Un film evento, quello firmato da Giorgio Verdelli, per entrare nel mondo del direttore d'orchestra, compositore e pianista Ezio Bosso, scomparso nel 2020, a 48 anni.

Ezio Bosso. Le cose che restano è un documentario musicale, presentato in anteprima nella sezione Fuori Concorso della 78. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, prodotto da Sudovest Produzioni, Indigo Film con Rai Cinema e in uscita nelle sale italiane con Nexo Digital solo il 4, 5, 6 ottobre.

Al centro della carriera e dell’esistenza di Ezio Bosso, che è stata quanto di più atipico si possa immaginare, sia per le vicende personali che professionali, c’è sempre stato l’amore per l’arte, vissuta come disciplina e ragione di vita.

Un carisma unico, quello che contraddistingueva Bosso, il quale sapeva trasmettere la passione per la musica e in generale per la vita. Soffriva di una malattia neurodegenerativa da anni, ma questa non lo aveva mai fermato.

Il racconto all'interno del film è affidato allo stesso compositore, attraverso la raccolta e la messa in fila delle sue riflessioni, interviste, pensieri in un flusso di coscienza che si svela e ci fa entrare nel suo mondo, come in un diario.

La narrazione è stratificata, in un continuo rimando fra immagine e sonoro. Le parole dell’artista si alternano alla sua seconda voce, la musica, e alle testimonianze di amici, famiglia e collaboratori che contribuiscono a tracciare un mosaico accurato e puntuale della sua figura.

Portatore di un potente messaggio motivazionale nella sua vita e nella sua musica, Ezio Bosso è stato e sarà sempre una fonte d’ispirazione per chiunque vi si avvicini. “Una presenza, non un ricordo”, come racconta lo stesso regista del film, Giorgio Verdelli.

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