di Mariavittoria Orsolato

Dopo nove anni di esilio forzoso, la maggiore dei fratelli Guzzanti ha fatto finalmente ritorno sul piccolo schermo e, al solito ha portato scompiglio. Un due tre stella, la nuova trasmissione di Sabina Guzzanti su La7, al suo esordio ha già fatto accapigliare il pubblico e il gotha della critica televisiva nostrana, offrendo un prodotto difficilmente etichettabile. Uno spettacolo a metà tra la satira che l’ha fatta amare al grande pubblico e il talk show d’approfondimento cui il suo impegno politico ha sempre mirato.

Per il suo Un due tre stella Sabina Guzzanti ha creato un microcosmo che rappresenta i teatri occupati come il Valle di Roma, un luogo dove si ascolta musica, comicità, satira, parodia e si protesta ragionando sui massimi sistemi dell'economia e del nostro destino politico. E lo ha fatto dimostrando in modo cristallino che la comicità non è necessariamente un guscio vuoto ma, se ben orchestrata, può diventare prezioso strumento di ricerca e comunicazione.

Certo, dopo nove anni di confino dalla tv Sabina si è tolta qualche sassolino dalla scarpa, ma chi pensava che senza la stampella di Berlusconi la Guzzanti non funziona dovrebbe ricredersi. La padrona di casa della trasmissione ha fatto un po' il riassunto della politica degli ultimi tempi e ci ha dato un esempio di come si possa ironizzare anche dopo Silvio. Sia nella caricatura a Mario Monti ritratto mentre fa il provino per dimostrare l'X-Factor, anzi il Quid Factor, del vero premier. Sia nel suo monologo d'apertura, condotto a pieni nudi, su un albero con quel tono un po’ beffardo di chi sa già che le pioveranno addosso le critiche più sgradevoli ma che comunque vale la pena provarsi lo stesso.

A sorreggere la parte satirica e più leggera della trasmissione, oltre a Sabina Guzzanti - con la parodia di Lucia Annunziata, che vorrebbe fare coppia con Gad Lerner per fare più share di Stanlio e Ollio, e di Barbara Palombelli, che giustifica l'ingenuità del marito Francesco Rutelli ignaro delle azioni del suo tesoriere Mario Lusi - ci sono la sorellina Caterina Guzzanti con una fantastica rappresentazione dei giovani di Casa Pound, gli attori della serie Romanzo Criminale nella spassosa parodia “La Banca della Magliana” e il causticisismo veterano Nino Frassica. Ci sono poi giovani e promettenti come il ventottenne Saverio Raimondo, uno stand up comedian emblema non solo delle numerose vicende di giovani attori italiani ma del più vasto e precario mercato del lavoro.

A dare forma alla parte più “impegnata” del programma ci sono invece ospiti del calibro di Micheal Moore, l’economista Andrea Fumagalli, Giulietto Chiesa, Ugo Mattei, Francesco Raparelli, l'assicuratrice Stefania e il responsabile dell'Economia del Pd Stefano Fassina. È qui che Sabina si gioca la carta del talk show e ci spiega un punto di vista: gli interessi degli Stati divergono da quelli dei mercati finanziari e la democrazia non va a  braccetto degli interessi dei grandi capitali. Il debito pubblico ci soffoca, dobbiamo pagarlo? Una discussione interessante e fondamentale nella poetica satirica di Sabina Guzzanti, ma decisamente impegnativa e ingombrante per chi dalla trasmissione si aspettava una semplice sequela di sketch e imitazioni.

Un due tre stella ha disorientato probabilmente per questo motivo. Sabina Guzzanti avrà certo commesso qualche errore nella conduzione - era la sua prima volta e bisogna dargliene atto - ma il format che è riuscita a mettere in piedi ha il raro pregio di aver provato a sperimentare, cosa che in Italia non si vede da tempo immemore. Scorporare dalla satira pura il contenuto politico e metterlo a disposizione degli spettatori un istante dopo, sotto forma di interviste e discussioni di approfondimento, è stato sicuramente coraggioso e oltremodo innovativo in una televisione che, pur di mantenere lo share, si fossilizza su formule trite al limite della gerontofilia.

Nei commenti a caldo si è potuto leggere di come Sabina fosse “barricadera catodica, dimentica degli obblighi da comicastra - far ridere, tanto ridere, o almeno abbastanza ridere - e fedele soltanto alla militanza nel PdN: il Partito della Noia” (Riccardo Bocca sui blog de l’Espresso); di come la Guzzanti “ha molti rospi da togliersi… procede tra noia e tristezza, tra comizietti e saccenterie… propaganda infida…” (il sommo Aldo Grasso sul Corriere); del fatto che “la Guzzanti fa meno ascolti di Paolo Brosio a Lourdes” ( l’autorevolisimo Libero).

E anche parte del pubblico che l’ha amata con addosso il cerone dei tanti volti sbeffeggiati ha male accolto questa estensione del suo personalissimo modo di fare satira. Evidentemente non ne hanno capito l’onestà e forse non l’hanno mai capita, perché è innegabile che la maggiore dei Guzzanti si offre al pubblico senza remore e che la menzogna non fa parte del suo vocabolario. Solo per questo motivo, rivederla sul piccolo schermo è stato un sollievo.

 

 

 

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