesante squalifica (che potete scommettere non ci sarà) per l’allenatore. Ma è paura ingiustificata, sia per le probabilità che la sanzione sia forte, sia perché la squadra non dovrebbe soffrirne particolarmente, dal momento che il suo ruolino di marcia con i sostituti del discusso allenatore era decisamente migliore di quello che ha avuto dopo il suo rientro. Quando era squalificato, in un eccesso di modestia l’allenatore salentino aveva definito la Juventus senza di lui “una Ferrari con le gomme a terra”.

La Roma si salva a Bologna, dove pareggia e benedice la fortuna per i due pali di Diamanti nella fase finale della partita. Come contro l’Inter, i legni suppliscono alla lacune difensive, ma non potrà essere sempre così. Intanto, la posizione di classifica è sempre meno affascinante e le tensioni tra l’allenatore e ormai una decina di giocatori e le polemiche con la società circa l’esistenza o meno di un regolamento interno rendono pesante il clima a tutte le latitudini.

Ci sono tre possibilità: o mente Zeman quando dice che manca un regolamento interno, o mente Baldini quando gli risponde che invece c’è, oppure il regolamento c’è ma nessuno lo fa rispettare. Perché risulta evidente come lo spogliatoio sia una babele, come manchi il concetto di gruppo e come la disciplina dello stesso, componente fondamentale, sia completamente assente. Sia come sia, i risultati sono fortemente deludenti e la società sembra sempre più convinta che l’esperimento del boemo sia stato fallimentare. Sarà da vedere se i saluti saranno imminenti o rinviati a Maggio, ma ci saranno sicuramente. Il prossimo anno sarà quindi un altro a sedere sulla panchina della Roma.

A proposito di crisi annunciate, l’Inter non si fa mancare niente: pareggia una partita che poteva facilmente perdere dopo essere passata in vantaggio e rende chiaro come il calcio sia ancora uno sport fatto di idee e corsa proponendo un doloroso confronto tra Ventura e Stramaccioni. L’Inter gioca a pallone, non a calcio: non ha nessuna idea di come sviluppare una trama di gioco, è priva della mobilità minima di molti dei suoi ed imbottita di mediani e terzini dal piede ruvido. Per quanto riguarda la rosa a disposizione, si deve annotare come i migliori siano ai box ormai quasi perennemente, logorati da mille battaglie e da una carta d’identità che non fa sconti, mentre i nuovi arrivati - ad eccezione di Guarin, Handanovic e Juan Jesus - sono autentici errori di mercato da imputare al suo direttore generale Branca.

Costui è l’unico capace di pagare da campioni i brocchi e vendere a prezzi da brocchi i campioni. Non c’è solo un problema di fair play finanziario, c’è proprio l’incapacità di valutare e scegliere chi serve e chi no. Capire quali siano i giocatori da Inter e quali quelli buoni per una neo-promossa non dovrebbe essere difficile, ma per Branca lo è. Spendere milioni per i Jonathan, i Rocchi, i Pereira e gli Alvarez è suicida: se non ci sono denari, meglio dar spazio alla Primavera, che possiede giovani di sicuro talento in grado di poter fare molto meglio di chi va in campo. Dovrebbe poi destare un interrogativo serio il perché l'Inter sia così falcidiata dagli infortuni; staff medico e preparatori atletici dovrebbero fornire risposte inequivocabili, a meno di non voler imputarli al "destino cinico e baro".

A questo mercato folle si aggiungono poi i limiti di Stramaccioni: una squadra che prova solo ad adattarsi all’avversario gioca per non retrocedere, non per vincere. Cambiare schemi in continuazione non produce fantasia e riposizionamenti, induce solo confusione. Schierare tre o quattro giocatori fuori ruolo non aiuta a vincere e non riuscire a disegnare una trama offensiva costante con due o tre varianti non aiuta a segnare. E nemmeno il pressing, quando c’è, viene portato con dovizia di posizioni. Spesso ci sono tre giocatori dell’Inter che pressano un solo avversario che scarica la palla sul più vicino dei suoi che se ne va nel buco lasciato dagli altri due. Insomma, l’allenatore sembra ormai avviato su una parabola simile a quella di Ranieri; se continuerà ad avallare le scelte di mercato, sarà il primo a pagarne il prezzo a Giugno.

Un’altra giornata negativa per la Fiorentina di Montella, che ha nelle incertezze dei suoi portieri e nella sterilità dei suoi attaccanti i due maggiori problemi. Aver edificato dalle macerie ed aver costruito una buona intelaiatura di squadra ha certamente rappresentato un’ottima performance, ma un centrocampo all’altezza è condizione necessaria ma non sufficiente per completare una squadra ambiziosa. Ma i Della Valle hanno ritrovato l’entusiasmo e il feeling con la difficile tifoseria e c’è da scommettere che sapranno puntellare la squadra dove serve per il prossimo anno. In questo, l’obiettivo è la conquista dell’Europa League, oggettivamente alla portata.

Per finire in bellezza, non si può non citare il Catania di Maran, semplicemente straordinario. Lo scorso anno si riteneva fosse Montella il suo valore aggiunto, quest’anno invece Maran ha dimostrato che la pur considerevole bravura del tecnico ora alla Fiorentina non era tutto. C’è invece una società che sa programmare e che capisce di calcio, che tiene i bilanci sotto controllo e sa pescare talenti in giro per il mondo, unica insieme all’Udinese nel mesto e grigio campionato italiano. Catania ha una tifoseria appassionata e competente e l’intero ambiente che circonda la squadra è sereno, scevro dalle polemiche dei cugini palermitani e capace anche di farsi rispettare nel palazzo del calcio. Vederla nella zona alta della classifica non può che procurare un sorriso di soddisfazione a chi ama il calcio.

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