di Mariavittoria Orsolato

Lo scorso 27 giugno il giornalista Aldo Forbice annunciava che a partire dal primo luglio non sarebbe più stato il conduttore di Zapping, fortunato programma radiofonico in onda su Radio1. Dopo 13 anni al timone, dal 2 luglio il programma, rinominato Zapping duepuntozero - probabilmente nel tentativo di segnare una rottura con la conduzione precedente – è stato dato in mano a Giancarlo Loquenzi, ex direttore di Radio Radicale e ora a capo della testata online L'Occidentale.

Inutile dire che i toni e i modi dell'addio di Forbice - una vita spesa a fare da conduttore senza mai dimenticarsi del suo furore ideologico, diventando tristemente megafono prima dei socialisti e poi dei berlusconiani - hanno immediatamente fatto strillare alla censura e all'epurazione.

Ufficialmente, l'allontanamento del radiogiornalista era da imputare esclusivamente all'età di quest'ultimo (72 primavere suonate) e alla circolare di viale Mazzini voluta dall'ex direttore generale Lorenza Lei, per cui i pensionati non possono avere nuovi ingaggi all'interno del servizio pubblico. Eppure Forbice crede che la ragione del suo allontanamento dalla Rai risieda tutta nella campagna “Sforbiciamo i costi della politica” lanciata nel novembre del 2011 quando, a suo dire, «ancora il tema non era di moda come oggi» e gioca a fare il martire di fronte all'opinione pubblica.
Che Aldo Forbice fosse un personaggio scomodo lo possono confermare i moltissimi ascoltatori cui ha sbattuto letteralmente il telefono in faccia mentre loro intervenivano a Zapping. La colpa dei malcapitati era sempre la stessa: criticare Berlusconi e non osannare il conduttore.

Se Forbice era famoso proprio per le sue campagne, c'è da dire che altrettante campagne erano state allestite affinché lui stesso togliesse il disturbo dalla frequenze di RadioRai1: famosa quella del 2006, promossa dal blog di Beppe Grillo (“Zappiamo Forbice”) o le svariate petizioni popolari giunte alla Commissione di Vigilanza proprio affinché la trasmissione di approfondimento giornalistico fosse condotta nel segno dell'imparzialità e della completezza d'informazione all'interno del servizio pubblico. Già infatti è seccante dover udire le opinioni del conduttore come mazze agitate sulla testa degli utenti, se poi si considera che lo stipendio ad Aldo Forbice veniva pagato con i soldi dei contribuenti tutti, allora la seccatura diveniva davvero insopportabile.

La RAI, infatti, almeno in teoria, è ancora servizio pubblico. Un servizio pubblico che Forbice non ha quasi mai rispettato, imponendo puntalmente il suo petulante punto di vista e mancando puntualmente di rispetto agli ospiti o agli ascoltatori che osassero contraddire il suo “verbo”. Autentiche intemerate contro gli ascoltatori che dissentivano, nel migliore dei casi risposte sprezzanti e brusche interruzioni di telefonate. Forbice, però, si ritiene vittima di censura, benché l’età avanzata è - purtroppo - il solo motivo del suo allontanamento.

Ma il fastidio di Forbice è nulla in confronto al fastidio provato da chi accendeva la radio durante la sua trasmissione. Solo in un paese come l’Italia e in una azienda radiotelevisiva come la RAI Aldo Forbice avrebbe potuto tenere per diciassette anni la sua rubrica senza essere messo - educatamente - alla porta.

 

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