Una Inter fatta di nervi e sangue, per 75 minuti in dieci uomini, aveva avuto ragione anche dello scandaloso arbitraggio di Orsato, ma nulla ha potuto contro gli errori di Spalletti e delle dormite di Santon e Handanovic, che hanno regalato tre punti non meritati alla Juventus.

 

La saga degli errori vede l’arbitro Orsato sul podio. Alla pur giusta espulsione di Vecino, non ha fatto seguito identico metro di giudizio verso la Juve: ignorato lo stesso tipo di fallo di Barzagli contro Icardi  e Pjianic, già ammonito, viene ripetutamente perdonato per 3 volte, senza che il cartellino rosso esca dalla tasca di Orsato.

 

Idem dicasi per altri episodi, tra i quali spicca un fallo di Alex Sandro su Cancelo tremendamente simile a quello famoso di Juliano su Ronaldo: ma Orsato si veste da Ceccarini e via ignorando. In alcuni frangenti sembra che Orsato voglia provocare giocatori interisti e pubblico. Persino in occasione del secondo gol juventino, con Douglas Costa in fuorigioco di due metri, c’è stato bisogno di tre richiami del VAR per fargli annullare il gol irregolare.

 

 

Erano dunque legittimi i timori dell’Inter alla notizia della sua designazione, i precedenti indicavano in Orsato una persona non serena nei confronti dell’Inter, con una ostilità personale difficile da non vedere. Il messaggio che arrivava con la sua designazione era chiaro a tutti: la Juventus non doveva perdere, l’Inter non deve andare in Champions. E Orsato si è dimostrato uomo sensibile.

 

I nerazzurri hanno giocato una partita straordinaria in inferiorità numerica contro la capolista e in undici non avrebbero perso. Nel secondo tempo si è vista una mezz’ora di autentico dominio del campo, che aveva portato a ribaltare il risultato con un 2 a 1. Poi Spalletti ha deciso di far uscire Icardi e Rafinha e inserire Borja Valero e Santon, con ciò inviando un segnale di ripiegamento (subito colto dalla Juve che ha attaccato con tutti gli effettivi visto che l’Inter non aveva più attaccanti) e invertendo i ruoli di tutti a pochi minuti dalla fine. Altre dovevano essere le scelte ma non è la prima volta che Spalletti impone Santon e rovina la prestazione della squadra; così quella che si annunciava come una serata epica per l’impresa e la conseguente posizione dell’Inter in classifica è diventata una serataccia con beffa finale.

 

Ovviamente la Juventus ha avuto il merito di non sprecare gli aiuti e di crederci fino all’ultimo, esaltando il cinismo tipico dei bianconeri, ora attesi solo dalla facile trasferta di Bologna, che gli consentirà di affrontare in scioltezza la successiva con la Roma.

 

E se la Juventus si riprende il campionato a San Siro, il Napoli lo perde per meriti tutti suoi subendo un severo ma giusto 0-3 al Franchi da una Fiorentina in ottima condizione. Come l’Inter, la squadra di Sarri ha il suo espulso nei primi minuti del match, ovvero Koulibaly, che interviene scompostamente al limite dell’area. La Fiorentina va comunque in vantaggio con Simeone, che raddoppia nel secondo tempo e triplica nel finale.

 

Il Napoli torna così a perdere in trasferta; appare intorpidito e sulle gambe, orfano della brillantezza e dell’imprevedibilità che sono state per tutta la stagione le sue armi migliori, ma che una panchina priva di sostanza numerica e qualitativa condanna alla spremitura anzitempo della squadra titolare.

 

Nell’anticipo di sabato la Roma aveva sbrigato la pratica Chievo con un sonoro 4 a 1, buon viatico per il ritorno all’Olimpico contro il Liverpool. I giallorossi allungano così a +4 sull’Inter e domenica sera vengono raggiunti in classifica dalla Lazio, vittoriosa di misura sul campo del Torino.

 

La squadra di Inzaghi spreca occasioni per tutta la partita: le più clamorose sono un rigore di Luis Alberto, neutralizzato da Sirigu, e un pallonetto incomprensibile di Caicedo, solo davanti al portiere granata. Decide l’incontro un colpo di testa di Milinkovic Savic, dominatore a centrocampo e su tutti i palloni alti. Pesante per i biancocelesti l’infortunio in avvio di partita di Ciro Immobile, la cui entità è ancora da valutare.

 

Scendendo la classifica si trovano diversi risultati importanti. Riparte il Milan di Gattuso, che in trasferta batte il Bologna per 2-1, mentre l’Atalanta di Gasperini ne rifila 3 al Genoa e resta incollata al sesto posto, che le consentirà l’accesso all’Europa League nella prossima stagione. Una meta in qualche modo ambita anche per la Sampdoria, che ne fa 4 al Cagliari, ora davvero in pericolo.

 

Nella lotta per non retrocedere, continua la marcia del Crotone, guidato da Walter Zenga, che cala il poker contro il Sassuolo con le doppiette di Simy e Trotta, portandosi a un passo dalla salvezza, che passerà dalla prossima gara con il Chievo. Chievo che, dopo le 4 sberle prese dalla Roma e le due dall’Inter, ha deciso di esonerare Maran, il quale forse non sarà Guardiola ma non sembra nemmeno l’unico responsabile di una stagione non certo soddisfacente.

 

Rischia il Benevento, che in una partita decisa prima dal gran caldo, poi dal vento e dalla pioggia (mancava solo Mazzarri…) prima si fa rimontare dall’Udinese e poi, con un uomo in meno, riesce comunque nel finale a pareggiare per 3-3, rovinando così al neoallenatore dei friuliani, Tudor, la gioia di una vittoria alla prima partita.

Chi ormai non può salvarsi è il Verona, che, battuto in casa per 3-1 dalla Spal, vede la retrocessione ormai praticamente matematica, mentre i ferraresi conquistano 3 punti preziosissimi per il rush finale. E se per lo scudetto i giochi sembrano fati, per la retrocessione sarà battaglia fino all’ultimo minuto.

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