Filippine, democrazia e dinastie

di Mario Lombardo

Le elezioni di metà mandato nelle Filippine hanno insolitamente focalizzato l’interesse di stampa e osservatori internazionali per via di implicazioni esplosive in materia di politica estera, soprattutto in relazione allo scontro tra Cina e Stati Uniti in Asia orientale. Il voto di lunedì prevedeva il rinnovo di tutte le amministrazioni locali, della camera bassa del parlamento di Manila e...
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Il 9 maggio di ieri e di oggi

di Fabrizio Casari

Per celebrare l’80º anniversario della Grande Vittoria, ignorando le minacce di Kiev, sono arrivati al Cremlino presidenti, ministri e ambasciatori di 22 paesi, in rappresentanza di oltre il 60% della popolazione mondiale. Tanto la loro presenza quanto l’assenza di chi ha voltato le spalle alla storia hanno un preciso valore politico. Mosca ha fornito una dimostrazione di forza militare e solidità politica difficile da smentire, che tiene unito il suo ruolo storico con la sua proiezione politica. Grande enfasi è stata data all’amicizia strategica totale con Pechino, con il rifiuto di Xi Jinping di dare ascolto ai canti delle sirene occidentali, confermando invece la solidità del rapporto sino-russo, che spegne le illusioni...
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L’appropriazione dei processi riproduttivi della donna da parte del personale medico, alias violenza ostetrica, ha spinto il 6 per cento delle mamme a non affrontare una seconda gravidanza, stimando a ventimila i bambini non nati ogni anno. Oltre al fatto che una donna su tre si è sentita, in qualche modo, tagliata fuori dalle decisioni e da scelte fondamentali che hanno riguardato il suo parto, la violenza ostetrica si esplica anche in prassi più lesive: separare ingiustificatamente la donna dal neonato, umiliarla verbalmente, esporla nuda davanti a una molteplicità di soggetti, costringerla a subire un parto cesareo non necessario o un’episiotomia inutile.

Questa pratica, applicata ancora nel 54 per cento dei casi e un tempo considerata un aiuto alla donna, a oggi è ritenuta dall’Oms “dannosa, tranne in rari casi” per i lunghi tempi di recupero che impone e per i rischi di emorragia. Ma di peggio c’è che tre partorienti su dieci, il 61 per cento di coloro che l’hanno subìta, negli ultimi quattordici anni, dichiarano di non aver dato il consenso informato per autorizzare l’intervento e il 27 per cento di loro afferma di essere stata assistita solo in parte dall’equipe medica (per non parlare di quel 6 per cento che sostiene di aver vissuto l’intero parto in totale solitudine). A registrare il più alto numero di episiotomie, il Sud e le Isole con il 58 per cento, seguite dal Centro e dal Nord Est con il 55 per cento e ultimo il Nord Ovest con il 49 per cento.

A parte i cesarei d’urgenza, pari al 15 per cento, nella restante parte dei casi si è trattato di un cesareo programmato su indicazione del medico, rivelandosi una pratica di routine e non tutta d’urgenza. Circa quattordicimila donne all’anno hanno vissuto una qualche sorta di trascuratezza nell’assistenza con insorgenza di complicazioni ed esposizione a pericolo di vita.

Tanto che l’Istituto Superiore di Sanità stima che in Italia, ogni anno, ci siano oltre mille e duecento casi di ‘near miss’ ostetrici documentati (condizione di una donna che sarebbe deceduta ma che è sopravvissuta alle complicazioni) e le morti materne sono sottostimate del 60 per cento.

Altre inappropriatezze: il 27 per cento delle madri lamenta una carenza di sostegno e informazioni sull’avvio dell’allattamento, il 19 per cento la mancanza di riservatezza in varie fasi della loro permanenza in ospedale, al 12 pe cento è stata negata la possibilità di avere vicino una persona di fiducia durante il travaglio, e al 13 per cento non è stata concessa un’adeguata terapia per il dolore. In attesa che la proposta di legge Zaccagnini faccia il suo corso.

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