di redazione

Versione numero uno: l'arbitro Valeri é scarso. Versione numero due: l’arbitro Valeri è perfettamente consapevole che tra poco si andrà alle urne e, a quanto visto, non è insensibile alla scadenza dove il Milan è il candidato alla colletta dei voti. L’acquisto di Balotelli, il suo esordio, la vittoria e l’aggancio dell’Inter proprio con i gol di Balotelli erano la succulenta pietanza della propaganda elettorale e Valeri non poteva rimanere insensibile a tanto sforzo. A giudicare dallo score si potrebbe accettare la versione numero uno; a giudicare da quanto successo ieri, corre l'obbligo di miscelare le due tesi. L’arbitro romano, uno dei peggiori del campionato, appare particolarmente sensibile a certi quadretti.

E così, nell’ultimo minuto della partita, decide di aiutare come poteva il cavaliere, regalando un rigore inesistente ad un Milan che non riusciva a vincere. El Shaarawy finge di esser stato colpito e Valeri si esalta, rifiutandosi persino di consultare guardialinee e arbitro di porta per paura che potessero farlo rientrare nei parametri della professione. Il Milan ottiene così l’ennesimo regalo e il campionato l’ennesimo sberleffo. Il ritorno in campo dell’utilizzatore finale non poteva vedere San Siro quale talamo del mai sopito amore tra arbitri e Milan. E non è finita qui: vedremo nelle prossime due gare, la seconda delle quali proprio il derby, uno sfoggio di favori elettorali a Berlusconi via Milan. Intanto, in assenza di par conditio, Milan quarto in classifica a pari punti con l’Inter.

La sconfitta dell’Inter a Siena si spiega sostanzialmente così: il Siena ha disputato una gara attenta e concentrata come si deve per una partita di calcio; l’Inter ha disputato una partita con un ritmo da match tra scapoli e ammogliati. Una squadra lenta, priva dell’agonismo necessario non solo per vincere, ma anche per non sfigurare.

Checché se ne dica disquisendo di tecnica o tattica (pure fondamentali) il calcio continua ad essere in primo luogo uno sport di corsa, fatto di polmoni e velocità di esecuzione, tutto ciò che all’Inter manca. Gli assenti sembrano incidere più dei presenti: senza Milito la squadra non punge, senza Cambiasso non trova ordine, senza Samuel diventa una groviera difensiva. A vederla giocare scopri che Ranocchia fa (male) il terzino, Chivu é un giocatore lento che procura danni, Zanetti passeggia inutile per il campo, Guarin è privo di energie e gioca in una posizione non congeniale, Cassano inventa due passaggi e ne spreca venti, Palacio non riesce a trovare i movimenti da prima punta, la copertura davanti alla difesa è scarsa e del tutto assente risulta la capacità di giocare tra le linee in avanti.

L’Inter non ha giocatori che s’inseriscono senza palla e nemmeno chi corre palla al piede. Priva di qualunque schema, incapace d’inventare gioco e causa infortuni da un lato e mercato assurdo dall’altro, manda in campo alcuni giocatori che non sono da Inter e altri che non sono nemmeno da serie A. Le colpe della programmazione societaria sono enormi, Branca e Ausilio fanno più danni della grandine. Prova ne sia che Stramaccioni ha una rosa spaccata in due: o giocatori agonisticamente buoni ma tecnicamente scarsi, o tecnicamente buoni ma agonisticamente scarsi. Da qui una inconsistenza tecnica e agonistica complessiva, grazie alla quale ogni avversario sembra un campione.

Se poi le viene negato un rigore netto su Cassano e subisce un gol irregolare, le cose certo non migliorano. Una rivoluzione, dunque, s’impone: Stramaccioni dovrà inventare uno schema minimo con il quale imporre il gioco e la preparazione atletica dovrà essere rivista in profondità. Assistere alle partitelle di giocatori che non hanno fondo atletico può far piacere solo ai senatori che così non sfigurano, ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti: nelle ultime sette partite sono arrivati sei punti. Media da retrocessione. Allo stato attuale, la squadra di Moratti può aspirare, forse, ai preliminari di Europa League, con tutto quello che questo significa in termini di mancati introiti, oltre che ad un terzo campionato di fila post-triplete di basso profilo.

