di Betta Bertozzi


Se ti stufi della realtà, in Italia puoi metterti in coda per entrare in un reality. Ce n’è per tutti i gusti e, oramai, se non ti va di partecipare è perché vivi in una realtà aliena, tutta tua, e non condividi lo stile e le ragioni di vita di una larga fetta del Paese. Ti serve una tata perché non sai educare i tuoi figli e lasci che si piglino a calci e pugni sul pavimento della cucina mentre tu mangi qualcosa guardando il tiggì e schiaffeggiando tua moglie? Fai un numero, chiami Magnolia e ti arriva a casa un tata vera, con anche il vestito a pois e le scarpe da signorina Rottelmeier aggiornata. Occhei, ha un accento milanese pesante, ma stavi cercando una tata, mica una logopedista. Sei un contadino stanco di avere a che fare con deretani di vacche e hai perso la pazienza di aspettare lo spuntare del grano? Chiami Endemol e ti catapultano in una fattoria piena di gnocche, vacche beneducate e galline starnazzanti, con o senza paillettes. Se poi il tuo matrimonio attraversa un periodo di stanca, puoi rivolgerti tranquillo a Cambio Moglie. Non è detto che te ne arrivi una migliore di quella che presti, ma è un pochettino si rimorchia, e se proprio ti va male tua moglie torna fra solo sette giorni, giusto il tempo per capire che al mondo c’è chi sta peggio di te, molto peggio. Il reality, in Italia, è quest’accozzaglia di robaccia, questa quantità industriale di trash che poi si contorce su se stesso, riciclando partecipanti, rianimando conduttori che andrebbero pensionati, inventando realtà che non esistono, ma che alla gente a casa fanno così tanta gola che si finisce per volerci andare, al reality. Tutto pur di sfuggire alla realtà. C’è un reality che ha dello sconcio, su Rai2. “ La sposa perfetta” va in onda fra uno studio kitsch e un luogo chiamato Villa Suocerina, che è un set plasticoso come quello di tutti gli altri reality, arredato di plastica come tutti gli altri set di reality, popolato da una decina di madri di famiglia, che partecipano al gioco coi figli. Insieme a loro, altrettante potenziali nuore, che convivono con le potenziali suocere, separate dai potenziali mariti solo da uno steccatino di canne. Potenzialmente, il programma è una bomba: suocere che finalmente hanno la soddisfazione di strappare i capelli alle nuore, di far loro ben comprendere chi è la regina della casa, prima ancora che le potenziali nuore ci mettano piede. Quello che davvero passa, in questo “show”, è per l’appunto il mostrarsi, impudico, sfacciato, privo di dignità, della propria intimità. Che razza di gente è quella che partecipa ad un reality mostrando la sua parte più privata, quella di madre o di figlio, la sua sostanza più vera, in cambio di un’ipotetica, futura e improbabile poltrona da opinionista in una trasmissione pari requisiti?

La commedia della vita scorre sullo schermo con la grazia di un rampone da ghiaccio che vada cercando appigli: figli non dichiarati, amori non corrisposti, tentativi di zuffa, piccoli furti d’anima, grettitudini represse… il reality mostra tutto, anche la realtà più penosa, berciata, spiata, saccheggiata e sventrata, in un pernicioso vaudeville di caratteri piccini picciò, di persone piccole, di storie crudeli.

Due parole sui conduttori, una Roberta Lanfranchi che meriterebbe di più, ma che non trova occasioni per imparare a condurre, e un piazzista coi capelli bianchi, l’eterno bancario mancato Cesare Cadeo, qui sprovvisto di padelle e coperte.

Per una comparsata, per un’ospitata, in un qualsiasi reality, si portano a casa due spiccioli. Vale la pena svendersi per così poco?

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