di Roberta Folatti

Figli irriconoscibili

Racconta la Bibbia che nella valle di Elah il giovane e inerme Davide venne mandato a combattere contro Golia, ai giorni nostri molti ragazzi si ritrovano su fronti caldi in Iraq, Afganisthan, Bosnia, del tutto impreparati a ciò che li aspetta. Ma mentre Davide, vicendo la paura e usando solo la sua fionda, riuscì ad abbattere il gigante, le guerre odierne sono così sporche da intorbidire le menti dei giovani soldati, lasciati soli, senza punti di riferimento, prigionieri degli orrori a cui assistono quotidianamente. E a cui sono costretti a partecipare. Nella valle di Elah parla di Iraq e di reduci e lo fa in modo originale, sottotono ma con straordinaria efficacia drammaturgica. Paul Haggis, già sceneggiatore di “Crash”, definisce il suo film un “thriller morale” e ci tiene a ribadire che la questione Iraq è solo un pretesto per un discorso più generale. La storia narrata in effetti può facilmente diventare emblematica.

Il militare in pensione Hank Deerfield riceve una chiamata dal comando che gli comunica l’assenza ingiustificata di suo figlio Mike: rientrato dall’Iraq da pochi giorni, non si è ripresentato alla fine della sua licenza. Si pensa a una bravata, a festeggiamenti un po’ troppo prolungati, nessuno immagina il dramma che nasconde quel ritardo. Hank si mette in moto per rintracciarlo con la sua mentalità da vecchio militare ligio, tutto d’un pezzo. Tommy Lee Jons presta al personaggio il suo volto solcato da rughe profonde, imperscrutabile ma al tempo stesso capace di trasmettere un’indicibile angoscia.

L’”armatura” militaresca con cui Hank si difende dai molteplici dolori che la vita gli riserva (ha già perso un figlio, militare in Bosnia), non gli impedisce di inoltrarsi fino in fondo nella scomparsa di Mike, la cui immagine si incrina con l’avvicinarsi della sconvolgente verità. Il primo colpo di scena è il ritrovamento del suo corpo, fatto a pezzi e bruciato, in un tratto di deserto non lontano dalla sede del comando militare. Hank decide di svolgere una vera e propria indagine con l’aiuto di un’investigatrice della polizia, interpretata con sommesso realismo da Charlize Theron, che abbandona l’immagine patinata e si immerge nelle difficoltà di una mamma single, derisa dai colleghi di lavoro. Hank e Emily parlano coi commilitoni di Mike, confrontano le loro versioni, ma l’uomo è convinto che il fatto di aver combattuto fianco a fianco in Iraq li escluda completamente dalla lista dei sospettati. In base alla sua esperienza, il legame che si crea tra militari che hanno affrontato le medesime difficoltà è sacro.

La verità emergerà a poco a poco, con l’incredibile forza di un raggelante vuoto di valori. Stare molto tempo in un luogo in cui le regole del vivere civile sono ribaltate, dove domina la violenza brutale della guerra, può trasformare, prosciugare anche l’ultima scintilla d’umanità. Chi ha mandato allo sbaraglio i moderni Davide, indottrinandoli ad odiare e lasciandoli soli con mille angosce, ha provocato un disastro che non si esaurisce neanche quando questi ragazzi tornano “salvi” in patria. Il film di Haggis non fa sconti a nessuno, lo stesso Hank è colpevole di non aver saputo cogliere il grido d’aiuto del figlio. “Nella valle di Elah” è duro, asciutto, forte e ha un finale che lascia pietrificati.

Nella valle di Elah (Usa, 2007)
Regia: Paul Haggis
Sceneggiatura: Paul Haggis
Fotografia: Roger Deakins
Montaggio: Jo Fancis
Cast: Tommy Lee Jones, Charlize Theron, Susan Sarandon
Distribuzione: Mikado




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