La Roma, dopo una partita orrenda, ha deciso di esonerare Zeman, considerato il primo responsabile del disastro giallorosso. Non c’è dubbio che l’integralismo tattico del boemo non ha facilitato le cose; scoprire che la squadra non sa giocare nel modo che vorrebbe, non trova comunque soluzioni alternative che consentano di trovare equilibrio. L’incapacità di cercare soluzioni per la fase difensiva si è sommata ad una isterìa nel gioco d’attacco e nel pressing che ha comportato una serie infinita di partite con un’autonomia di corsa che al massimo è durata 45 minuti. L’anarchia nello spogliatoio è stata certo frutto dell’assenza dei vertici societari e della contrapposizione tra l’allenatore e la società, ma è anche frutto dell’assenza di risultati che, ovviamente, esasperano le tensioni e riducono i margini di recupero della solidità interna.

Detto ciò, i giocatori non hanno dato la sensazione di voler difendere allenatore, maglia e ambizioni. A questo, e su questo, vanno comunque aggiunte le responsabilità di una dirigenza che non è nemmeno stata in grado di porre rimedio sul mercato di riparazione, dove semmai è incorsa in figure non meno barbine di quella fatta da Goigochea nella partita contro il Cagliari.

Il boemo ha certamente pagato per errori suoi, ma anche per una compagine assemblata per il modello di calcio di Luis Enrique, tutto il contrario di quello di Zeman, colpevole di non aver puntato i piedi immediatamente per avere in squadra chi riteneva adatto ai suoi schemi. Fine dell’illusione dunque, dell’ambizione di vincere insegnando calcio, di coniugare risultato e spettacolo. Ma la sensazione è che a conti fatti, Zeman rimane migliore di quelli che lo hanno contestato e più coerente di chi lo ha cacciato.

La Lazio si fa beffare all’ultimo minuto di una partita che comunque non avrebbe meritato di vincere. La squadra, già da alcune partite, ha dimostrato di avere una difficoltà crescente nella tenuta atletica e nella gestione della partita. Il fatto che nelle ultime 3 partite abbia collezionato tre punti (Palermo, Chievo e Genoa) racconta bene come la squadra sia stanca e l’assenza di Hernanes e Klose (in campo solo virtualmente causa dolore alla caviglia) evidenzia in maniera netta la mancanza di ricambi a disposizione di Petkovic.

Il mancato rafforzamento di una rosa che è elefantiaca per numeri ma insufficiente per qualità, rischia di rivelarsi il pezzo mancante del puzzle e le sbrasonate verbali dell’insopportabile Lotito non possono supplire alla mancanza d’investimenti.

Se la Lazio disponesse di un presidente degno di tale carica invece che di un tribuno del non senso i biancoazzurri potrebbero davvero rappresentare un’incognita per il risultato finale. Invece al momento il costo del condannato autonominatosi moralizzatore (!) la obbliga ad un ruolo minore. Napoli e Juve non mollano e se non approfitta anche del momentaccio interista, la Lazio rischia di complicarsi seriamente in cammino per la Champions. E’ in finale di Coppa Italia, certo, e proprio questa competizione potrà portare l’unico successo della stagione. Da annotare in negativo lo schifoso, criminale intervento di Matuzalem su Brocchi e come, a riprova della relativa involontarietà, lo spaccagambe brasiliano non si sia nemmeno degnato di chierede scusa. Sembra vi siano ruggini antiche tra i due e ad uno di questi evidentemente il campo é sembrato essere il palcoscenico dove regolarle. Servirebbe un'indagine dell'ufficio inchieste: se così risultasse, saremmo oltre il limite del codice penale.

Ritorna al successo la Fiorentina battendo il Parma e la Juventus riprende una marcia adeguata sconfiggendo in trasferta il Chievo. Archiviate definitivamente le storielle circa il valore aggiunto dell’allenatore tarantolato, l’assenza di Conte dalla panchina si conferma il miglior talismano per i bianconeri. Netta anche la vittoria del Napoli sul Catania, una delle squadre più in forma del campionato. La squadra di Mazzarri ricorda a tutti che la questione scudetto è affare tra Napoli e Juventus, gli altri si scannino pure per i migliori posti nel loggione.

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