di Mariavittoria Orsolato

Doveva essere un giorno dell’immacolata come tanti: pranzo con i nonni, cioccolata a volontà e il canonico classico Disney in prima serata. Se l’idillio prenatalizio non si è manifestato nella sua interezza, i bambini sintonizzati su Rai 1devono ringraziare Bruno Vespa e il suo promo di Porta a Porta. Cenerentola aveva appena concluso il walzer con il suo principe, parte la pubblicità e sfilano i ritratti di Yara Gambirasio e Sarah Scazzi dietro la scritta “Chi protegge i nostri figli?”, la melliflua voce di Vespa che ammonisce: “Molte ragazzine si saranno commosse davanti a fiabe come quella di Cenerentola ma poi la loro vita è stata spezzata, come successo nei recenti casi di cronaca..”.

Purtroppo a Porta a Porta i sogni non diventano realtà e, sebbene i plastici possano richiamare alla memoria le pacchianissime case di Barbie, l’intento del giornalista era non certo quello di far capire che al mondo esistono solo principi e principesse. Come di dovere scoppia la polemica, con l’Osservatorio per i diritti dei minori imbufalito e un Vespa che risponde piccato: “Fare servizio pubblico è anche e soprattutto questo”.

Secondo Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio il promo di Porta a Porta, inserito in quel contesto, “è da considerarsi nefasto” in quanto mirato a suscitare apprensione tra i minorenni e gli adulti, in quel momento intenti a gustarsi l’evergreen disneyano.

Vespa è una vecchia volpe e sa infatti molto bene che irrompere nei salotti delle famiglie italiane con un tale monito, da garanzia di ascolti record: drammatizzare i casi cronaca nera è una specialità del giornalista Rai e, probabilmente conscio di essere a tutti gli effetti in campagna elettorale, buttandola lì sul problema sicurezza sarebbe riuscito nel mirabile intento di cogliere due piccioni con una fava. Che poi le tristi storie delle due ragazzine non abbiano nulla in comune, se non la vicinanza anagrafica delle vittime, è un altro paio di maniche.

La vicenda della quindicenne pugliese, incappata in un’imboscata squisitamente familiare non ha nulla da spartire con la scomparsa della tredicenne bergamasca che, nonostante manchi da casa da ormai due settimane, deve ancora essere trovata cadavere. Ma si sa che lanciare allarmi indiscriminati sul mondo adolescenziale fa inevitabilmente presa sulle schiere di genitori in apprensione per un’età certamente difficile e complicata da penetrare.

Al pubblico adulto non importa che i casi di Sarah e Yara siano due episodi eccezionali: la tempistica degli eventi li porta naturalmente ad accomunarli e a pensare inconsciamente: “Se è capitato a loro, potrebbe accadere anche ai miei di figli”. Il dato preoccupante in questa querelle, che è poi quello contro cui puntano l’indice Marziale e l’Osservatorio, è il fatto che lo stesso insinuante dubbio che avrebbe colto i genitori, si sarebbe manifestato anche nei bambini ( più o meno cresciuti) presenti a quell’ora davanti agli schermi di Rai 1.

Ogni codice deontologico o di regolamentazione sottoscritto dai tempi della Carta di Treviso indica nei minori dei soggetti deboli e perciò meritevoli di tutela da parte delle istituzioni sociali. Per quanto riguarda la televisione, il codice di autoregolamentazione prescrive al secondo capo, comma 2.3, che le imprese televisive debbano impegnarsi a “non diffondere dalle ore 7.00 alle 22.30 notizie che possano nuocere all’integrità psichica o morale dei minorenni”. Specificando poi che “qualora, per casi di straordinario valore sociale o informativo, la trasmissione di notizie o immagini particolarmente forti e impressionanti si renda effettivamente necessaria, il giornalista o il conduttore televisivo avviserà gli spettatori che le notizie, le immagini e le parole che verranno trasmesse non sono adatte ai minori”.

Vespa e il suo promo, andandosi a collocare alle ore 22.20, hanno in effetti contravvenuto alle disposizioni dei garanti andando a turbare, con l’evidente intento allarmistico, l’equilibrio di bambini e bambine il cui unico scopo era di intrattenersi con una favola che, in quanto tale, li avrebbe dovuti allontanare per l’esiguo spazio di 90 minuti, dall’oppressiva e talvolta infida quotidianità. Dopo l’esemplare punizione a Loris Mazzetti, capostruttura Rai reo di aver sforato di due minuti sui tempi prescritti per Vieni via con me, attendiamo ora la sanzione per l’anchorman di Rai 1, consapevoli comunque che solo nelle favole i cattivi hanno la peggio.

 

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