di Sara Michelucci

È l’Iran il grande protagonista di Pollo alle Prugne. Terra difficile, ma affascinante allo stesso tempo, densa di cultura e di personaggi che racchiudono in se stessi un bagaglio culturale e artistico importante. Marjane Satrapi e Vincent Paronnaud regalano in Pollo alle Prugne uno spaccato interessante e ben congegnato di Teheran, raccontando la storia, ambientata nel 1958, di Nasser Ali Khan, celebre musicista che ha perso il gusto per la vita dopo che sua moglie ha distrutto il suo prezioso strumento musicale.

La sua tristezza si è accentuata da quando ha incontrato per caso il suo amore di gioventù, Irâne, all’angolo di una strada, ma lei non lo ha riconosciuto. Un amore troncato sul nascere dal padre di lei, che aveva ben altri piani per la figlia. Dopo aver tentato invano di rimpiazzare il violino rotto, a cui teneva particolarmente dato che era un regalo del suo maestro di musica, Nasser giunge all’unica soluzione possibile: la morte. Nessun altro strumento riuscirà a donargli la gioia di suonare e così Nasser, dopo avere pensato a diversi modi per togliersi la vita, si metterà a letto e attenderà di morire.

La vicenda, ricca di digressioni e analessi, è tratta dal libro a fumetti scritto e disegnato dalla Satrapi. Dietro il dolore del protagonista, un bravo Mathieu Amalric, si cela la frustrazione di un matrimonio forzato, voluto dalla madre (Isabella Rossellini), e di una storia d’amore delusa. Ma c’è anche la nostalgia per una società scomparsa, fatta di cultura, speranza e libertà.

Il titolo del film deriva dalla pietanza preferita del protagonista. Piatto che non lo “sazierà” più e il cui rifiuto diventerà la metafora della scomparsa di ogni residuo di gusto o piacere per la sua vita. Pollo alle Prugne è un’allegoria della disperazione dei progressisti iraniani di fronte al cambiamento del loro Paese.

Una disperazione che si evince anche dai colori stessi del film. La luce entra raramente nella stanza di Nasser, mentre prima la sua vita era immersa nella luce e nei colori dei viaggi e delle esperienze fatte. In quegli otto giorni che lo separano dalla morte, otto capitoli in cui il film è suddiviso, si alternano nella mente del protagonista diverse immagini e digressioni che raccontano quello che è stato e che non sarà più.

Già con Persepolis, film d’animazione basato sulla graphic novel autobiografica della Satrapi, si annuncia il cambiamento dell’Iran. La storia, a ridosso della Rivoluzione iraniana, mostra come le speranze di cambiamento della gente furono infrante quando presero il potere i fondamentalisti islamici, obbligando le donne a coprirsi la testa e incarcerando chi si ribellava. La storia si conclude con Marjane, ormai ventiduenne, che espatria. L’abbandono, che sia la morte o l’espatrio, della propria terra è un tema che ritorna e che segna la storia personale e registica della Satrapi.  


Pollo alle prugne (Francia 2011)

Regia: Marjane Satrapi, Vincent Paronnaud
Sceneggiatura: Marjane Satrapi, Vincent Paronnaud
Attori: Mathieu Amalric, Jamel Debbouze, Golshifteh Farahani, Edouard Baer, Chiara Mastroianni, Isabella Rossellini, Eric Caravaca, Maria de Medeiros
Fotografia: Christophe Beaucarne
Montaggio: Stéphane Roche
Musiche: Olivier Bernet
Produzione: Celluloïd Dreams in coproduzione con Banana Films
Distribuzione: Officine Ubu

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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