Diminuiscono i consumatori, soprattutto quelli giornalieri, e aumentano quelli occasionali e chi beve fuori pasto. Stando a quanto riportato nella Relazione annuale sugli interventi sul consumo di bevande alcoliche, trasmessa dal ministero della Salute al Parlamento, il 21 marzo scorso, il fenomeno ha assunto un profilo nuovo rispetto agli ultimi decenni.

 

Lo ha fatto in tutte le fasce d’età ma in maniera differenziata: tra gli adolescenti si nota un calo generalizzato; tra i giovani, una diminuzione di consumo alcolico giornaliero; tra gli adulti, un aumento del numero dei casi di consumatori occasionali e tra le donne, del numero di quelle che bevono fuori pasto.

 

 

Le differenze di genere si riscontrano anche in relazione al titolo di studio: tra quelle con licenza elementare, il consumo di alcol avviene una volta all’anno nel 52 per cento dei casi, mentre tra le laureate, nel 77 per cento; tra i maschi, il consumo è più spiccato nelle regione italiane del nord est.

 

In comune hanno comportamenti a rischio, tra cui il binge drinking, ossia l’assunzione di numerose unità alcoliche, in media sei bicchieri, in un breve arco di tempo e in modo continuativo. Abitudini di consumo insane non solo per la salute del singolo bevitore ma anche per la collettività e la sicurezza sociale, soprattutto in relazione agli incidenti stradali, sul lavoro e alle violenze di ogni sorta.

 

Ma a causa di una scarsa conoscenza dei pericoli che l’alcol comporta sulla salute (propria e altrui), circa ottocentomila minorenni e due milioni e settecentomila ultrasessantacinquenni sono consumatori a rischio di patologie correlate all’alcol. Che aumenta il rischio di malattie cardiovascolari, infettive, di omicidi e suicidi. Oltre a generare rischi legati all’aumento di peso se si considera che ogni unità alcolica consumata apporta mediamente settanta chilocalorie, prive, però, di qualsiasi contenuto nutritivo se non il potere calorico.

 

E senza trascurarne i costi per la cura: solo nel 2016 sono stati spesi più di otto milioni di euro per i medicinali impiegati nel trattamento della dipendenza, dei quali è aumentato l’utilizzo. Non dimenticando, tra l’altro, che l’assunzione di bevande alcoliche riduce, e di molto, la produttività.

 

Ma nonostante i tanti progetti e le numerose offerte di trattamento proposte dal ministero della Salute, anche a livello regionale, manca ancora la completezza di un modello standard che individui la strategia più efficace. Sulla consapevolezza che l’alcol è una sostanza tossica e cancerogena. Parola delle principali Agenzie internazionali di Salute Pubblica.

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